Ultima modifica 18 Novembre 2019

Da sempre i bambini sono stati al centro dei miei interessi, ancor prima di diventare mamma. Pensavo che fossero loro il tesoro più grande da custodire.
Per questo ho scelto di occuparmi dell’età evolutiva nella mia professione di psicologa.

Da mamma adesso non riesco a tollerare i maltrattamenti a scuola.

Il ripetersi in modo così frequente proprio nel posto in cui tu lasci tuo figlio otto ore al giorno per cinque giorni a settimana.

Quel posto che dovrebbe essere la sua seconda casa.
Il luogo dove tuo figlio impara a socializzare, a rispettare le regole, a dividere e condividere, a sperimentare nuovi giochi.
Dove impara a fidarsi degli altri perché tu per prima ti fidi di quel posto, portandolo lì.

Non bisogna sottovalutare che alcune professioni hanno un carico stressante non indifferente. Tra queste sicuramente l’insegnante,  l’infermiere e il medico sono a rischio di burnout, cioè quella condizione di stress da lavoro che porta a logorio psicofisico ed emotivo, con conseguenze spiacevoli per sé e per gli altri.
Chiaramente questo aspetto andrebbe valutato in sede lavorativa e arginato con adeguate misure di sostegno e politiche finalizzate a migliorare l’ambiente lavorativo.

Come possiamo difenderci e cosa possiamo fare da genitori se sospettiamo che qualcosa a scuola non vada per il meglio?

Sicuramente noi conosciamo i nostri figli meglio di chiunque altro.
La comunicazione tra adulto e bambino è la chiave di tutto.

L’osservazione del comportamento è fondamentale per individuare eventuali problemi, di qualsiasi natura.

maltrattamenti a scuola.

Se nostro figlio prima andava a scuola tranquillamente ma ad un certo punto comincia a inventarsi una scusa diversa ogni giorno per non andare, chiediamogli il perché.
Ma soprattutto parliamone con calma con lui.

Bronci, mal di pancia, capricci prima di entrare a scuola, richieste strane tipo uscita anticipata, chiedere a mamma o papà di non andarsene (se non lo ha mai fatto prima ovviamente), rifiutarsi di fare cacca o pipì a scuola, di mangiare, di dormire, etc… sono tutti segnali che dovrebbero attirare la nostra attenzione.

Ovviamente parlo di un cambio repentino e apparentemente immotivato dell’atteggiamento. Non certo se questi sono comportamenti abituali del bambino, che meriterebbero comunque di essere approfonditi.

Anche il linguaggio e il modo di esprimersi vanno tenuti in considerazione.

Se vostro figlio ad un tratto diventa aggressivo o mostra rabbia immotivata in determinate occasioni, cercate di capire se è qualcosa di occasionale oppure si ripete spesso nell’ultimo periodo. Anche durante il gioco, se si chiude in se stesso e solitamente non è un tipo taciturno.

Se il suo peluche preferito è diventato monello e “merita punizioni, va in castigo, all’angolo, lo picchiamo” e questi non sono metodi utilizzati in famiglia, sicuramente il bambino sta cercando di dirvi qualcosa nel modo migliore in cui riesce a farlo.

bambini maltrattati a scuola

Sempre con estrema cautela, bisogna cercare di capire con lui a cosa sia dovuto questo comportamento. Anche se non è sempre facile, soprattutto perché magari il bambino non ha ancora acquisito la capacità di esprimersi al meglio, è importante farlo.
Più semplicemente perché quando c’è qualcosa che lo turba, la conseguenza più immediata è quella di tacere, proprio per evitare di essere coinvolto ancora dal sentimento negativo che questo gli provoca.

Occorre evitare di imboccare al bambino spiegazioni che in realtà sono frutto di nostre supposizioni e di suggerirgli idee e avvenimenti.

Influenzare i bambini con i nostri pensieri e le nostre convinzioni non aiuterà a capire cosa accade realmente a scuola.

Il maltrattamento psicologico è complicato da riconoscere dall’esterno.

Non ha elementi tangibili. Mentre per quanto riguarda il maltrattamento fisico possiamo facilmente accorgerci che qualcosa non va in presenza di lividi, ematomi, ferite, graffi che difficilmente si possono procurare accidentalmente (quante volte il bimbo torna a casa con un ginocchio sbucciato o un graffio sul viso del compagnetto…).

Prima di farsi prendere dall’ansia, va sicuramente indagato il clima e l’andamento scolastico, quindi il rapporto insegnante-bambino. Chiedete un incontro per avere notizie sul comportamento di vostro figlio.
Verificate se gli atteggiamenti coincidono con ciò che avete notato voi, se a scuola sono stati osservati o meno cambiamenti, valutate bene cosa vi dice l’insegnante di riferimento.

Solo dopo potrete avere le idee più chiare.

Ma se avete il minimo dubbio che qualcosa non va, consultatevi con gli altri genitori (in privato e non sui famosi gruppi whatsapp).
Chiedete di parlare con la coordinatrice della struttura, con la preside o dirigente scolastico ed esponete i vostri dubbi senza aver timore.

È importante rivolgersi agli specialisti del settore per sapere come muoversi correttamente evitando di creare inutili danni a vostro figlio e falsi allarmismi, che potrebbero compromettere il rapporto insegnante-bambino.

bambini maltrattati a scuola

Non restiamo nel dubbio che forse sì, qualcosa non va, ma forse siamo noi che ingigantiamo gli avvenimenti, magari domani andrà meglio, sono i soliti capricci, tanto a noi non capiterà mai.

Interessiamoci realmente della vita dei nostri piccoli.

Abituiamoci a considerare che le loro richieste sono motivate, seppure non sempre chiare! Ancora una volta c’è tanto da imparare in questo nostro bellissimo ma faticosissimo percorso di genitori.

37 anni, siciliana di origine ma romana di adozione. Psicologa dell’età evolutiva e psicoterapeuta, adoro viaggiare, ascoltare musica e perdermi nelle librerie a curiosare tra le copertine dei libri odoranti di nuovo, sperando un giorno di poterli leggere…

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