Ultima modifica 8 Febbraio 2019
Diciamocelo: da 1 a 10 quanto ci imbarazza scoprire che il nostro angioletto teoricamente asessuato manifesta un certo interesse nell’esplorazione delle sue parti più intime?
Il pipino, come lo chiamano a volte i bambini, è da sempre oggetto della loro curiosità.
Nato con una faccia simile a un alieno ciancicato ripetutamente nel rotore di un elicottero, a ventiquattro mesi era diventato così bellino che tutti lo scambiavano per una femminuccia, bimbi inclusi.
Una metamorfosi miracolosa e piacevolmente sorprendente, almeno per me.
Ma a lui la cosa non andava a genio. Ha preso definitivamente coscienza della sua virilità prorompente un giorno in cui, al parco, una coetanea continuava a chiamarlo “bimba”.
Le ha ripetuto più volte che era un bimbo, ma lei continuava a non capire.
Allora si è tirato giù i pantaloncini con mossa rude, ha sguainato con sicurezza il suo gioiellino e gliel’ha mostrato dicendole: “Lo vedi o no che sono un maschietto?”
La madre della bimba è quasi svenuta, rimproverandomi malamente per l’ardire del mio cucciolo. Sì, mio figlio ha sicuramente peccato di ineleganza, ma i due piccoli avevano appena due anni. E il suo è stato un gesto innocente, un voler chiarire un concetto che sentiva, in cuor suo, di non essere in grado di spiegare a parole.
Tirarsi giù le mutandine senza pudicizia e mostrare il pene o la vagina è un gesto naturale per un bambino, così come lo è provare piacere nell’accarezzarsi. E’ un gioco curioso e appagante, fa parte dell’esplorazione dell’universo ancora sconosciuto che lo circonda.
Spesso noi genitori attribuiamo una valenza ambigua a quella che è un’ istintiva necessità del piccolo, un bisogno che prova fin dai primissimi giorni di vita.
Mitighiamo i nomi dei genitali con curiose divagazioni sul tema, prevalentemente in ambito ortofrutticolo, come se “pene” o “vagina” fossero due parolacce invece che due termini scientifici.
La faccenda si acuisce se in casa abbiamo una femminuccia.
Scoprire che la piccola esplora le parti intime del suo corpicino è per noi piuttosto sconvolgente, se lo fa un maschietto è più “normale”.
Perché?
Ai titolari di un pene sarebbe consentito ravanarsi anche in pubblico?
E’ un gesto tamarro, sì, ma comunque universalmente riconosciuto come una caratteristica maschia e quindi per questo tollerabile? E no, non dovrebbe essere affatto così, ma tant’è…
Discriminazioni sessiste a prescindere, come comportarsi quando scopriamo che il nostro bambino si tocca proprio lì con evidente soddisfazione?
Lo apostrofiamo con vergognose panzane sul genere “Smettila, se no finirai con il girare con un bastone bianco e un cane guida al guinzaglio?” No. Certo che no.
So che non è semplicissimo, ma la cosa più corretta è mantenere un atteggiamento sereno e spiegare al piccolo/a che la masturbazione è un gioco normalissimo, che facciamo tutti. Ma che deve rimanere un momento tutto nostro, privato, e che non va condiviso in pubblico, un po’ come quando si va in bagno per fare la pipì o la cacca. Potrebbe essere difficile spiegargli esattamente “perché” siano fatti personali, ma la probabilità che non voglia (almeno per il momento ) approfondire la motivazione è piuttosto alta, soprattutto se è ancora molto piccolo.
Non gridare inorriditi davanti alle sue “esplorazioni”.
Non togliergli di scatto le manine da lì perché “non si fa” e soprattutto non essere in qualche modo orgogliosi se il ravanatore è un maschietto, e spiacevolmente sorpresi se invece veste di rosa, aiuterà vostro figlio a sentirsi sano e normale.
Altrimenti interpreterà le sue pulsioni con colpevolezza, sentendosi in qualche modo “sporco”.
Dal nostro atteggiamento dipende il suo futuro approccio nei confronti della sessualità.
E’ esclusivamente la proibizione rigida da parte dei genitori che rende la masturbazione un complesso radicato. Quanto più rigido il divieto, tanto più profondo sarà il senso di colpa e maggiore l’impulso a soddisfarsi.
Quindi calma, coraggio, e sangue freddo.
Soprattutto se da piccoli abbiamo avuto genitori non troppo aperti alla sessualità, e per il 99% di chi sta leggendo questo post è stato sicuramente così, non commettiamo gli stessi errori dei nostri vecchi.
Anche se sono nonni ormai da anni, sono certa che in cuor loro sperino ancora che ci siamo riprodotti per immacolata concezione, se sono particolarmente religiosi, o per partenogenesi, se invece la buttano più sullo scientifico.