Ultima modifica 3 Marzo 2020
La terra dove vivono le donne diversamente fertili si trova nella distanza che esiste tra l’essere donna e l’essere madre: io la chiamo la “Terra di Mezzo”.
E’ una terra di cui esse non conoscono l’estensione, ma che, pur riluttanti, imparano ad accettare. Conoscono le immense vallate dell’attesa e le aspre montagne della frustrazione, e, in maniera proporzionale al tempo che in essa vi trascorrono e alla loro natura interiore, alcune arrivano anche ad amarla.
Eppure tutte si sentono destinate a qualcosa di diverso, tutte anelano alla terra della pienezza e della fecondità.
Ogni volta che si mettono in cammino con l’obiettivo di raggiungere e superare i confini estremi della Terra di Mezzo, essi sembrano eluderle. Una nuova montagna si staglia all’orizzonte, oppure un fiume da guadare rallenta il viaggio.
E ogni volta ritrovare le energie mentali e fisiche per riprendere a camminare sembra più difficoltoso.
Esse spesso incontrano sulla loro strada altre viandanti, con le quali si soffermano a condividere i racconti di viaggio e i segreti per attraversare indenni luoghi impervi e giungle intricate. Nascono amicizie, si sviluppa solidarietà e comprensione, e spesso si fanno pezzetti di strada insieme.
In quei momenti, accolte dal calore di braccia che hanno sentito il peso dello stesso fardello, ritorna il sorriso, la strada sembra meno in salita e finalmente esse riescono ad apprezzare il panorama. Per una volta il viaggio è tanto bello quanto l’ambita destinazione.
Più spesso però sono stanche, spossate, non vivono il tragitto con lo stesso spirito impavido e coraggioso dell’inizio. La testa dice loro che l’orizzonte che accompagna le loro albe e i loro tramonti non cambierà, è così infinito il tempo che hanno speso a guardarlo che si sono abituate all’idea. Quasi non ricordano più perchè hanno iniziato il viaggio o perchè sono obbligate a risiedere in quella terra.
Anche io sono una viandate della Terra di Mezzo. E come tutti i viaggiatori veri, so che per attraversare certi luoghi non serve la preparazione tecnica o l’aver studiato una guida, ma la capacità emotiva di integrarsi col paesaggio senza perdere la propria natura. Quando riesci a fare questo acquisisci una saggezza rara, che ti accompagnerà in ogni futuro viaggio.
Alle volte mi sono persa, ma per fortuna sono riuscita a riprendere il cammino.
Camminare è la sola cosa che so fare.
Come si fa a vivere bene nella “terra di mezzo”?
Questi alcuni dei miei trucchi.
Per prima cosa, prendersi cura di noi stesse. Facile a dirsi, difficile a farsi; andare fuori a cena, in vacanza o alla beauty farm non basta (ma serve!).
Iniziate un progetto (io per esempio ho cominciato a fare il baule della memoria per i miei futuri figli), qualcosa che implichi un impegno quotidiano o comunque abbastanza regolare.
Vivere nel limbo della fecondazione assistita vuole dire perdere la cognizione del tempo, oppure al contrario sentirselo sfuggire dalle mani. Avere un progetto può aiutare a ristabilire un ritmo temporale normale e dunque avere la possibilità di goderselo.
Il progetto deve essere concreto, per esempio rinnovare un vecchio mobile o imparare a suonare uno strumento musicale. L’importante è che il risultato del vostro lavoro sia visibile, tanto da motivarvi ad andare avanti e da fornire prospettiva alla vostra attività e a voi stesse.
Come dice Gandhi, il modo migliore di trovare se stessi è perdersi nel servizio per gli altri. Ed è vero, riuscire ad avere un cuore aperto e a dedicarsi agli altri aiuta moltissimo. A voi decidere come farlo, non si tratta necessariamente di andare a fare volontariato, avere attenzione per gli altri può significare fare una telefonata alla zia malata che non vedete da tempo, oppure fare piccoli gesti di gentilezza per chi incontriamo sulla nostra strada ogni giorno.
