Ultima modifica 5 Settembre 2017

La diffusione dei Social Network al giorno d’oggi è di vasta portata.
Sono pochi gli adolescenti, e addirittura i bambini nonostante l’esistenza di una legge che lo vieti per proteggerli, che non usano e non sono interessati a FaceBook, Instagram e compagnia.

Alcuni dicono di non poterne fare a meno, di vivere un sentimento di esclusione anche solo all’idea di non avere un profilo personale, di averne bisogno perché stare connessi permette loro di vivere le relazioni, di stare con gli altri, di parlare con gli amici, di non sentirsi esclusi.

adolescenti_socialnetwork

Ed è proprio così: attualmente, sono degli strumenti di comunicazione e di relazione che permettono di stare in contatto con l’altro.

Ad oggi, ha senso chiedersi cosa vuol dire “stare in relazione con l’altro”, ed è scontato affermare quanto sia cambiato il valore ed il significato della relazione.

Al di là di considerazioni di valore o di scelte, è fondamentale non dimenticare i rischi connessi all’uso dei Social, in particolare delle chat.

Non tutti gli adolescenti ne sono al corrente e, in generale, vi è una scarsa consapevolezza a riguardo e addirittura un senso di incredulità.

Uno dei rischi è quello della dipendenza.

Senza rendersi conto, i ragazzi trascorrono un’enorme quantità di tempo connessi in chat, chiacchierando con il migliore amico o conoscendo persone nuove. In chat è più facile: l’altro non si vede, è più facile comunicare ciò che si pensa perché è come scriverlo a se stessi, vi è il potere totale di decidere quando come a chi comunicare, con l’onnipotenza di sentire di poter gestire le relazioni.

Ma tutto ciò è illusorio.
È vero che l’altro non si vede, ma quando lo si incontra quasi mancano gli strumenti per comunicare con lui i pensieri, le emozioni, i vissuti. L’incontro con l’altro, nella realtà, concretizza il fatto che l’altro davvero c’è e quindi la comunicazione diventa relazione, ovvero l’ascoltare l’altro, il capirlo, dovergli restituire un commento, una riflessione e non si può scegliere di aspettare un’ora o il giorno dopo, ma la relazione avviene nel qui e ora.
L’incontro con l’altro pone dei limiti all’onnipotenza di gestire in senso unidirezionale la relazione e la sola percezione visiva dell’altro mette nella posizione di dover fare i conti con lui, con le sue emozioni, con i suoi pensieri, con i suoi vissuti.

Gli adolescenti, rispetto a questo, sembrano ad oggi vivere un senso di inesperienza, di incapacità.

E quando l’altro è uno sconosciuto?

Il rischio più grande è quello di essere in balia di una relazione che non si conosce, quindi che difficilmente si può gestire e controllare. Spesso gli adolescenti cadono nella trappola di incontrare lo sconosciuto con il quale hanno chiacchierato in chat, quasi con la totale fiducia nell’altro, senza pensare alla possibilità che l’altro possa aver mentito sulla propria identità, con l’illusione di conoscere le intenzioni dell’altro ed il senso di onnipotenza di poter gestire il passaggio da una relazione illusoria e virtuale ad una reale.

Allora, è fondamentale stare vicino agli adolescenti, metterli di fronte ai rischi che possono correre utilizzando senza consapevolezza questi strumenti, senza demonizzarli, perché hanno ragione quando dicono che sono utili e divertenti!

Senza vietare o imporre, perché il divieto non fa altro che alimentare il senso di ribellione di un adolescente.

Ma guidarli, in modo empatico, cercando di comprendere i loro bisogni, le loro difficoltà, il loro mondo: parlando con loro!

Sono mamma di una splendida bambina. Terapeuta EMDR, Psicoterapeuta (specializzata in psicoterapia dell'infanzia, dell'adolescenza e delle coppie), Consulente per il Tribunale di Varese in materia di separazione/divorzi e Formatrice in progetti di prevenzione al maltrattamento ed abuso infantile. La psicologia non è solo un lavoro ma una vera e propria passione.

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