Ultima modifica 21 Maggio 2018
Oggi vi voglio regalare un pezzettino del mio passato, di quel periodo in cui aspettavo di diventare madre, quel periodo in cui ancora non conoscevo gli occhi dei miei figli, non conoscevo il loro odore né la loro voce.
Quel periodo, che ogni mamma adottiva chiama la “gravidanza della balena” perchè sai quando inizia ma non sai quando finisce, è lunghissima e piena di tante paranoie e altrettante aspettative.
I miei figli sono finalmente arrivati nel febbraio del 2009 ed io ho vissuto in questo modo l’attesa della partenza perchè, anche se solo nella mia mente, loro erano già nella nostra vita.
Verso il 2009 Si parlava di paure.
Adesso sono pieni di paure, in fondo non conoscono quasi il mondo chiusi come sono da chissà quanto tempo negli istituti. Man mano anche le loro paure primarie se ne andranno ,si riempiranno di paure più naturali che tutti noi abbiamo vissuto e attraversato nel corso della nostra vita.
Resilienza…chissà perchè mi è rimasto così impresso questo termine…sono dei bambini dotati di grande capacità di resilienza rispetto alle avversità della vita. D’altra parte sono già dei sopravvissuti; sopravvissuti alle difficoltà della vita che, nonostante la tenera età, hanno già vissuto sulla loro pelle, sono tosti e continueranno a lottare per imparare a vivere.
Per fortuna, almeno loro, non dovranno più solo sopravvivere…avranno la pienezza della vita nelle loro mani.
E’ il nostro dono per loro, una vita da vivere, un mondo da scoprire e da conquistare, non solo mura di un istituto.
Ma il loro compito più duro sarà imparare nuovamente ad amare e questo sarà il nostro ruolo, prenderli per mano con dolcezza, pazienza e infinito amore per accompagnarli ad assaporare la fiducia e l’abbandono verso gli altri. Abbandono…sembra un parola negativa ma a volte è piena di meravigliosa positività.
Ecco, auguro ai miei figli che nella loro vita, ad iniziare con questo magnifico 2009, riescano ad abbandonare la paura, l’angoscia ed il dolore che un abbandono porta con sé e che possano riuscire a lasciarci entrare nei loro cuori come noi desideriamo fare: completamente e totalmente
E ancora
La fatica dell’attesa sembrava fosse metabolizzata in tutti questi anni, in fondo abbiamo avuto tutto il tempo per farla nostra, per renderla parte integrante del cammino verso i nostri figli.
Dovrebbe essere una luna nera sfuocata e laterale che non getta alcuna ombra sul cammino. Abbiamo ingoiato giorni e giorni di trilli telefonici inutili, di telefonate fatte altrettanto inutili, di momenti in cui ti senti abbastanza sereno da non sobbalzare più allo squillo del cellulare, passato periodi di calma apparente dove la litania “nessuna nuova buona nuova” era la nostra ancora di salvezza anche se poi a volte ti trascinava giù nel buio del fango dell’indifferenza.
Adesso cos’ è? Una attesa gioiosa se messa in rapporto che altre attese, ma un lungo tunnel senza fine per chi invece deve attraversarlo e, come al solito, è pieno di informazioni che non arrivano…pieno di silenzio che permette alla paura di imperare.
Vorrei essere leggera come una libellula e volare fra un acquisto, un regalino, una cameretta nuova, delle lenzuola da comprare, dei pigiamini da prendere…godermi questo periodo di solitudine che durerà ancora per poco ma il pensiero che i miei bambini siano là, che non sappiano ancora nulla, mi tormenta.
L’ insonnia è tornata puntuale in modo che la mente abbia il suo tempo amplificato per arrovellarsi sopra i pensieri.
Ecco questa è stata la nostra attesa, uno stare sulle montagne russe per un tempo indefinito a chiedersi e richiedersi se questi bambini potranno mai adottarci fino in fondo perchè, diciamocelo, non siamo solo noi genitori ad adottare i nostri figli, sono soprattutto loro che adottano noi, che spesso cambiano tutta la loro vita, lingua, paese, abitudini…tutto; e quindi è legittimo chiedersi: “ ma piacerò ai miei figli???” con un pochino di ansia.