Ultima modifica 25 Settembre 2023
Eh niente, a volte crescere è dura.
Riflessioni a voce alta sulla scorsa settimana.
1. Oggi non ho il quaderno, ho sbagliato a leggere l’orario.
– Va beh, è nuovo. Ci può stare. Controlla di averlo scritto bene sul diario però.
Magari fallo subito, sennò ti sfugge.
2. Maé scusa, ma la scheda non la ritrovo proprio.
– Dove l’avrai messa? Magari nel quaderno sbagliato di ieri. Dai vieni che te ne do un’altra… Le rimettiamo in moto queste sinapsi?
– Maé, ma cosa sono le sinapsi?
– Il wi fi del cervello… Vai a posto dai.
3. Maé oggi io il compito non l’ho fatto, perché alle quattro sono andato al lavoro dal papà e poi al parco e poi era tardi, ma non tardi normale, più tardi. (Ma non è meraviglioso?)
– E tre. Hai fatto filotto. Così non va per niente. Non va. Secondo te puoi continuare così?
– No, però è andata così… non ho avuto tempo… non mi sono portato il quaderno.
Chi sono io per non credergli? Quindi gli credo.
Bisogna fare un lavoro di fino sulla propria pazienza: se penso che siano bugie, già perdo; mi metto sulla difensiva quando magari non c’è nessuno che attacca.
Sì, i bambini le bugie le dicono. Molto.
Ma dare per scontato che lo siano, senza prove, non mi conviene.
Di base, però, si riconosce una grande fatica ad organizzarsi il lavoro e il materiale e non è sicuramente una rarità.
10 anni, però, sono un’età in cui ce la si fa da soli a preparasi lo zaino: un bel cartello appiccicato allo scaffale dei libri e quaderni e dovrebbe andare.
Eppure non siamo partiti bene.
L’ora successiva, in un banco vuoto, di fronte, mi siedo: “Non mi sono arrabbiata, però mi dispiace, per tre giorni di fila non può esserci sempre qualcosa che non va”
“Maé, ti spiego: è che la mia vita è complicata”
Con un sospirone… e le sopracciglia alzate. Sorrido. Sorride.
Complicata non vuol dire triste, infatti lui non è mica triste.
Complicata non vuol dire nemmeno che non sia adeguata ad un bambino.
Probabilmente non è facile crescere e accorgersi che i tempi da dedicare al gioco non sono più quelli di una volta e che magari un genitore si aspetta che i consigli e l’aiuto degli anni precedenti abbiano dato frutti.
Ma a volte crescere è dura, non c’è nulla da fare.
Continuare a sgridarlo non sortirebbe alcun effetto e forse creerebbe ancora più smarrimento.
E allora?
E allora ci si lavora tutti: qualche ora di tecnologia ci può stare per costruirsi, con la guida e l’aiuto di una maestra o l’idea di un compagno, uno strumento per riuscire dove da soli non ce la si fa.
Si considera l’orario di scuola: si fa un piccolo cartellone da tenere a casa con una doppia calamita da spostare alla sera. Poi ciascuno considererà gli impegni e le attività del pomeriggio e scriverà come organizzarsi i compiti in post-it appesi sotto ogni giorno.
Se si ha più tempo di lunedì, allora sarà meglio avvantaggiarsi qualche compito, oppure studiare in modo da dover solo ripassare, ad esempio, il giovedì.
Se si va al doposcuola, magari lo schema mi suggerisce di portare anche matematica che è per mercoledì… in una bustina fuori dallo zaino e lasciarla alle ragazze di aiuto-scuola già al mattino.
Le attività e le ore di scuola non cambiano, quindi si può fare.
Poi si possono mettere calamite extra per dentista, oculista, ma vediamo: se si complica eccessivamente lasceremo perdere.
Non pensiamo certo di renderli super organizzati, ma solo farli riflettere un po’ più concretamente sull’uso del tempo personale.
Ma sono sicura che le idee migliori verranno da loro.
Insomma dedicheremo qualche ora per imparare ad organizzarsi un po’.
Alla loro età probabilmente, anche nei momenti di stanchezza, fargli lo zaino è dannoso; gli farebbe comodo, sì, ma nel profondo si sentirebbero inadeguati, quindi sarà meglio aiutarli praticamente a farsi una strada personale.
Farà bene a tutti, a chi lo ha fatto già, perché potrebbe trovare una soluzione alternativa, a chi viene aiutato quotidianamente dal genitore, perché potrebbe tranquillamente diventare autonomo, lasciando al genitore un po’ di tempo in più (15preziosiminuti) da godersi la sera, e a chi fa fatica a diventare grande: io lo capisco, caspita se lo capisco… perché la vita di un bambino è sempre complicata.
Ha ragione da vendere.