Ultima modifica 19 Novembre 2021
Agata Moschini, ballerina professionista, impara a ballare prima ancora che a camminare. La vita per lei è un passo di danza, quello che l’ha portata a lasciare la sua amata Sicilia, per Roma. La vita della ballerina è dura, non c’è tregua, non ci si può fermare, ma per lei è l’unica, irrinunciabile via per la felicità.
Agata grazie alla vittoria del Premio Fantastica, si aggiudica una borsa di studio per un anno all’Accademia, dove studia e si forma con Massimo Petrucci uno dei talent scout di Non è la Rai. Da lì, le prime occasioni di fare la ballerina in programmi televisivi, come La Vita In Diretta e una lunga carriera tra la Scala, il teatro e la televisione.
Agata si racconta per noi, senza nascondere i problemi che ha dovuto affrontare, ma regalandoci un po’ di quella umanità che si respira nelle sale prova, dove è entrata da bambina e che ancora oggi, è la sua casa. Il ballo – dice- è relazione, con gli altri, ma anche incontro e conoscenza profonda dei propri limiti e delle proprie fragilità, che non devono scoraggiare ma spingerci a diventare migliori.
Hai lavorato in teatro, in televisione, a grandi eventi.
Che cosa ti sei portata a casa da quelle esperienze?
Ogni esperienza, a prescindere la sua importanza, mi ha fatta crescere. È impossibile, non lasciarsi contaminare da momenti intensi di condivisione del lavoro e della fatica. Il regalo più prezioso sono stati i tanti rapporti, le relazioni umane che ho intrecciato con tantissime persone. Ognuna mi ha lasciato qualcosa, anche quando la fatica si faceva sentire. La passione genera sempre qualcosa di buono: è il motore che ci spinge, che ci fa rialzare e realizzare i sogni.
Tra i tanti con cui hai avuto il privilegio di lavorare, c’è qualcuno che ha “lasciato il segno”?
In particolar modo, Evelyn Hanack, personaggio storico del Bagaglino, ha saputo dare moltissimo a tutti noi, tessendo relazioni preziose e arricchenti, che sono sempre andate molto al di là del rapporto coreografo – ballerini. Un’esperienza formativa importante che mi ha insegnato davvero tanto, non solo come ballerina ma come persona.
Poi Gino Landi con la sua grande professionalità.
La sua sala prove è sempre stata impegnativa, ma caratterizzata dalla sua signorilità e dal rispetto. Non scordava mai il compleanno o l’onomastico, di ognuno di noi. Una rosa in camerino per la sera della prima non poteva mancare. Eppure, si lavorava duramente tutti i giorni. Lui non urlava mai, anche quando doveva correggere, lo faceva con le buone maniere, che non sono sempre così scontate.
Con Carlo Conti ho fatto I migliori anni, quando ancora si faceva tutto in diretta e con lui la prova generale del giorno prima, non finiva finché non era tutto perfetto. Carlo è davvero un grande professionista molto preparato, ma ciò che ho apprezzato di lui più di qualunque altra cosa, è stato il rispetto e l’attenzione che aveva per tutti. Ad un certo punto, io dimagrii parecchio e ad una generale, indossavo un lupetto bianco e una gonnellina, fermò tutto per chiedere come mai fossi così magra, dimostrando ancora una volta quanto avesse a cuore noi tutti.
La danza classica oggi è ancora “di moda”?
Quando cominciai non c’era altro, ma anche oggi, ritengo che dovrebbe essere la partenza per tutti e propedeutica a tutte le altre discipline.
I ragazzini invece, vorrebbero partire dal fondo, dall’hip hop, senza comprendere come sia importante una preparazione “classica” per evitare danni alla schiena e per la crescita armonica del corpo.
Non mi dispiacerebbe, un giorno, aprire la mia accademia dove formare un ballerino versatile, che potesse passare dal moderno, al video dance, al jazz, che è una base classica, al Modern jazz, free style.
Mi attira l’idea di poter offrire la mia esperienza a bambini e ragazzi appassionati. Il ballo è per tutti e non esiste una stagione della vita dove non si possa danzare.
La vita della ballerina è una vita di sacrifici. Una forma perfetta, necessaria e richiesta, può diventare un problema?
La danza, la ginnastica artistica, come molte discipline sportive, richiede una forma particolare. Il rischio, di cadere nella “rete” dell’anoressia, è altissimo.
Quando ero ragazzina ed ero ancora a casa, già a cinque anni non mangiavo le caramelle. L’insegnante ci pesava ogni lunedì, ad un certo punto in piena adolescenza, cominciai a mangiare solo pollo, poi solo yogurt, poi brodo. Fino ad uno svenimento e una corsa in ambulanza. Stavo giocando con mio fratello e all’improvviso sono crollata; quando mi sono ripresa mi hanno diagnosticato un’anemia celebrale.
La richiesta era di essere una piuma, leggiadra, senza forme.
Non ci spiegavano come alimentarci in modo corretto, non eravamo seguite.
Quando ho insegnato è stato uno degli aspetti che non ho mai trascurato.
Serve assolutamente un nutrizionista che ci segua, nel dettaglio.
Ogni fisico è diverso e necessita di un regime alimentare ad hoc. Ancora oggi sto affrontando problemi legati all’alimentazione. Ho cominciato, finalmente, a mangiare la pasta, che in casa mia, a parte Natale e Pasqua, era bandita.
Ho vissuto di barrette, saltato pasti. Finalmente, grazie alla mia nutrizionista, ho ritrovato il piacere del cibo, in modo equilibrato e sano. Consiglio assolutamente a chi si avvicina alla danza, soprattutto ai genitori che nei primi anni hanno una grossa responsabilità, di farli seguire da un nutrizionista, per imparare a mangiare bene, per essere magre non si deve rinunciare a mangiare.
A chi ha una grande passione per la danza, quale consiglio daresti?
Direi di studiare per farsi trovare pronto. Di imparare a resistere, nonostante le porte in faccia, i no. Spesso è difficile farsi largo in quest’ambiente, perché spesso non si viene scelti non perché non si è all’altezza ma solo perché per motivi di equilibri, scelgono un gruppo già coeso. È terribile sentirsi fare i complimenti ad un provino e ricevere poi l’ennesimo no. La costanza, alla lunga, premia.
Conta purtroppo anche trovarsi al momento giusto e nel posto giusto, ma se ci si crede e si studia tanto con spirito di sacrificio, prima o poi si riesce.