Ultima modifica 14 Maggio 2019
Consapevolezza, accettazione, cambiamento
Mi chiederete cosa collega queste tre parole con il percorso adottivo.
Vi rispondo che, secondo me, sono tre parole chiave per descriverlo.
Sono nel bel mezzo di un periodo durissimo, l’adolescenza è dura per tutte le famiglie figuriamoci per le famiglie adottive. Lo sapevo!
I problemi si moltiplicano e si ingigantiscono ad un punto tale che non solo ti senti travolgere ma addirittura ti senti sul punto di affogare. Poi, come ogni classico annegamento, annaspi e tiri fuori la testa per l’ennesima volta.
In ogni caso la vita è così:
o ti ammazzi
o ti rialzi
e trovi il modo e la forza
per continuare a vivere.
Tre semplici parole che descrivono tanto, tutto il mio mondo degli ultimi anni.
All’inizio ero concentrata sulla consapevolezza.
L’essere diventata madre, l’aver finalmente composto la mia tanto desiderata famiglia.
Non è stato così immediato, mi ci sono voluti mesi anzi di più, direi anni, per prendere finalmente piena coscienza della cosa.
Ero madre e, quando finalmente ho realizzato e ho iniziato a vivere quest’esperienza, sono venute alla luce tutta una serie di criticità mie e dei miei figli così pesanti da togliere il fiato.
Tutto però andava così velocemente
da non riuscire a fermarmi un attimo
per valutarle attentamente.
La mia vita correva
ed io correvo dentro ad essa.
Poi l’inevitabile crash: l’arrivo dell’adolescenza loro, l’immenso stanchezza mia, la presenza un po’ messa in ombra del loro padre, tutto ciò ha portato al punto di rottura.
Ed io cercavo giustificazioni per noi adulti prima, colpe poi, per passare a cercare colpe e giustificazioni a loro, insomma ancora correvo e annaspavo.
Quello che non riuscivo a fare era fermarmi, quietare il cervello e provare a fare un esame di realtà in maniera più distaccata.
Non so se l’allontanarmi regolarmente da loro per fare finalmente qualcosa per me che mi piace, mi interessa e mi coinvolge sia stato la chiave di volta, la mia chiave di volta. So comunque che questo pensare a me, in quella particolare maniera, con tanto lavoro psicologico in mezzo fatto su episodi di vita reali miei e delle mie compagne di corso magistralmente accompagnato da due splendide esperte, mi ha aiutato moltissimo.
Ha funzionato come una psicoterapia breve ma intensa che ha dato il la all’accettazione del fatto che io ho dei miei modi di rispondere a degli stimoli. Consapevolezza che i miei figli hanno il loro modo di vedere le cose che gli proviene dal loro passato e dal loro carattere esattamente come me. E infine realizzare che come abbiamo fatto fino ad adesso funzionava a stento prima, ora non funziona più.
Certo che capire e rendersi consapevoli delle cose non equivale sempre ad accettarle così come, spesso anche arrivare ad accettarle non è sufficiente.
Cambiamento, ecco la chiave di volta reale.
Quella parolina che mi era stata detta, ha rimbalzato nella mia testa per molto tempo.
Cambiamento.
Certo che si doveva cambiare qualcosa, ma chi o cosa doveva cambiare?
Ho capito che il cambiamento parte se siamo noi a farlo partire, noi che abbiamo raggiunto la tanto agognata consapevolezza.
Ma di quale consapevolezza si parla?
Ero consapevole dei problemi e difficoltà oggettive mie e dei miei figli.
Avevo capito, avevo accolto dentro di me, fatto mio il loro disagio ma non mi era chiaro perché, una volta capito tutto questo, le mie reazioni emotive non cambiassero.
Ero lì ad aspettare che la bacchetta magica mi comparisse fra le mani e invece non arrivava. Poi, e sono dovuta passare sotto una crisi familiare pesantissima, mi si è accesa una luce come un fuoco che si accende a furia di sbattere due pietre focaie.
Dopo il 1000 input che in questi anni ho ricevuto e cercato, quella scintilla a finalmente colpito il punto giusto.
È arrivata la vera consapevolezza.
Il cambiamento doveva essere il mio,
non dovevo chiedere a nessuno di cambiare se non a me stessa.
E così ho fatto di necessità, virtù.
Ogni giorno faccio dei passettini in salita, in mezzo a questo dirupo. Sto facendo una fatica immensa ma alla fine di ogni giorno, quando vado a letto, riguardo la giornata tiro un sospiro di sollievo e mi dico: “brava, anche oggi te la sei cavata bene”.
La mia giornata è sempre faticosa ma non ci sono più urla, non sento più quel senso di fallimento che sentivo prima, i miei figli sembrano più sereni e… incredibile, si ride di più. Non dico che tutto sia risolto, che finalmente tutto è facile, che i miei figli sono diventati di botto dei ragazzi meravigliosi.
So che sarà una gara durissima, spero solo di riuscire a continuare su questa strada e con questa grinta.
La posta in gioco è così alta ed importante che non voglio fallire.
Ho deciso di rendervene partecipi (e non senza quel briciolo di vergogna e paura di essere giudicata che sempre esiste) apposta. Vorrei che queste parole messe sul foglio siano la mia testimonianza per me stessa che ce la possiamo fare, che la mia famiglia ce la può fare, che ogni famiglia ce la può fare.
Mi aiuterà negli inevitabili momenti down, perché ci saranno, lo so, sono consapevole.
Così continuerò a lavorare su me stessa, sulle mie paure di non farcela, sulle mie fragilità ma più consapevole della mia capacità e volontà di cambiare non gli altri ma me stessa.
Nessun giudizio ma solo un GRAZIE per aver condiviso la tua testimonianza!
ma QUANTO TI CAPISCO…. sono nella stessa situazione. A volte per un passetto avanti ne seguono due indietro ed è desolante. Cambiare gli altri è impossibile.. cambiare se stessi DIFFICILISSIMO.
Anche io ho intrapreso lo stesso percorso e sono ad uno stallo, in bilico tra la voglia di mandare tutto a quel paese e la faticosa rabbia di dire no… avanti.. sempre avanti
Cara Sara, queste montagne russe sono talmente un su e giù continuo che scoraggiarsi è facilissimo. Ho sempre sostenuto che il “mal comune, mezzo gaudio ” in queste situazione non è di nessun aiuto ma il saper che non se è i soli a vivere questa difficoltà può far sì che ci si possa sentire meno strani. Non so di dove tu sia ma spero che anche nella tua zona di siano gruppi di mutuo autoaiuto di genitori ado. Aiuta davvero condividere con altri il proprio dolore e la propria fatica. Un abbraccio mamme ado, siete delle tigri, non dimenticatelo mai.
E’ proprio questa la chiave di volta.