Ultima modifica 18 Maggio 2016
Un nuovo omicidio in ambito familiare, ancora una volta un figlio impazzisce, impazzisce letteralmente perché credo che per fare alzare la mano ed uccidere il proprio genitore, bisogna almeno temporaneamente andare il black out con il cervello. Ancora una volta la stampa non perde occasione per sottolineare che il figlio in questione era stato adottato.
Ecco, quell’ADOTTATO sottolineato come se fosse una specifica utile a classificare una persona, come se fosse una brutta malattia che una volta contratta possa più facilmente farti arrivare a quell’impazzimento, è una cosa che mi fa infuriare.
Come sempre, molti di coloro che fanno informazione, (e non entro in polemica con che tipo di informazione fanno in questo modo) cercano di infilare in una specifica categoria chi commette un crimine.
Sei gay, sei extracomunitario, sei adottivo, sei…sei…sei!
Quel modo per dire che in ogni caso quella persona non fa parte dei “normali”.
I normali queste cose non le fanno.
Ed ecco che si cerca il dettaglio che non si incastra con la normalità, che fa sentire coloro che non appartengono a queste categorie di diversi moralmente lontani da queste possibili pazzie.
Fa sentire così al sicuro!
Eppure la cronaca è piena di gente “normale” che compie crimini efferati, potrei farvene mille esempi: Doretta Graneris e Guido Badini, Ferdinando Carretta, Pietro Maso, Nadia Frigerio ed ancora Foffo e Prato dell’omicidio Varani, Erika e il fidanzatino Omar.
Potrei andare avanti un bel po’. Tutti figli biologici.
Non trovo in nessun articolo la specifica che fossero figli biologici.
Mi hanno decisamente stufato questi pseudo giornalisti che sbandierano la diversità per subdolamente ribadire che solo il “sangue del tuo sangue” è veramente figlio e chi è figlio perché generato non alza la mano contro colui o colei che lo ha messo al mondo.
Ohhhh, sveglia psudogiornalisti e gente che si sente “normale”, fatevi un giro su internet se proprio non volete andare sulla fiducia. Il concetto del “sangue del tuo sangue” non è una cosa che vi deve rassicurare cara gente normale, non è motivo per farvi innalzare sul trono del “a me non succederà mai perché mio figlio è nato da me”.
Anzi, statisticamente i numeri stanno dalla nostra parte, in percentuale il numero di figli biologici che hanno ammazzato i genitori e viceversa, sono di più. E se proprio vogliamo fare un’analisi su cosa sia famiglia, diciamolo che famiglia è quella che nasce dal desiderio di stare insieme, nello “scegliersi per amore” giorno dopo giorno e non certo perché si è stati 9 mesi in pancia di mamma.
Non va dimenticato che se esistono figli adottivi è perché un genitore biologico non ha fatto il suo dovere di genitore.
Non va dimenticato di quanto invece una famiglia adottiva possa fungere da forza riparatrice su figli fortemente compromessi da questi genitori biologici. Non va dimenticato che ogni famiglia ha i suoi problemi come droga, alcool, gioco d’azzardo e problemi comportamentali dati da un mancato attaccamento e che per ogni famiglia la risposta adeguata potrebbe essere la capacità di aprire gli occhi e guardare i propri figli per quello che sono.
Guardare questi figli, tutti i nostri figli, come una generazione in cui la fragilità, l’ipercompetizione, il “tutto e subito” è purtroppo imperante, dove l’egoismo e lo spettacolo la fanno da padroni, dove è sempre colpa dell’altro, dove spesso i genitori giustificano ogni cavolata del proprio figlio e puntano il dito sul figlio degli altri. Guardare e vedere; vedere ed intervenire. Intervenire chiedendo aiuto al primo allarme, al primo sospetto senza cullarsi nell’idea del figlio perfetto.
A quanti genitori bio e ado sento dire: “No, mio figlio non farebbe mai una cosa simile!” e non parlo di ammazzare qualcuno ma qualsiasi cosa, dalla più scontata che sia come dire le parolacce al mancare di rispetto degli insegnanti o dei compagni di classe. Perché è dalla scuola che bisogna cominciare a cogliere i segnali.
Un sacco di genitori che si autoconvincono di avere degli angeli invece che delle piccole persone come figli che non sono a priori buoni o cattivi ma che hanno lati chiari e lati oscuri come tutti gli esseri umani. Siamo noi genitori che dobbiamo aprire gli occhi e non smettere mai di osservare senza occhiali rosa coloro che amiamo sopra ogni cosa.
E per tornare al centro di questo mio scritto, per dovere di cronaca, Varani era un figlio adottivo…lui però in quel caso era la vittima ma sul suo stato di figlio adottivo si è solo sorvolato.
Credo che il punto fondamentale sia quello di evitare di tradurre un mero fattore di rischio qual è l’essere figlio adottivo incluso il pesante bagaglio annesso (abbandono, violenze, abusi) con l’automatismo figlio adottivo=criminale o comunque soggetto potenzialmente deviante. I fattori di rischio esistono, l’essere figlio adottivo è solo uno dei tanti – si pensi alle condizioni di grave arretratezza socio-economica, all’essere figlio di genitori che delinquono, al disagio psichico – l’utilità di individuare il fattore di rischio è quella di poterlo arginare e bilanciare con fattori di protezione, non certo farne un’etichetta, un marchio infamante. Un approccio di questo tipo non solo non è utile a nessuno, ma rischia di far danno …qualcuno forse ricorda la novella del Verga Rosso Malpelo? “Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo che prometteva di riuscire un fior di birbone”(sono andata a memoria quindi spero di aver citato bene). Bisogna assolutamente evitare di cadere nel determinismo e nel pregiudizio. Purtroppo la notizia al telegiornale è stata data in modo superficiale, la menzione del fatto che si trattasse di un figlio ado buttata lì senza contestualizzare, in modo gratuito o meglio solo per fare notizia facendo leva sui pregiudizi. Un po’ come quando dicono che due rumeni hanno stuprato una ragazza, e non anche che anche la ragazza era rumena.