In questo modo mantenete il cuore vivo. E’ una cosa che cerco di fare più che posso e forse la sorgente della mia capacità di andare avanti col sorriso.
Dedicarsi a migliorare la nostra salute e la forma fisica è un consiglio che immagino abbiate già ricevuto. Non sarà originale, ma corrisponde a verità: esercizio ed attività fisica moderata, come una camminata svelta, oppure yoga, pilates, aerobica, e in generale qualsiasi attività vi dia soddisfazione, ha l’effetto di ridurre gli ormoni dello stress, farvi dormire meglio, migliorare la memoria e la capacità di ritenere informazioni, oltre a distrarvi dalle vostre preoccupazioni.
Tutto sta a fare il primo passo. Avete sempre desiderato imparare a ballare il flamenco? Questo è il momento giusto per cominciare. Non aspettate oltre.
Io non sono una patita dell’esercizio fisico, ma posso dire che quando riesco a fare una ventina di minuti al giorno di camminata, e lo faccio regolarmente per un pò di tempo, sono più tranquilla, in pace con me stessa ed affronto tutto con uno spirito migliore. Sarà perche l’attività fisica stimola i centri neuronali del piacere, come il sesso, il cibo e la musica.
Altro tasto dolente è internet. E’ possibile (e dobbiamo imparare a) dire qualche “no” ad internet.
Certo, se leggere le storie positive delle donne che “hanno acchiappato la cicogna” vi aiuta, fatene una scorpacciata. Perchè no!? Io le ho lette tutte, anche più volte! Mi piacciono proprio, mi danno speranza.
Ma se invece i racconti e le informazioni che trovate su internet vi mettono in ansia, riducete al minimo il tempo che passate al computer e fate qualcos’altro.
C’è stato un periodo in cui ero assidua frequentatrice di forum online sulla fecondazione assistita: avevo bisogno di conoscere, di capire, di raccogliere tutte le informazioni su aspetti tecnici specifici, e le mie ore al computer sono state proficue. Non solo ho potuto usare quelle informazioni nel percorso della PMA, ma ho potuto chiarirmi le idee abbastanza da avere un pò di pace. E quando invece sono entrata in confusione, ho deciso di non decidere, e preso la strada che avevo a portata di mano in quel momento. Ci vuole anche un pizzico di fede, no?
E’ incredibile quante cose di me ho imparato durante il tragitto, per esempio il fatto che uso la razionalità per tenere sotto controllo la mia estrema sensibilità e l’emotività. Con essa gestisco l’incertezza: non l’accetto ma imparo a conviverci. In fondo c’è sempre qualcosa di positivo, un insegnamento, anche negli eventi negativi della vita.
Un altro suggerimento è di trovarsi almeno una persona con la quale parlare liberamente di tutto. Può essere un’amica, uno psicologo, un gruppo di sostegno.
Non ho menzionato volutamente i mariti, tra le persone con le quali possiamo confidarci. Il nostro partner per molte di noi, me inclusa, è un importante ancora di salvezza e la roccia sulla quale possiamo contare. Non dobbiamo però dimenticare che anche loro soffrono, a loro modo, e stanno vivendo lo stesso problema che noi stiamo vivendo, se pur meno coinvolti negli aspetti tecnico-pratici della fecondazione artificiale.
Credo sia necessario rispettare i loro tempi e le loro modalità di affrontare le cose, per fare in modo che il dramma dell’infertilità non distrugga la nostra relazione, ma la fortifichi. Ecco perchè spesso (non sempre) il marito non è la persona sulla quale è giusto riversare tutte le nostre paure ed emozioni negative. Una sana relazione con qualcuno non coinvolto emotivamente nel problema vi consente di ricaricare le batterie e di portare queste nuove energie nella vostra relazione.
