Ultima modifica 10 Ottobre 2019

Prima che ci trasferissimo negli USA i miei figli hanno frequentato asilo e scuola elementare in Italia. Ricordo ancora il mio personale rapporto con gli insegnanti dei miei figli.

Le riunioni genitori e insegnanti, le elezioni dei rappresentanti di classe, i colloqui con gli insegnanti, le chiacchiere con le altre mamme davanti a scuola in attesa che i nostri figli entrassero o uscissero.

E quando l’insegnante arrivava per sorvegliare che il bambino andasse con la persona giusta, c’era sempre il tempo per un rapido scambio di parole con la maestra: “tutto ok oggi” “oggi abbiamo fatto un lavoro interessante” “oggi c’è stato qualche problema”.

Ricordo con immenso affetto le maestre dell’asilo e delle elementari (soprattutto quelle di mie figlia!). Io poi ero rappresentante di classe sia all’asilo che alle elementari quindi con le insegnanti ho instaurato un ottimo rapporto che dura ancora adesso a distanza di 7 anni.

Quando siamo arrivati qui sinceramente non pensavo di trovare tante differenze nel rapporto con gli insegnanti.

E sbagliavo. Innanzitutto non esiste l’attesa di massa davanti ai cancelli.
A dire il vero non esistono i cancelli. Qui c’è una fila infinita di auto che lentamente passa davanti all’entrata della scuola e man mano i bambini escono dall’auto, o entrano a seconda.

Alcuni volontari sorvegliano la situazione e tutto fila generalmente senza intoppi. Per arrivare a scuola dei miei figli impiego 4 minuti, ma per arrivare davanti all’ingresso la mattina devo contarne 15.

In questo modo non esiste alcun contatto con l’insegnante e nemmeno con i genitori.

Rapporto con gli insegnanti

Non esistono le riunioni di classe tantomeno i rappresentanti di classe.

Il rapporto con gli insegnanti da parte dei genitori si limita in pratica ai colloqui due volte l’anno.

E l’incontro con gli altri genitori avviene in rare occasioni durante le riunioni dell’associazione genitori, o quando vengono organizzati degli eventi.
Raramente quando i bambini organizzano le feste di compleanno.

Dico raramente perché la tendenza è quella di “mollare” la creatura davanti alla porta di casa e riprenderla allo stesso modo (messaggino sul cellulare del tipo “sono qui sotto” e la creatura esce… generalmente senza salutare né ringraziare).

Alle elementari c’è un insegnante principale più quelli di materie specifiche come arte, musica, ginnastica.

Ma l’insegnante cambia ogni anno così come buona parte dei compagni: nel corso dell’estate le classi vengono mescolate e ricomposte. Alcuni insegnanti passano nel dimenticatoio, altri restano nel cuore.

Dalle medie tutto cambia.

L’anno scolastico è suddiviso in semestri e ogni giorno di ciascun semestre la routine giornaliera è la medesima: ogni studente ha il proprio orario che può non corrispondere con quello dell’amico/a; ogni materia dura circa 1 ora; al termine dell’ora l’insegnante resta nella propria aula mentre gli studenti si rimescolano e si spostano nell’aula della materia successiva. In questo modo cambi buona parte dei compagni.

Ogni insegnante nell’arco di una giornata si vede passare davanti circa 120/150 studenti.

Nella scheda di valutazione di ogni studente c’è anche la foto perché è il solo modo che l’insegnante ha di ricordarsi uno studente. Per quel che riguarda le valutazioni degli studenti, non ci sono interrogazioni orali. Sono quasi esclusivamente test scritti e tendenzialmente sono quiz a crocetta.

Per alcune materie esiste la relazione di un progetto, ma sono situazioni rare, troppo rare per poter dichiarare che un insegnante conosce uno studente.

Alla fine posso dire che per gli studenti non esiste alcun rapporto con gli insegnanti.

C’è quello che piace e quello che non piace. Quello simpatico e quello noioso. Ma alla fine c’è solo uno scambio cordiale di riverenze. E non sempre.

Nata ad Ivrea, con il mio compagno condividevo un sogno: vivere in America. Ed è grazie a lui e al suo lavoro (il mio l’ho perso a causa della crisi) che il nostro sogno si realizza.

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