Ultima modifica 17 Giugno 2023
Far emergere i talenti a scuola non è facile.
Una cinquantina di bambini per volta ci accompagnano ogni 5 anni.
I bambini dentro una scuola ci vivono, prendono e danno… anzi in realtà danno più di quanto prendano.
E devo constatare, con l’andare degli anni, che i bambini in difficoltà rendano questo una regola.
Parlo di difficoltà nell’apprendere la letto-scrittura, oppure difficoltà nel calcolo, difficoltà meccaniche che non inficiano affatto l’essere una persona meravigliosa.
Leggo tanto e studio pure sulle difficoltà.
Ovviamente da insegnante sono tenuta a formarmi per aiutare in ogni modo questi bambini chiamati amministrativamente come bambini con Bisogni Educativi Speciali.
Ma da insegnante ho imparato anche qualcosa di più importante: che i bambini con bisogni educativi speciali hanno qualità che a scuola fanno bene all’anima.
A me è successo.
Hanno la forza di affrontare, il coraggio di resistere, la costanza di riprendersi.
Quei passetti da gigante così importanti, come pietre miliari di un percorso in salita, apprezzati e valorizzati nel giusto modo dalle loro famiglie.
Cose che gli altri bambini possono solo imparare da loro ed è bene che un insegnante lo faccia presente con forza.
Ho dei ricordi di famiglie meravigliose il riflesso delle quali veniva a scuola con i propri figli. Famiglie che hanno saputo affrontare i momenti difficili con una determinazione, una consapevolezza e una fiducia che io stessa invidio.
E dei bambini cosa dire ancora?
Di quei bambini che ricordavano ogni cosa più degli altri, perché non potevano scriverla in fretta. Di quei bambini che “i calcoli in colonna no… li faccio a mente” e li facevano esatti.
Quei bambini che si appassionavano a storia e geografia, perché si poteva parlare, discutere, vedere immagini e fare confronti guardando e ragionando, costruendo mappe significative.
Di quei bambini che, in classi consapevoli di tutto questo, sono diventati perfino dei leader positivi.
Ci hanno insegnato che a scuola è un dovere far emergere tutti i talenti, che le operazioni in colonna non dicono come vai a matematica, che scrivere al computer è esattamente come scrivere in corsivo.
L’anima e le idee escono ugualmente.
Io certe volte immagino un impiegato, come mia mamma è stata per una vita.
La sua scrivania era la sua.
Messa come voleva lei, con sopra ciò che le serviva, ordinato in modo comodo per lei.
E lei lavorava bene, trovava tutto a occhi chiusi.
Qualcuno ha delle foto, qualcuno un fiore, qualcuno il lavoretto della festa della mamma.
Facciamo finta che la scrivania è la scuola perché ha dei margini precisi in cui lavorare.
Ma posso anche riempirla di fiori un giorno, dipingerla di rosso un altro, togliendo tutto da sopra per vederne il fondo.
Ecco, perché un bambino non può lavorare con “la sua scrivania” di strumenti, di immagini, di colori per riuscire a lavorare meglio?
Tutti i bambini fanno degli immensi sforzi per raggiungere traguardi.
Ma gli insegnanti stanno lì a guardare e vedono chi ne fa indubbiamente di più.
Con una dovizia e una testardaggine, come chiedevano il loro compito a casa!
E come si cercavano la pagina del diario alle 13.05 e ti venivano lì, sotto il naso a chiederti di scriverli in fretta.
Ma sì. Le nostre piccole rocce che insegnano tanto.
Le nostre piccole rocce che insegnano tanto e che mi hanno dato più di quanto io abbia dato loro. Ecco perchè è nostro dovere cercare di far emergere i talenti.