Ultima modifica 21 Ottobre 2019
Mio figlio ora ha cinque anni e mi sembra sia passata una vita da quando lo allattavo.
Ho potuto allattarlo al seno solo per poco tempo, solo per venti giorni. Poi sono stata ricoverata in ospedale per due settimane, dove ho fatto fatica a vederlo quindi era impossibile allattarlo, anche a causa dei medicinali a cui ero sottoposta.
Ma a prescindere da questo non è stato comunque facile. Perché lui è nato tre settimane prima del tempo e quindi era veramente piccolo. Due chili e duecento grammi. Un esserino piccolo piccolo. Mangiava spessissimo ma pochissimo alla volta, per lui era una faticaccia, poverino. Si addormentava mentre mangiava e dovevo stimolarlo in continuazione perché prendesse un minimo. Psicologicamente e fisicamente è stato molto stancante.
Sapendo poi che non stavo bene (io lo sentivo che qualcosa in me non andasse), mi sono spiegata bene tanti dubbi e insicurezze che ho provato. Nonostante l’aiuto che ho avuto da amici e parenti è un qualcosa che hai dentro. La mia esperienza mi porta a pensare una cosa.
L’allattamento al seno è bellissimo. E’ molto importante. E va ben al di là del profondo significato nutrizionale in sé. Ma su questo legame profondo fra la mamma e l’allattamento al seno non sono così categorica e assolutista come molte altre. Come per la scelta del parto, ogni donna e mamma deve poter scegliere ciò che la rende più serena. Più a suo agio. E questo per me conta tantissimo.
Oggi esiste un continuo insistere su questo punto ma quasi teso a colpevolizzare chi si trovi in difficoltà per un qualsiasi motivo, o suo personale o del bambino. Come per altre scelte della mamma si tende a giudicare e non a comprendere. Per fortuna esistono anche persone e strutture volte ad aiutare e consigliare.
Bisogna tenere conto che esiste un fattore fortemente emotivo nell’allattamento. E se deve essere fonte di stress e disagio questo sarà un notevole problema per il bambino oltre che per la mamma.
Visti i miei problemi, io ho dovuto interrompere l’allattamento al seno e passare a quello artificiale. Ed è andata benissimo ugualmente. Al di là del fatto che ormai molti preparati si avvicinano notevolmente alle proprietà nutritive del latte materno, il mio piccolo ha mangiato più serenamente e con più voracità. Si è adeguato presto agli orari (senza forzarlo in alcun modo) e alla regolarità nella frequenza dei pasti man mano che cresceva. Senza sbalzi o traumi.
Quando era possibile lo allattavo con il biberon stando senza maglietta per fargli sentire il mio profumo e calore. Mi ritagliavo un momento ed uno spazio di tranquillità. Gli parlavo e sorridevo. Sempre.
Ma c’è un valore aggiunto che, nel bene e nel male, sono felice mio figlio abbia provato. Non c’è amico o parente stretto che non lo abbia allattato almeno una volta. Che non lo abbia coccolato, che non gli abbia parlato con amore e giocato con lui per il ruttino dopo. Ho delle bellissime foto di cuginetti che lo tengono abbracciato e gli danno il biberon. E lo guardano con tanta tenerezza… Una cosa da cariarsi i denti a guardarle…
Per non parlare del grande aiuto che ho potuto godere da parte di mio marito, che mi permetteva di riprendermi e riposare più a lungo occupandosi anche lui delle poppate. Altra scena dolcissima. Che credo abbia tanto legato il papà al suo piccolo. Generalmente i papà, volenti o nolenti, vengono esclusi da questo momento così intimo, invece con l’allattamento artificiale, anche i papà hanno la possibilità di rafforzare un legame, perché partecipare attivamente a quel momento così speciale ha sicuramente un valore altissimo. Per il papà e per il bambino stesso.
L’allattamento al seno è per molti aspetti la scelta migliore, ma non l’unica scelta possibile. Quello che credo è che ogni bimbo e ogni mamma debbano trovare fra loro il modo migliore per sentirsi uniti e vicini, non solo da un punto di vista nutrizionale ma anche, se non di più, dal punto di vista emotivo.
E sono ben poche, a mio avviso, le cose davvero importanti che non partano dal cuore più che da qualsiasi altra parte del nostro corpo.