Ultima modifica 6 Novembre 2015
I media danno una notizia, la urlano e per un certo periodo di tempo la stessa riempie i loro spazi, poi …il silenzio.
E ci si domanda che cosa succede ora, tutto è tornato tranquillo?
Che cosa è capitato agli operai dell’Alcoa? Agli addetti ai treni di notte? A tutti quegli altri casi che, per un tempo più o meno lungo, ci hanno dettagliatamente raccontato?
Agli operai dell’Ilva di Taranto?
Per loro il silenzio è stato rotto con un boato le cui conseguenze sono imperscrutabili.
La magistratura, ovviamente, stava proseguendo le proprie indagini, senza proclami inutili, senza che nulla trapelasse e d’improvviso la decisione strombazzata dai giornali: sequestro!
Sequestro di 1 miliardo e 200 milioni i euro, immenso !!!!
La Procura di Milano ha accertato che i sigg. Riva, i proprietari della fabbrica tarantina invece di mettere in sicurezza i forni hanno distratto i fondi, se ne sono appropriati e truffato lo Stato poiché, con finto trasferimento, hanno tentato di scudare attraverso 8 società fittizie estere, l’inverosimile somma con una manovra di riciclo gigantesca.
I sigg. Riva sono accusati, tra l’altro, di truffa continua ed aggravata, di appropriazione indebita, di comunicazione fraudolenta e di trasferimento fraudolento di fondi.
Il tutto con un aggravio dell’indebitamento societario verso le banche a discapito delle varie società a loro riconducibili, attraverso plusvalenze e riparo dei fondi nel paradiso fiscale delle isole Jersey.
Il procuratore si affrettava a ribadire che oltre alla somma già citata il sequestro si sarebbe potuto estendere anche ad altri beni, mobili ed immobili, di proprietà delle società predette, beni però non necessari all’attività dell’Ilva e alla produzione dell’acciaio, in osservanza del disposto della legge all’uopo emanata dal governo e dichiarata costituzionale.
La reazione non si è fatta attendere: il Cda si è dimesso, in toto, ed è ritornata la minaccia di chiudere la fabbrica, di lasciare a casa 20.000 persone, 40.000 se si considera l’indotto.
È una minaccia di morte per la città di Taranto, una minaccia reale?
O è un ricatto? Pensano così che la procura sia costretta a ritornare sui suoi passi e a dissequestrare il malloppo, motu proprio o attraverso il ricorso che hanno promesso di inoltrare alle superiori autorità?
Esiste o no questo tesoro sottratto alle fabbriche di cui i Riva sono proprietari? Hanno loro direttamente o per il tramite dei loro dipendenti, distratto negli anni quelle somme dall’uso cui erano destinate? Se ne sono appropriati fraudolentemente, sì o no?
Che la giustizia faccia il suo corso, ma in fretta perché non possono pagare il fio di ruberie o lentezze gli operai a quali nulla si può addebitare, a persone che hanno sempre lavorato, nelle pessime condizioni ambientali, tra i fumi che li hanno avvelenati e che hanno avvelenato tutta la città.
Se i Riva sono responsabili di tutto questo devono pagare solennemente ed immediatamente ed essere espropriati di tutto i loro beni, che sono stati acquisiti con la truffa, l’inganno e sulla pelle di molte, moltissime persone, malate o morte a causa della loro ingordigia ed indifferenza.
Se sono colpevoli paghino subito!!!