Ultima modifica 3 Giugno 2021

I disturbi alimentari, principalmente identificati in anoressia, bulimia, obesità, sono spesso associati all’età dell’adolescenza.
Se si percorrono però le varie tappe di sviluppo di una ragazzo o una ragazza, non si può far altro che notare che i primi sintomi, siano essi legati al cibo o alle questioni affettive e relazionali, nascono nell’infanzia.

Che significato assume il cibo nell’adolescenza?

Per capirlo, è fondamentale staccarsi dal discorso “nutrimento” e pensare al discorso “relazioni”.
Questo perché il cibo diventa il sostituto, di una difficoltà rappresentata nelle relazioni.
E i disturbi alimentari derivano da un malessere.

Disturbi alimentari

Ora mi spiego con un esempio.
Federica ha 17 anni e da 5 vive dentro questo incubo chiamato genericamente “disturbi nella sfera alimentare”.
I primi anni, fino ai 15, rifiutava il cibo, contava ogni minima caloria, pesava ogni alimento introdotto nel corpo.
Si impegnava in ore ed ore di allenamento fisico, era chiusa verso il mondo eterno, non esprimeva emozioni, puntava tutto sullo studio, si vedeva grassa nonostante le si vedessero le ossa.

Gli anni seguenti sembrava il contrario di tutto.

Aveva sempre fame, rubava il cibo dalle dispense, nascondeva il peso per la vergogna, era sempre chiusa in casa a causa delle forme cicciottelle del suo corpo che non accettava. Non si dedicava più all’esercizio fisico, non usciva con le amiche, era sempre arrabbiata, non si impegnava più nella scuola.

Con la sua mamma ed il suo papà è sempre stato tutto difficile, a parer suo.
Non c’è mai stato un vero e proprio dialogo.
Federica ha sempre descritto il loro rapporto dicendo che non si sentiva capita, che non si sentiva vista, né apprezzata.

Se nei primi anni però, per via dell’ottimo rendimento scolastico, le cose tra loro andavano meglio, poiché Federica si sentiva valere quantomeno per l’ambito scolastico, negli anni seguenti questo supporto emotivo sembrava venir meno.

Quello che recriminava maggiormente la ragazza era la questione del controllo.

Descriveva il suo sentirsi controllata in ogni cosa, dallo studio, alle amicizie, allo sport, alle attività di svago, ai pensieri, alle emozioni.
Cosa può succedere dunque in questi casi?
Federica descrive bene le sue emozioni a proposito del controllo.
Si sente come in una gabbia, senza la possibilità di decidere, scegliere, sperimentare, agire da sola.

In adolescenza, i ragazzi hanno bisogno anche di sentirsi liberi, di poter decidere, di sperimentare la loro onnipotenza.

Hanno bisogno di fare le prove per entrare nel mondo dell’adultità e l’unico mezzo che hanno a disposizione per esaudire questo loro bisogno è l’indipendenza.

Per questo motivo appaiono falsamente indipendenti. Si sperimentano.

D’altro canto, dico “falsamente” perché hanno anche bisogno di sentire che l’adulto c’è, che possono tornare al nido quando vogliono poiché c’è sempre l’adulto pronto ad accoglierli nella loro piccolezza.
Federica non poteva sentirsi indipendente su nulla. Federica sentiva di non avere altre vie di fuga, se non il cibo.
E’ qui che ha quindi iniziato ad esercitare una forma di controllo, è qui che ha sentito di poter decidere per sé, utilizzando il cibo ed il corpo a suo piacimento, trasformandolo, manipolandolo, sentendosi così libera nella sua onnipotenza.

Non ha potuto calcolare gli effetti deleteri di tale scelta, ma a lei poco importava.

Lei si sentiva libera e grande così. Non aveva nemmeno la consapevolezza che tale comportamento era il riflesso di una difficoltà altra, legata non tanto al nutrimento, quanto al rapporto con la sua mamma ed il suo papà.

Gli adolescenti hanno quindi bisogno di giocare con la loro indipendenza: l’adulto è importante che ne conceda il permesso, stando sempre presente, in una posizione di osservazione, ascolto, non intrusiva, ma empatica.
Solo così si puo’ pensare di ‘combattere’ i disturbi alimentari.

Sono mamma di una splendida bambina. Terapeuta EMDR, Psicoterapeuta (specializzata in psicoterapia dell'infanzia, dell'adolescenza e delle coppie), Consulente per il Tribunale di Varese in materia di separazione/divorzi e Formatrice in progetti di prevenzione al maltrattamento ed abuso infantile. La psicologia non è solo un lavoro ma una vera e propria passione.

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