Ultima modifica 27 Agosto 2020
Famiglie diverse, abitudini differenti ma il copione è sempre il solito: quando si arriva alla sera e si spengono le luci, il figlio si ritrova nel letto con mamma e papà.
Talune volte fin dalla nascita, altre a seguito di un’influenza o di un momento critico.
Sebbene i bambini cerchino spesso il contatto fisico e la vicinanza di mamma e papà per addormentarsi, il loro sostare nel lettone per mesi o per anni dipende principalmente dai genitori.
Infatti spesso sono mamma e papà per primi che vogliono, magari inconsciamente, i figli a dormire con loro, per il piacere di averli vicini, per stanchezza e comodità (così si risparmiano risvegli e alzate notturne e non è cosa da poco!), per averli “sotto controllo” (quando sono piccoli, quando sono malati) oppure talora per dinamiche di coppia più complesse e profonde.
Tuttavia al di là dei motivi, sicuramente questa non è la soluzione elettiva per nessuno, né per la coppia che ha bisogno dei suoi spazi intimi né per il bambino che ha bisogno di avere momenti suoi personali in cui sperimentare la capacità di riuscire a stare anche da solo e quindi di affrontare e superare paure come quella del buio.
Come si può fare per aiutare nostro figlio a dormire nel lettino?
Per prima cosa, dobbiamo essere noi genitori a considerare importante e positivo che nostro figlio dorma nel suo lettino e che questo sia possibile, in modo da riuscire a trasmettere anche a lui fiducia e sicurezza al riguardo e da vincere noi per primi il dispiacere di non averlo a dormire vicino a noi.
Il mio suggerimento è di comunicargli la decisione, sottolineando la fiducia nel fatto che sia in grado di dormire anche da solo.
E’ importante mettere il bambino nelle condizioni di sentirsi più tranquillo possibile, magari avendo un “compagno di nanna” (spesso il suo oggetto transazionale), una luce notturna accesa se lo spaventa il buio, la porta aperta e soprattutto sapere che al momento dell’addormentamento ci sono mamma e papà, come anche nel caso in cui lui abbia bisogno.
Come ben sappiamo, i bambini sono abitudinari per cui aspettiamoci che ci possano essere resistenze iniziali al cambiamento, che poi col tempo vanno a svanire se l’atteggiamento dei genitori è fermo e coerente.
Il cambiamento può essere impegnativo anche per noi genitori.
Implica non solo gestire eventuali bizze ma anche la disponibilità ad alzarsi più volte, perché venendo meno la vicinanza e il contatto fisico con mamma e papà, molti bambini si svegliano ripetutamente durante la notte.
Questo è sicuramente il tasto più dolente, perché affrontare vari risvegli notturni magari per diversi giorni e settimane non è semplice. Tuttavia se c’è la possibilità di alternarsi con il papà, il carico e la pesantezza della situazione possono risultare più tollerabili.
L’importante è non cedere alla tentazione di riportare il bambino nel lettone, perché altrimenti il rischio è di comunicargli messaggi contraddittori e quindi di generare confusione in merito alle nostre richieste e aspettative.
Il lettone deve rimanere l’eccezione relegata a momenti particolari, come, ad esempio, le coccole della mattina.
Con l’ultimo figlio ho una esperienza diversa.
Con lui ho adottato con piacere e convinzione il coosleeping. Ad un certo punto ha deciso che era giunto il momento di dormire da solo e così è stato!
Mi rammarico di aver avuto idee diverse e convinzioni diverse con gli altri figli.
Lui è il più autonomo alla sua età rispetto ai fratelli. Certo è l’ultimo e questo aiuta, ma sono convinta che l’aver condiviso con noi il suo dormire abbia daro il suo contributo.
Si cresce insieme ai figli e lungo il percorso si cambia anche idea e punti di vista.
Paola Bianconi
Anche io sono per il cosleeping, per svariate ragioni: perchè è comodo durante l’allattamento, perchè il contatto con la mamma rassicura più di qualsiasi doudou, perchè vedo che il bimbo è più sereno così e ci deve essere un motivo perchè lo sia, no? Perchè privarlo del contatto con me?
