Ultima modifica 20 Giugno 2019
“Avevo iniziato a seguire una dieta per perdere qualche chilo in vista dell’estate. Ora che quei chili li ho persi non so perché sto continuando a non mangiare. So solo che non mi riesco a fermare…”.
Questa è una delle tante frasi che si possono leggere sui siti “Pro Ana”.
Siti poco conosciuti perché il mondo preferisce nasconderle certe cose invece di affrontarle, condannarle invece di comprenderle.
Siti in cui le ragazze si scambiano consigli non solo su come dimagrire ma addirittura su come non sentire più la fame.
Come ad esempio : “Se non mangi a colazione non avrai fame tutto il giorno, perché lo stomaco non si è ancora aperto.”
E ancora: “Per far passare i crampi allo stomaco accovacciati a terra. Con me funziona!”.
Che strana malattia l’anoressia!
E’ l’unica malattia da cui chi ce l’ha non vuole guarire.
Le ragazze che ce l’hanno, il più delle volte, non vogliono mandarla via perché la considerano come la strada verso la “perfezione”.
Una perfezione fatta di visi pallidi e scavati, mani scheletriche e ossa sporgenti che di perfetto non hanno proprio niente.
Eppure loro di quelle ossa sporgenti, di quelle mani scheletriche e di quei visi pallidi e scavati ne sorridono di fronte allo specchio, se ne compiacciono.
Ogni ossa che sporge è per loro un passo avanti verso quella “perfezione”.
Non si accorgono che, in realtà, è un passo indietro che le porta lontano dal mondo, dalla vita.
Che strana malattia l’anoressia…
E’ l’unica malattia che chi ce l’ha non vede come un nemico da combattere, ma come una amica in cui confidare.
Tanto da chiamarla con un diminutivo: Ana.
Tanto da crederle quando promette Perfezione e Autocontrollo in cambio della sottomissione alle sue regole.
Ma Ana non mantiene le promesse che fa.
Le anoressiche non ottengono la perfezione, ma solo un corpo ridotto ad un mucchio di ossa.
Le anoressiche non ottengono l’autocontrollo, anche se credono di averlo.
“Posso smetterla con questa dieta quando voglio” pensano.
Ma non è così.
Quello che hanno non è autocontrollo, ma solo forza di volontà per resistere alla fame.
Perché, in realtà, loro non hanno più il controllo su niente.
Nemmeno sulla loro stessa vita, che piano scivola via dalle loro mani scheletriche e troppo deboli per tenersela stretta.
Ana è ingiusta, non è una vera amica.
Eppure sono sempre di più le ragazze che la seguono, che credono alle sue promesse.
Sono sempre di più le ragazze che si iscrivono ai blog “Pro Ana”.
Nel 2008 è stata avanzata una proposta di legge al fine di oscurare questi siti.
Oscurarli, come se fossero loro la causa di un problema che esisteva già prima dell’avvento del web.
Ma i siti Pro Ana non sono la causa del problema, ma una conseguenza.
E se letti con più attenzione, cogliendo le richieste d’aiuto nascoste tra le righe, potrebbero diventare anche il rimedio.
O almeno potrebbero contribuire a trovarne uno.
I siti Pro Ana dovrebbero essere visti come un’ opportunità per conoscere un abisso misterioso come quello dell’anoressia, attraverso le parole delle ragazze che in quell’abisso ci sono sprofondate.
Un’ opportunità per non restare a guardarle dall’alto, ma di calarsi nel problema fino a raggiungerle e aiutarle a trovare un modo per risalire.
I siti Pro Ana non dovrebbero essere censurati, ma sfruttati.
La censura non è mai stato un rimedio a nulla.
Le anoressiche hanno bisogno di essere aiutate, non oscurate.
Miriam
Inquietante pensare a dei siti del genere… ma la violenza auto-inflitta è come la violenza che si accetta quando non si denuncia l’uomo che ci picchia.
Difficile fermarsi, fermarli, fermarci.
E non censurare è la via migliore,solo che è così spaventoso andarci a leggere dentro…