Ultima modifica 28 Aprile 2021
“Questa sera vado a dormire a casa del mio fidanzato”
“E i suoi genitori lo sanno?”
“Certo, loro sono d’accordo e anche i miei. Lo facciamo spesso, a volte da lui e altre da me”
Sempre più spesso, negli ultimi anni, mi è capitato di sentire o partecipare a conversazioni di questo tipo con adolescenti (anche di 14 o 15 anni) che vivono come normale la possibilità di passare la notte a casa del proprio (attuale, mi viene da dire) fidanzato.
Con genitori che acconsentono in nome di un maggiore controllo o di una riconosciuta libertà ai propri figli.
Io non sono d’accordo ed esprimo questo mio dissenso sempre a chiare lettere, soprattutto con quei genitori che non ci vedono nulla di male.
Dormire a casa del fidanzato. E’ giusto?
“Preferisco che lo facciano a casa piuttosto che in giro, così posso controllare di più”
“Sono esperienze che devono fare, meglio a casa che altrove dove potrebbe essere più pericoloso”
Il più delle volte vengo guardato come se fossi un adulto retrogrado e un po’ bacchettone, a dispetto della mia fama di persona molto vicina al mondo adolescenziale. E a nulla valgono le mie spiegazioni perché tanto lo sguardo smarrito di chi (forse) nemmeno ascolta i motivi del mio dissenso non riesce a superare l’impatto emotivo della mia fermezza.
Sia chiaro, non è per una questione di sesso.
Sì, avete letto bene, ho scritto la parola “sesso” perché quando si tratta con gli adolescenti bisogna dare il giusto nome a ogni cosa o si fa la figura di chi non ha il coraggio di guardare in faccia alle situazioni alimentando i troppi tabù che la società cerca di nascondere sotto il tappeto.
Non è una questione di sesso, dicevo,
perché se due ragazzi vogliono farlo
il modo lo trovano.
Come è sempre stato in tutte le generazioni.
La questione piuttosto è strettamente collegata al processo evolutivo di un adolescente e al ruolo che l’adulto deve avere in questo.
Il meccanismo evolutivo di questa fase della crescita è abbastanza semplice: l’adolescente ha bisogno di sfondare i confini che gli adulti hanno costruito intorno a lui per poterne successivamente edificare di nuovi, più personali e quindi più forti e possibili da rispettare perché scelti e consapevoli.
Il ruolo degli adulti allora quale sarebbe?
Semplice: il compito di un genitore è quello di tutelare quei confini, per due semplici motivi.
Il primo è per dare credibilità al sistema di valori e regole che ha insegnato ai propri figli: se mostriamo che tutto può essere ridiscusso facilmente stiamo dicendo ai nostri adolescenti che anche il loro sistema di valori può essere modificato in qualsiasi momento. E quindi perde di credibilità prima ancora di essere formato.
Il secondo è ancora più importante e delicato: se spostiamo i confini sempre più in là non eliminiamo il bisogno degli adolescenti di sfondarli attraverso la trasgressione, semplicemente li stiamo spingendo a cercare confini e trasgressioni sempre più lontani. E potenzialmente più pericolose.
Come dire: se tutto è lecito e autorizzato mancano la sfida e la necessità di mettere in discussione quello che il mondo adulto mi propone. Ma l’adolescente ne ha bisogno e allora lo cercherà sempre più in là e andrà sempre oltre in ogni esperienza fino a quando non troverà un muro contro cui sbattere.
Perché di questo ha bisogno: di trovare un muro (solido possibilmente) che sia in grado di contenerlo o il suo senso di onnipotenza diventerà ingestibile e da adulto non sarà in grado di conoscere e tollerare il senso del limite.
Anche se cercherà di buttarlo giù in ogni modo.
Se ci riuscirà ne potrà costruire uno nuovo.
Se invece fallirà non sarà per incapacità o per mancanza di forza, ma (forse) perché avrà capito il senso di quel muro e comincerà a condividerlo.
O quanto meno avrà imparato l’importanza della fatica e del sacrificio per raggiungere un obiettivo a cui tiene, che non è insegnamento da poco.
Dire no è difficile,
soprattutto a un figlio adolescente.
Ma se si conosce profondamente l’importanza del significato di quel diniego forse diventa più semplice.
Anche se questo aprirà crisi e conflitti.
Ma questa è l’adolescenza (per noi e per loro): crisi e conflitti da superare.
“È proprio questo confine superato (il confine oltre il quale finisce il mio io) che mi attrae”
(“L’insostenibile leggerezza dell’essere” – Milan Kundera)
Non so, allora se si tratta di regole, non dovremmo neanche farli uscire o dovremmo limitarli in altre cose. Se si tratta di valori e non è questione di sesso, di quale valore si tratta? Forse più che di valore è questione di tempo, ogni cosa a suo tempo, forse apprezzeranno la prima notte insieme quando saranno più grandi.. perché da più grandi allora sarà concesso. I 15 anni dei nostri anni 80 sono ben diversi dai 15 anni di oggi. Forse mi dirai che a 15 anni si hanno rapporti ancora immaturi e fragili da poter durare poco e più soggetti quindi a cambiare più spesso lenzuola, ops ragazzo/a. Se così, il tema è a monte. Non si dorme insieme e basta, troppo immaturi per farlo. Però sesso lo possono fare ovunque. Non so, non mi quadra qualcosa, ma questo lo sai 🙂
Cinzia so che su questo tema non sempre si può essere d’accordo. Ho cercato di ribaltare la questione spostandola da quello che sembra essere il focus primario (i rapporti sessuali) al senso del dire sì o no sapendo cosa questo significhi. Il “dormire con…” è un esempio da cui partire per ragionare intorno al senso del limite (che per ognuno, anche per noi adulti, ha un preciso significato e peso) riportandolo al particolare momento evolutivo dell’adolescente. Come sempre ogni cosa va poi calibrata su di sé, i propri valori, il proprio stile di vita, le scelte educative. L’importante, per me, è che ogni scelta sia consapevole.