Che male c’è?
L’ho adottato anche con le altre due mie bimbe, che ora dormono serenamente, non solo nel loro letto, ma in un’altra stanza.
Quando arriva il momento giusto, non ci sono traumi, non ci sono metodi e tutto si fà senza troppi tentativi e capricci: i bimbi filano nel proprio lettino come cosa normale e serena.
Almeno, questa è la mia esperienza.
Non ci vedo nulla di male nel cosleeping.
E mi sento anche di aggiungere, che i benefici del cosleeping sono noti da anni, persino Estivill stesso si è ricreduto: aveva tanto condannato il cosleeping e poi ha fatto marcia indietro.
Io quando ho avuto il primo figlio ero fermamente convinta di quello che scrivi tu: l’ho messo nella sua cameretta “prima che fosse troppo tardi” a 5 mesi e per un po’ ha funzionato, ma poi è stato il delirio, sempre peggio fino all’età di 16 mesi MAI UNA VOLTA NEL LETTONE perché non si abituasse.Quando finalmente ho riportato il suo lettino accanto al mio, si è svegliato 2 notti, ma ad gni suo accenno, io allungavo la mano e lo accarezzavo. E’ bastato quello a farli sapere che c’ero e a rassicurarlo. Da allora ha preso a dormire tutta la notte!! E’ andato in cameretta da solo quando l’ha chiesto lui a quasi 2 anni e mezzo.
Io e mio marito? Se avevamo voglia, stavamo in intimità altrove, in soggiorno o nella camera degli ospiti.
Edoardo ha dormito nella mia stanza nel suo lettino da quando è nato fino a 9 mesi, per motivi pratici oltre che di scelta perché eravamo al mare o dai nonni e non avevamo due stanze. A 9 mesi è andato a dormire in stanza col fratellone senza problemi. Qualche volta succede anche che dorma nel lettone, ma son eccezioni che non turbano nè lui, nè noi.
Questo per dire che bisogna imparare ad ascoltare il bambino e capire di cosa a bisogno, il coosleeping è una scelta di comodo? Un po’ si, un po’ no… però se quella mamma, per quel bambino e per se stessa decide che è il meglio, fa bene a farlo secondo me!
Ammetto che ho appurato ora per la prima volta, dai commenti precedenti, che il cosleeping esiste come teoria definita. Io non ho adottato come scelta preordinata quella di far dormire i miei nani nel lettone, seppure sia sempre stata consapevole che il “fate la nanna” non sarebbe mai e poi mai stato applicato a casa mia – nè sarebbe stato possibile applicarlo per esigenze e priorità della famiglia.
Ma per un allattamento più “comodo” entrambi i miei bimbi hanno spesso presenziato nel lettone, anche se non con costanza. Con la crescita entrambi si sono abituati da soli e in modo del tutto naturale a dormire nel loro lettino, il quale è diventato un letto normale senza sbarre dai 2 anni cosicchè se si svegliano e non riescono a riaddormentarsi da soli possono venire nel lettone, ma non si sentono ingabbiati. Praticamente si appisolavano nel lettone dopo i giochi e le coccole e poi li spostavo nei loro letti dove solitamente rimanevano tutta la notte. Ora, 2 anni e 4, si addormentano nel loro letto nella loro stanza dopo la storia. Dalla mia esperienza ho dedotto che l’evoluzione può essere un fenomeno naturale e prima o poi è una scelta che fanno i bimbi in autonomia, senza traumi.
ebbene sì, sono separata dal mio compagno, da pochi mesi, abbiamo un bambino di 21 mesi, è da settembre che, purtroppo, per mia comodità data la mia situazione, viene a dormire con me nel lettone. Si addormenta nel suo lettino, ma poi si sveglia durante la notte, magari verso le 3 o le 4 del mattino, all’inizio cercavo di farlo riaddormentare, ma poi io non riuscivo più a riposare bene, e così ho deciso che quando si sveglia viene a letto con me, e dormiamo fino a mattino. Ora non so come fare a farlo tornare nel suo letto. Magari con i vostri consigli riesco nel mio intento.