Ultima modifica 2 Ottobre 2017
Sono sempre più convinta, ascoltando le storie di chi mi sta intorno, che, oltre ai corsi pre-parto e a quelli per preparare alla genitorialità, sarebbero molto utili dei percorsi per insegnare ad aiutare le mamme, in modo costruttivo, rispettoso e corretto, rivolti a chi le circonda.
Diventare nonno, nonna, zio o zia è una gioia immensa che consiste nell’avere l’opportunità di creare un rapporto importante e speciale con un piccolo nuovo arrivo in famiglia. Occorre però sempre, ricordare che, soprattutto nei primi anni, questo rapporto è filtrato dai nuovi genitori.
La relazione con il nuovo nato non può e non deve quindi prescindere dalle idee e dalle esigenze dei genitori.
Quasi sempre, quando ascolto racconti di mamme stufe delle invadenze e ingerenze subite dai parenti più stretti, mi rendo conto della bontà di intenzioni da ambo le parti, le quali, però, vengono poi inquinate dalla scarsa chiarezza reciproca.
La volontà di essere presenti nella vita quotidiana di un nipote, a volte, è così forte che viene imposta e, dunque, alla lunga, difficilmente digerita.
Qual è la prima regola per essere presente e godere, giorno dopo giorno, dei progressi dei nipotini?
Secondo il mio modesto punto di vista, essa consiste proprio nell’aiutare le mamme!
Anche qui, il trasporto emotivo e l’istinto, però, possono lasciare spazio ad interpretazioni errate del significato della parola aiuto.
Aiuto vuol dire essere presenti? No, perchè, a volte, la semplice presenza può essere un disturbo.
Aiuto è fare quel che si vuole facendolo passare come supporto? No, questo si chiama piacere.
Aiuto è dare pane ad un assetato? No, questo significa, al massimo, rendersi utili.
Aiuto è donare denaro in cambio del sostegno? No, questo si chiama regalo.
Avendo una figlia in terza elementare, il Dizionario è ormai come un oracolo in casa e, allora, perchè non scomodarlo ancora una volta?
Aiutare significa, secondo la lingua italiana, sostenere con i propri mezzi chi si trova in difficoltà o nell’impossibilità di fare da solo.
Aiutare le mamme, significa, secondo me, mettersi a loro disposizione, rispondendo, in modo puntuale, ad una ragionevole richiesta aiuto.
Mettersi a disposizione in modo sincero, suona come “Sono qui, per te, per voi, dimmi cosa posso fare.” Di conseguenza, mettersi a disposizione non significa sostituirsi ad una mamma ma vuol dire ascoltare in modo attento quali sono le sue necessità.
Troppo spesso, con la scusa di rendersi utili, alcuni famigliari si sentono legittimati ad invadere gli spazi ed i tempi di una famiglia, pretendendo di gestirne i piccoli a proprio piacimento, generando, così, una serie di malintesi, malumori, silenzi e spirali di sensi di colpa e odio reciproco.
Aiutare significa non porre condizioni all’aiuto. Dunque, chi esordisce con frasi come “Io ti aiuto ma solo se posso fare di testa mia col bambino, oppure, solo se me lo porti quando e dove mi fa comodo.” Non sta offrendo aiuto ma una pericolosa trappola da cui difendersi.
Aiutare le mamme significa capire di cosa hanno bisogno e valutare come e in che misura ognuno possa aiutarle
Sì, perchè, se, da una parte, aiutare le mamme non significa fare quello che si vuole ma fare ciò che viene richiesto, dall’altra, una mamma deve fare delle richieste realistiche, senza pretendere di sobbarcare eccessivamente gli altri di responsabilità che sono sue. Ovvero, una mamma non può chiedere, ad esempio, ad una nonna che ancora lavora di passare tutte le mattine a stendere il bucato oppure, ad una zia che ha, a sua volta, dei figli piccoli, di essere presente la sera per aiutare ad addormentare il nipotino.
Se una mamma pretende troppo, non apprezza e non ringrazia, poi, non può lamentarsi di non essere stata aiutata abbastanza.
Affinchè la “collaborazione” funzioni, occorre, dunque, da parte della mamma, fare richieste chiare e commisurate alle possibilità di chi ha davanti, mentre, da parte di chi aiuta, attenersi ai modi e ai tempi della richiesta, facendo davvero, in modo sincero, tutto ciò che è in proprio potere fare.
Solo così, si potrà dire di aver aiutato e, dall’altra parte, ci si potrà sentire supportate, senza ricatti, senza sensi di colpa e senza frustrazioni.
In fondo, gli unici effetti collaterali di una situazione che funziona possono essere una mamma meno oberata, un bimbo circondato di affetto e, la possibilità, per i parenti, di conquistare la fiducia di una mamma e, di conseguenza, avere un rapporto costante e profondo con il suo bambino!