Ultima modifica 22 Maggio 2018

L’entrata in vigore della Legge 194 sull’aborto compie 40 anni proprio oggi, 22 maggio.
Nello specifico la legge regola le “norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”.

Da 40 anni l’aborto non è più un reato. È una pratica “decriminalizzata” e soprattutto disciplinata da una legge che stabilisce procedure e accessi.

aborto

Fino a 40 anni fa l’interruzione di gravidanza era punita ai sensi del codice penale.
In Italia esiste ancora però un sottobosco che reputa questa pratica un abominio. Un reato morale. Siamo per fortuna liberi di pensarlo, e soprattutto di vivere secondo nostra coscienza.

Certo però, leggendo il sunto di una inchiesta de L’Espresso, non possiamo dire che questo abbia finora aiutato i nostri ragazzi a conoscere l’aborto.

Dopo avere letto questo articolo in effetti ci ho penasto un po’.
Se chiedessi a mio figlio di quasi 17 anni cosa è la legge 194 quasi certamente non lo saprebbe.

Diciamo che è in buona compagnia. Secondo le stime infatti in Italia il 90% degli under 18 non è mai entrato in un consultorio. E dire che ce ne sono sparsi a migliaia in tutta la nazione. Fatiscenti o efficienti questa è un’altra storia.

Sempre secondo l’inchiesta il 61% dei teenagers non ha mai assistito ad alcuna lezione di educazione sessuale a scuola.

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Posso fortunatamente dire che mio figlio ha evidentemente avuto una insegnante illuminata che tra una lezione di Dna e una su Mendel ha trovato spazio per farlo. E la ringrazio per questo. Da quegli slogan sulla proprietà dell’utero sono dunque passati 40 anni. Diciamo quasi due generazioni.

Ma evidentemente non abbastanza da ritenere i giovani responsabili e consapevoli, se per molti di loro l’unico riferimento in materia di aborto e educazione sessuale resta internet.

Che come sappiamo è democratico ma pericolosissimo.
E mentre prima un direttore di giornale poteva venire denunciato per aver pubblicato immagini e parole scomode (non dimentichiamoci che in Italia ospitiamo il vaticano, che in fatto di aborto non è proprio “morbido”), oggi per i ragazzi l’accesso all’interruzione di gravidanza è un fatto scontato.
Bene? Male? Non sta a me dirlo.

Male certamente non avere informazione e formazione adeguata sulla sessualità.

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E infatti in Europa siamo in sette a non avere l’ora di educazione sessuale a scuola per i motivi di cui sopra. Persino nelle scuole ungheresi e lettoni insegnano “sexual and family life”. Insomma, anche se la legge 194 è una realtà, ancora in Italia l’educazione sessuale resta un tabù. Ci tentò il Parlamento nel 1991, dice il rapporto europeo Policies for Sexuality Education in the European Union.  Ma il disegno di legge nacque e morì in Transatlantico.

E dunque questi ragazzi in fatto di aborto e educazione affettiva sono in balìa di loro stessi.

Certamente, direte vo,i ce la siamo cavata bene anche senza consultori e senza ora di biologia in questi anni. Ma io credo che avere una visione più chiara di questi argomenti non sia mai un male.

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Informare correttamente i giovani su cosa significhi una gravidanza, il sesso senza protezione, portarli a conoscenza di come una legge sull’aborto sia stata concepita e regolata è un diritto. Essere coscienti un dovere di ogni ragazzo che sta diventando adulto e che si affaccia alla sessualità.

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