Ultima modifica 20 Aprile 2015
L’hanno infilata in una cintura esplosiva che hanno fatto esplodere mentre era in un supermercato uccidendo la piccola e molte, molte altre persone.
Cosa c’è di più orrendo, vigliacco, ignobile che servirsi di una bambina, rubandole la vita, l’infanzia, i sogni, la sua innocenza?
Forse le hanno infilato quella cintura senza che lei capisse, senza che lei fosse consapevole di quello che le sarebbe accaduto, forse, e questo sarebbe, se possibile, ancora più orrendo, l’hanno istruita condizionandola, manipolandola, le hanno fatto balenare immagini di un futuro per lei meraviglioso, le hanno conculcato idee di grandezza, di gloria e, forse, lei si è avviata felice, sicura, trionfante verso…………..il sacrificio.
Forse quella bambina è meno importante dei vignettisti di Charlie?
O, forse, è solo perché la sua strage è avvenuta nel nord della Nigeria, dove, solo poche ore prima erano stati trucidati 2000 fra donne, uomini e bambini a colpi di macete, uccisi mentre fuggivano davanti alle orde assassine di Boku Haram?
Domenica, laggiù in Nigeria è avvenuto un altro atto terroristico, anche questo compiuto da 2 bambine imbottite di esplosivo e fatte saltare in mezzo ad altra gente dalle stesse mani assassine.
Lunedì altra strage compiuta da una bimba di 10 anni, 10 anni!!!!
Ma questi fatti orrendi non hanno meritato che poche parole, sono fatti, forse, di secondaria importanza?
Mentre, dicono, 3 milioni di persone hanno sfilato nelle vie e nelle piazze di Francia, con in prima fila 42 capi di stato e di governo.
Il corteo di Parigi è stato seguito in diretta dalle televisioni di moltissimi Stati.
Hanno voluto colpire la nostra cultura, colpendo la Francia hanno voluto colpire tutti noi, noi siamo tutti Charlie!
E la gente comune uccisa a Vincennes? E i nigeriani? I curdi? I siriani?
Le azioni terroristiche nei loro confronti sono meno importanti?
Forse ci siamo, per anni, crogiolati nell’assurda idea di essere i migliori rappresentanti del genere umano, noi occidentali, noi con la nostra cultura, la nostra libertà, la nostra religione o il nostro ateismo, le nostre leggi e le nostre regole e abbiamo, da sempre, guardato gli altri popoli dall’alto in basso, disprezzandone, più o meno violentemente, le loro culture, le loro religioni, il loro modo di vivere, le loro leggi.
Abbiamo detto, proclamato di non essere razzisti, ma era vero fino in fondo?
Continuiamo a proclamare la nostra libertà, ma rispettiamo quella degli altri?
O continuiamo ad interferire nella loro vita, servendoci, di volta in volta di questo o di quello, parteggiando per questo o per quello e non certo in base a criteri di democrazia o di libertà, ma solo ed esclusivamente per ragioni di opportunismo, di convenienza personale o del nostro piccolo mondo.
Vogliamo forse dire che in Arabia Saudita viga un regime democratico diverso da quello siriano o che il Quwait o il Pakistan siano regimi democratici?
No, eppure loro sono i nostri alleati, eppure le donne dell’Arabia non godono di maggiori diritti di quelle siriane prima dell’avvento dell’Isis, anzi!
Quanto siamo ipocriti!
Dobbiamo fare un bell’esame di coscienza prima di agire, prima di pensare a come uscire da questa situazione, prima di proclamare urbi et orbi che siamo tutti Charlie!
Anche perché non lo siamo proprio tutti, non tutti ci identifichiamo con la presunzione di libertà professata dal giornale, ne conosco alcuni, tra i quali io.
Io non sono Charlie, almeno non approvo il suo modo di sentire la satira, meglio non credo che le vignette di Hebdo siano in alcun modo satiriche, che siano espressione di libertà di pensiero, ma semplicemente di un modo di pensare, di offendere, di essere volgare (nella peggiore accezione del termine), di assoluta mancanza di rispetto, di menzogna eletta a sistema.
Detto questo è vero che ci troviamo di fronte ad un gravissimo problema, ad un fondamentalismo di una parte (quanto grande?) delle persone di fede islamica, spinto all’estremo che intende propugnare le proprie idee con la violenza, imponendole agli altri con la forza, e non è nascondendoci dietro ad un dito, minimizzandolo o proclamando che solo accoglienza e tolleranza sono le armi pacifiche che ci porteranno alla fine del conflitto.
Forse dobbiamo essere un po’ meno tolleranti con noi stessi, dobbiamo riimparare il rispetto, l’osservazione delle nostre regole, dobbiamo, forse, rinunciare ad un po’ della nostra libertà per poter meglio controllare le nostre città, il nostro mondo.
Forse dobbiamo riflettere che libertà non significa anarchia, alla quale ci stiamo avvicinando abbastanza rapidamente, che il rispetto delle regole e non l’insofferenza delle stesse dovrebbe essere il nostro target, forse, dovremmo ricordarci che il rispetto delle opinioni altrui non significa accettazione ne indifferenza.
Hanno detto il nemico è tra noi, ma noi non lo vediamo, non siamo in grado di identificarlo, possiamo solo pretendere che tutti coloro che vivono nei nostri paesi accettino e seguano le nostre leggi e le nostre normative senza se e senza ma, liberi, ovviamente, di professare le loro religioni, ma ricordandosi che i nostri Stati sono laici e che se le leggi ivi vigenti sono in contrasto con i detta ti delle religioni professate, non ci sono problemi, devono essere rispettate se si vuole vivere qui, altrimenti ognuno è libero di andarsene.
Veramente non dovrebbe essere libero, dovrebbe essere accompagnato alla frontiera con il foglio di via obbligatorio, che deve essere rispettato, con decisione e fermezza, che, purtroppo, sono qualità che ci mancano e di cui i fondamentalisti sono ampiamente dotati.