Ultima modifica 22 Aprile 2021
Il genitore molto spesso ha la sensazione e l’impressione di dover dire di no all’infinito ai propri figli: No, non potete avere ovetti Kinder a colazione.
No, non potete avere un cavallo per natale.
Quando poi arriva il momento in cui i figli scoprono il mondo dei videogiochi si pensa subito che si debba aggiungere un nuovo no alla lista: no, non potete stare seduti a giocare a Crash Bandicoot tutto il giorno.
Ma questo è fondamentalmente il modo in cui ho trascorso tutti gli anni ’90.
Bambini e Videogiochi: una guida per i genitori.
Anche se oggi sono ‘un adulto’ il mondo dei videogame è parte attiva della mia vita.
Ne parlo attraverso i social, sono un amante del gaming sin da quando avevo 4 anni e potrei raccontarvi ogni sorta di curiosità e raccomandazioni sui videogiochi.
Pensate che spesso mi ritrovo all’uscita della scuola di mio nipote, a rispondere a molti genitori che mi chiedono consigli su come possono gestire la questione videogioco/figlio.
Suggerimenti su quali giochi il bambino dovrebbe giocare, per quanto tempo dovrebbe giocare, come limitare il tempo davanti allo schermo e cosa fare se i loro amici giocano a giochi violenti.
Pronti? Partiamo da zero.
A quali giochi dovrebbe giocare mio figlio?
Come nei film, tutti i videogiochi riportano la raccomandazione di età sulla confezione, e vale sempre la pena prestarci molta attenzione. Se non permettete ai vostri figli di guardare un film vietato ai minori di 18 anni, non dovrebbero giocare nemmeno a un gioco con valutazione PEGI 18.
Il PEGI non è altro che il Pan European Game Information, un sistema di valutazione di quanto ogni videogioco sia adatto ai giocatori, a seconda della loro età.
Fortunatamente, non tutti i giochi sono violenti.
Ci sono 18.000 titoli su Amazon con un PEGI di 3+, ed alcuni di loro sono anche buoni.
Cosa consiglierei?
Sicuramente giochi che incoraggiano i bambini a creare, come Minecraft, LittleBigPlanet, i videogiochi del mondo LEGO o i giochi di Super Mario.
Giochi dove possono usare la loro immaginazione e voi potete sentirvi tranquilli sull’assoluta sicurezza dei loro contenuti .
Se come me, anche voi eravate dei videogiocatori da bambini, vi suggerisco di far giocare loro i vostri vecchi classici. In questo modo potrete interagire facilmente, e raccontare loro come, alla stessa età anche voi amavate giocare e vi divertivate difronte allo schermo.
Per quanto tempo dovrebbe giocare mio figlio?
Prima di parlare di quanto tempo un bambino possa passare sui videogiochi, parliamo di quanto tempo i bambini passano all’aria aperta.
La mia raccomandazione principale è infatti quella che prima di tutto i vostri figli godano di altre cose buone come, appunto, stare all’aria aperta, praticare sport, leggere libri, assistere a lezioni di musica o giocare con gli amici.
Solo allora possiamo iniziare a parlare di videogiochi.
Se lo desidera, consiglio di lasciare al bambino del tempo da trascorrere con i videogiochi, perché comunque ha bisogno anche lui di un tempo “fermo”, dove recuperare energie e allo stesso tempo tenere attiva la mente.
Si tratta di trovare il giusto equilibrio.
Uno studio dell’ American Academy of Paediatrics (Accademia americana dei pediatri) raccomanda di tenere i bambini sotto i 18 mesi totalmente alla larga da uno schermo, seguito da un massimo di un’ora al giorno fino a cinque anni.
Non c’è un numero di ore suggerito per i bambini dai 6 anni in su: 60 minuti, magari divisi in due blocchi da 30, vengono spesso considerati un limite ragionevole. Ma ovviamente tutto cambia a seconda dell’età e da bambino a bambino.
Qual è il modo migliore per trascinare i bambini lontano da uno schermo?
Può essere più facile portare i bambini a spegnere la loro console se si prefissa un limite di tempo prima della sessione di gioco. Date loro un avviso di cinque minuti prima che scada il tempo concordato, in modo che possano salvare i loro progressi.
Siate risoluti, ma ragionevoli; se hanno davvero bisogno di un altro minuto per finire la partita o battere il boss, mostrate magnanimità.
Se invece vi ritroverete ad avere difficoltà nel farlo smettere avrete sempre l’opzione “ultimatum” , che consiste nel dire loro che ogni minuto trascorso a giocare dopo la scadenza del termine, costerà loro cinque minuti della loro prossima sessione.
Cosa facciamo se il loro migliore amico gioca a giochi violenti?
Gestire l’esposizione di tuo figlio ai giochi nelle case di altre persone può essere più difficile del previsto. È un campo minato sociale: come fai a dire ad un altro genitore che non pensi che il tuo bambino debba giocare a giochi a cui al loro bambino è permesso di giocare, senza farli sentire come se li stessi giudicando male?
È meglio essere onesti, ma non troppo onesti.
Mettete sempre l’accento sul vostro bambino.
Spiegate che siete preoccupati di quanto il vostro bambino non sia abbastanza grande e maturo per certe tematiche e tipi di gioco e di quanto facilmente possano essere influenzati da loro.
È probabile che l’altro genitore sarà all’inizio comprensivo, ma aspetterà fino a quando non sarete a portata di orecchio per ridere della vostra sensibilità.
Intanto però l’obiettivo dovrebbe essere raggiunto.
Suggerimento extra: C’è una mancanza di prove conclusive sul legame tra videogiochi e comportamento violento. È improbabile che una piccola quantità di esposizione trasformi il bambino in un folle. L’importante è mantenere uno scambio di dialogo aperto e onesto con loro. E, nel caso non abbiate alternative, fare in modo che l’esposizione rimanga ‘piccola’.
Conclusione
Come per la maggior parte delle cose legate alla vostra vita da genitori, gestire i giochi dei vostri figli si riduce a una combinazione di decisioni informate e ponderate.
Armatevi di fatti: conoscete il sistema di classificazione PEGI e imparate come utilizzare i parental control della vostra console qualunque essa sia.
Xbox One, PS4 e Nintendo Switch lo hanno tutti in dotazione, così come tablet e telefoni.
Conoscere vostro figlio meglio di chiunque altro è il primo e fondamentale aspetto da tenere a mente, quindi fidatevi del vostro istinto quando si tratta di ciò che è giusto o sbagliato per loro.