Ultima modifica 11 Aprile 2020
Molte di noi durante i nove mesi di gravidanza hanno attraversato momenti difficili per i motivi più diversi.
Ma non ci hanno sempre detto che erano i mesi più belli della vita di una donna?
Evidentemente non per tutte.
La gravidanza costituisce un periodo di grande vulnerabilità psicopatologica per la mamma, per ragioni biologiche, emotive e relazionali, influendo sulla mente della donna, il rapporto di coppia spesso si modifica, quello tra la madre e il futuro bambino, anche quello tra lei e il mondo che la circonda cambia e tutto questo viene messo in discussione.
Soprattutto se è la prima volta e non avete la minima idea di cosa aspettarvi, la gravidanza può causare ansie.
Dopo tutto, la gravidanza è un’esperienza che ci cambia la vita e come altre forme di cambiamenti nella propria vita, a volte, può portare a sentimenti di paura.
Ma di cosa si tratta?
Se già soffrite di ansia o attacchi di panico probabilmente riconoscete bene i sintomi di eccessiva preoccupazione con incapacità di poterla controllare, sentimenti che compromettono la nostra vita di tutti i giorni.
Si tratta di una risposta fisiologica di attivazione che l’organismo mette in atto in un momento di particolare stress.
Spesso è accompagnata da sensazioni fisiche come palpitazioni, dolori al petto e respiro corto, nausea, tremori.
L’ansia può riguardare le situazioni più diverse:
noi stesse e il nostro corpo (tornerò mai più come prima? Il parto sara doloroso e riuscirò a sopportare?)
il bambino che arriverà (starà bene? Sarà come me lo immagino?)
il rapporto con il proprio compagno (saremo sempre gli stessi di prima? Mi amerà ancora e io riuscirò ad amare lui e il bambino allo stesso modo?)
Chi sono le donne maggiormente a rischio?
Ovviamente le future mamme che hanno già un passato di vissuti di ansia, anche in famiglia, e quelle che riscontrano problemi organici durante la gestazione, sia loro in prima persona che il feto.
Sono da considerare a rischio anche donne che arrivano da un percorso di infertilità e che hanno avuto difficoltà significative nel rimanere incinte o che hanno subito aborti e interruzioni di gravidanze terapeutiche.
Alcuni studi confermano che l’ansia in gravidanza sia associata a un maggior rischio di parto pretermine e di ritardo di crescita del feto, a una minore circonferenza cranica nel neonato e, come prevedibile, ad un accudimento ansioso del neonato legato inevitabilmente ad un ansia anche del bambino da adulto.
Cosa fare?
Innanzitutto è fondamentale riconoscere tempestivamente il problema.
Poi, bisogna farsi aiutare. E’ molto importante sapere che non siamo sole.
Rivolgersi innanzitutto ad uno specialista partendo anche dal medico di base o dal ginecologa se ci troviamo a nostro agio con loro
Raccontare loro i sintomi é già un buon primo passo.
Tutti, sia i medici che le gestanti devono essere sensibilizzati nei confronti dei rischi dell’ansia, in modo da cercare, nei casi indicati, aiuto professionale.
Nella maggior parte dei casi un percorso psicoterapeutico che segua la donna e la tenga monitorata nei 9 mesi e nel post partum sono sufficienti.
Alcuni casi richiedono l’intervento dello psichiatra che può iniziare una terapia con benzodiazepine o con farmaci serotoninergici.
Tutte le donne e le future mamme, dovrebbero dare importanza alla salute ed al benessere del proprio corpo, così come al loro benessere psicologico con la consapevolezza che questo sarà la base di quello del proprio bambino.