Ultima modifica 20 Aprile 2015
Finalmente è finito questo anno bisestile, che, come vuole la tradizione, ha portato lutti, sciagure e disgrazie. Speriamo che le porti tutte con sé e che il nuovo anno sia migliore.
Un tempo, la notte di S. Silvestro tutti buttavano dalla finestra le cose vecchie ed inutili e l’indomani mattina i poveri spazzini, ora chiamati operatori ecologici, avevano il loro bel dafare a pulire le strade e le piazze dai cocci. Ora la tradizione si rinnova solo in pochi angoli del bel paese, ma tutti vorremmo liberarci, buttandoli dalla finestra, dei fardelli che pesano sulle nostre spalle. Purtroppo non si può, pene e dolori, fastidi e incertezze non possono essere abbandonati con una scrollata di spalle.
L’avvenire ci si presenta sotto una luce più incerta che mai, ma dobbiamo proseguire comunque il nostro cammino. Mi hanno detto in tanti, troppi, che non è possibile essere ottimisti, che qualcuno ha spento i sogni e le speranze dei giovani, che sono il futuro, ma noi glielo abbiamo tolto, abbiamo tarpato loro le ali, abbiamo pensato solo e sempre a noi stessi, all’immediato, bruciando risorse, rovinando l’ambiente e, chiusi in un nostro egoistico delirio, non ci siamo accorti dei disastri che stavamo combinando.
Abbiamo guardato con sufficienza, quasi con derisione gli ‘altri’, che abbiamo chiamato, con disprezzo terzo mondo, quei paesi che faticavano a svilupparsi e a raggiungere i nostri standard, sicuri della nostra superiorità, e non ci siamo resi conto di venire ripagati con la stessa moneta, che gli altri disprezzavano noi ed il nostro stile di vita.
Abbiamo fatto la carità con mani pelose, abbiamo finto di dare, facendo calcoli opportunistici pensando che quel poco che davamo ci venisse restituito con interessi da usura, ma abbiamo fatto male i nostri conti, gli altri sono intelligenti come e, forse, più di noi. Hanno imparato e ora stiamo perdendo al gioco che noi abbiamo iniziato e dal quale è difficile uscire. E non è che con l’ottimismo o il pessimismo potremmo riuscire a qualcosa. Un po di sano realismo, molto impegno, molta onestà, non solo intellettuale, il riconoscere gli errori ed invertire la rotta… questo è quanto.
Questo vorrei che ci portasse il nuovo anno, anzi che vorrei che ognuno di noi portasse con s nel 2013, lasciando, metaforicamente, nell’anno bisestile quello che ci rende indegni, quello che faceva dire a Giorgio Gaber ‘…la nostra generazione ha perso…’