Ultima modifica 20 Giugno 2019
Daredevil Selfie o scatto mortale, consiste nello scattarsi dei selfie in situazioni estremamente pericolose per la vita.
I dati dell’Osservatorio Nazionale dell’Adolescenza parlano di 1 ragazzo su 10 che si dedica a questo fenomeno.
Ma quali sono queste situazioni pericolose?
Difficilmente, se ci fermiamo a riflettere su questo concetto, arriviamo ad immaginarne il significato reale. L’adolescente di oggi va oltre le nostre potenzialità immaginative.
Le situazioni per loro definibili come pericolose sono l’esporsi dal cornicione di un palazzo, saltare da un vagone all’altro di un treno in corsa, mettersi sotto i binari di un treno merci ed attendere il passaggio dello stesso ed esperienze simili alle quali la nostra mente di adulto può faticosamente aprirsi.
Il tutto immortalato da un selfie.
La domanda sorge spontanea: perché lo fanno?!
Intanto per la visibilità.
Riprendere queste “gesta eroiche”, così vissute da loro, condividerle in un Social, ottenere Like, gli permette di sentirsi celebri e, in tal modo, aumentare apparentemente il senso di autostima.
Ciò fa sentire capaci, in un mondo reale dove il senso di autoefficacia è scarso, dove a volte gli stimoli o i contesti con i quali si scontrano non permettono loro di sentirsi in grado di sfide, come quelle che loro cercano, gli restituiscono invece l’onnipotenza persa.
Un altro motivo importante è il senso del controllo.
La loro convinzione è di poter controllare tutto, imprevisti compresi, senza rendersi conto del rischio di farsi male o di morire, che sottendono a queste esperienze. Per loro non ci sono limiti, loro non conoscono i propri limiti e tramite queste gesta è come se cercassero il modo di comprendere fin dove si possono spingere, fin dove regge la loro onnipotenza, quanto e come possono controllare la realtà.
Spesso dietro a tali attrattive si nasconde il bisogno di sensazioni forti, per spezzare la monotonia, la routine di una vita piatta.
Ricordo un ragazzo di 15 anni che mi raccontava dell’adrenalina che sentiva salire alla sola idea di fare quella o l’altra esperienza, al cuore che batteva, all’eccitazione provata nel mentre, allo scossone emotivo che durava anche il giorno dopo e che gli permetteva di uscire dalla vita apatica che viveva.
Tirando le somme, queste esperienze vengono quasi utilizzate da loro per capirsi, per trovare un senso di sé perso, per costruire una sorta di identità.
La dimensione gruppale, fondamentale per i ragazzi in questo periodo di crescita, non può non essere citata.
Queste sfide rappresentano l’occasione di poter emergere, di potersi rispecchiare negli occhi dei pari come qualcuno di forte ed importante.
Spesso sono esperienze che creano un effetto domino attrattivo, ovvero prova uno e provano tutti gli altri a seguire, per emulare, per vivere un’esperienza gruppale ancora più intensa, per non sentirsi diversi, per non perdere un confronto al ribasso.