Un’altra cosa che potete fare è tenere un diario, se non cartaceo, virtuale: ci sono delle app come flava o evernote, molto utili, per permettervi di trascrivere in tempo reale le delusioni, la rabbia o la tristezza accumulate, così come le speranze e i sogni che volete realizzare.
Ricordate, quello che rimane dentro, se non “digerito” ed assimilato, fa più danno di ciò che viene buttato fuori.
Lo sforzo cognitivo di esprimere in parole scritte le nostre emozioni fornisce chiarezza e una maggiore lucidità, ancora più che con il linguaggio verbale.
La ricerca afferma infatti che, mentre col linguaggio verbale si utilizzerebbero aree cerebrali connesse con la mente inconscia, ripetitiva e abitudinaria, scrivere ci costringe ad essere più presenti a noi stessi, ad usare espressioni meno stereotipate, consentendoci di condurre una più profonda riflessione su ciò che ci accade. Scrivere, a mano soprattutto, ci rende più veri, più presenti, dunque meno preda delle nostre emozioni e in controllo.
Inoltre, un pò di fatalismo nei confronti della fecondazione assistita mi è stato necessario. So che là fuori ci sono molte donne che hanno fatto dello studio e della preparazione tecnica sulla PMA la loro arma migliore, e che hanno ottenuto la loro vittoria anche grazie a questa loro attitudine.
Io però oggi spezzo una lancia per accettare l’impossibilità di controllare il processo di concepimento. Rimanere incinta è una questione complessa [e infatti non si capisce come certe rimangano incinta con uno schiocco di dita, che rabbia], e per noi cacciatrici di cicogna un aiuto medico si rende spesso necessario.
Detto questo, sappiate che le percentuali di successo delle cliniche non sono affidabili, alcune anche falsate. Per la mia clinica ad esempio è annoverata come risultato positivo (quindi va in statistica) una gravidanza che arriva alla conferma del battito, tra la sesta e la settima settimana. Io perciò per loro sono stata un risultato positivo, avendo portato avanti la gravidanza fino a dodici settimane.
Inoltre, i programmi e i protocolli di stimolazione sono abbastanza simili dovunque. Certamente bisogna sempre avere gli occhi aperti e sapere distinguere le cliniche serie da quelle che non lo sono, anche affidandosi al proprio istinto. Dobbiamo sentirci “accolte” per affidarci e rilassarci nelle mani dello staff medico.
Quello che io credo, ma è solo una mia opinione, è che la medicina si fermi ad un certo punto: due embrioni meravigliosi, allo stadio di blastocisti, possono non dare come risultato una gravidanza, mentre un embrione di scarsa qualità, allo stadio di morula, può arrivare ad impiantarsi e svilupparsi nell’utero senza problemi. Certamente la condizione dell’utero, la terapia ormonale, fattori immunologici ed endocrinologici, solo per citarne solo alcuni, possono fare la differenza. Ma alla fine non si può tenere sotto controllo tutto, e nemmeno il medico più bravo può farlo. Io ho condotto le mie ricerche, sia chiaro, ma una volta presa la decisione di dove e da chi farmi seguire, ho smesso di pensarci.
L’ansia non cambia il risultato, ma fa vivere male il tragitto per arrivarci.
Io credo che la vita ami custodire gelosamente i suoi segreti, essa è e rimarra sempre un mistero irrisolto, che la scienza non può comprendere e che solo il cuore può intuitivamente ascoltare.
A noi tocca fare una scelta: accettare la situazione ed imparare come dice Jon Kabat-Zinn, fondatore della meditazione mindfulness “a surfare” sull’oceano, oppure soccombere tentando di respingerne le onde.
Quale altro elemento aggiungereste alla lista?
Quali sono i vostri trucchi per vivere bene nella Terra di Mezzo?
Carmen