Ultima modifica 26 Febbraio 2019
Spesso abbiamo scritto di come i figli adottivi nella percezione delle persone che non sono dentro a questa esperienza, o non la stanno vivendo di riflesso perché coinvolti da vicino, sia completamente sbagliata.
Non è infrequente che i nostri figli non siano percepiti come “figli con la F maiuscola” ma come persone che stanno lì in famiglia con noi. A quale titolo bene non si sa o che siano un po’ come dei figli ma non proprio del tutto figli. Perché dico questo?
Perché per l’ennesima volta ho raccolto lo sfogo di una amica, una carissima amica, che sta attraversando un momento di forte difficoltà in famiglia e che si è sentita rivolgere la fatidica domanda da un medico con una frase agghiacciante.
…ma adesso che l’avete adottata, non potete fare più niente?
Ve lo voglio riportare per intero il suo sfogo (in anonimo e con il suo consenso ovviamente) perché le sue parole arrivino dritte al cuore di chi legge come sono entrate nel mio.
”Sto pensando che manca completamente la cultura dell’adozione.
Tutti hanno la presunzione di saperne più di me. Sento che per gli altri non sarà mai considerata mia figlia con la F maiuscola e non alla pari di un figlio nato da me.
Sono stufa di sentirmi dire che…”dopo tutti i sacrifici che avete fatto”.
Nessuno pensa che mia figlia sta malissimo, che a me non me ne frega un cavolo dei sacrifici fatti, che la mia unica preoccupazione è curarla e trovare una soluzione ai suoi problemi. Come farebbe qualsiasi altro genitore.
Ieri il medico del 118 che è intervenuto ci ha chiesto se una volta adottata non sia possibile fare nulla.
Ero talmente sconvolta per come stava mia figlia che ho fatto finta di non capire dove volesse andare a parare.
La prossima volta che sento qualcuno pontificare, giuro che esplodo. Non ho più intenzione di soprassedere.
I nostri figli, come qualsiasi altro figlio, non sono dei prodotti da supermercato che riporti indietro se difettosi… sono i nostri FIGLI.
Può capitare a qualsiasi genitore di trovarsi in questa situazione. Se si trattasse di un figlio biologico nessuno oserebbe neanche pensare di riportarlo indietro e sarebbe legittimato a trovargli qualsiasi cura.
Vi posso garantire che nel reparto (neuropsichiatria infantile n.d.r.) dove è mia figlia, di adolescenti ne ho visti tanti con problemi più o meno gravi e nessuno di loro è stato adottato.
I problemi dei nostri figli non sono dovuti alla adozione ma ai traumi che hanno dovuto subire negli anni che hanno vissuto prima del nostri arrivo. I nostri figli hanno un vissuto che persino per un adulto sarebbe impossibile da sopportare.
I nostri figli sono degli eroi.
Sono riusciti a sopravvivere alle peggiori cose che si possano immaginare e l’adolescenza richiede loro nuovamente un conto già salatissimo.
È come se la vita non li lasciasse mai in pace.
Per questo dico che sarebbe opportuno che certi saputelli imparassero a collegare il cervello prima di causare altri danni”.
Credo che sia veramente difficile confrontarsi quasi giornalmente con tanta ignoranza.
Un’altra mamma adottiva sottolinea che nelle situazioni in cui i nostri figli hanno dei meriti o riescono in qualcosa, ci vengono dette frasi del tipo “però che soddisfazione che vi da, vi sta ripagando” con quel tono stupefatto come se per loro non fosse possibile avere capacità di qualsiasi genere.
Quando invece affrontano periodi difficili, che siano pure inevitabili deficit scolastici o normali esplosioni di collera, o si ammalano il commento più gettonato è “poveri… con tutti i sacrifici che fate per averla tolta da un futuro terribile è così che vi ripaga”.
Per molti, e per fortuna non per tutti, i nostri figli hanno sempre un debito di riconoscenza nei nostri confronti.
Un figlio biologico può avere la sfortuna di cadere nel tunnel della droga o problemi seri simili, si sprecano i “poverino, bisogna aiutarlo e capire il perché”. Se invece è un figlio adottivo ad avere problemi dobbiamo si aiutarlo ma con la un dito puntato contro perché “lui non doveva proprio”.
Insomma c’è ancora il pensiero dilagante che i nostri figli siano figli di serie B, che siano una “specie di figli”.
Esiste ancora la convinzione che sia lecito poterli restituire come se nulla fosse.
Ancore serpeggia la ottusità per cui se un figlio non è sangue del tuo sangue allora non potrà mai esistere amore, quello con la A maiuscola.
Quell’amore che va al di là della riconoscenza, della gratifica, quell’amore che deve essere gratis, quello che ogni genitore da al proprio figlio da qualsiasi parte provenga quest’ultimo.
Quell’amore che invece è proprio alla base di ogni adozione e che ogni genitore adottivo sa che può solo donare senza “se” e senza “ma” qualsiasi sia la situazione che si ritrova a vivere.
Un figlio è un dono che arriva qualsiasi sia la strada che percorre per giungere fino a noi e come un dono va accolto. Amandolo, accudendolo e curandolo con tutti i mezzi possibili.