Ultima modifica 28 Maggio 2019
Uno studio inglese ha evidenziato che i bambini più intelligenti sono quelli che instaurano un rapporto privilegiato coi papà nei primi mesi di vita.
I bambini più intelligenti stanno molto coi papà. Questa volta lo dice la scienza
Okay, nel mare magnum delle ricerche si scopre tutto e il contrario di tutto. Prima i bambini più intelligenti erano quelli che stavano più attaccati alle mamme. Lo avevamo raccontato anche noi qualche tempo fa. Adesso questo nuovo studio ha scardinato le nostre precedenti certezze.
Lo studio è stato condotto da un team di ricercatori dell’ Imperial College e del King’s College di Londra e dell’Università di Oxford. E poi pubblicato sull’ ultimo numero dell’ Infant Mental Health Journal.
Il ruolo attivo dei papà, dice la ricerca, commentata anche dalla BBC, nei primi mesi di vita dei figli produce performance migliori in test dei bambini all’età di 2 anni.
E queste peculiarità sarebbero visibili già ai 3 mesi del piccolo. La ricerca ha anche teorizzato che i padri che hanno accolto il loro ruolo con serenità avrebbero non solo cresciuto bambini più intelligenti, ma anche teenager più sereni.
Gli studi si sono focalizzati sull’interazione tra i bambini e i loro papà.
Sembrerebbe che la tendenza dell’uomo ad avere uno stile più stimolante e vigoroso incoraggi le tendenze dei figli all’esplorazione e al rischio. E questo farebbe di loro bambini più intelligenti. Con uno sviluppo cognitivo maggiormente sviluppato.
I bambini più intelligenti stanno coi papà e riconoscono forme e colori.
Dice la ricerca.
La ricerca ha coinvolto 128 padri. Questi sono stati monitorati durante i primi mesi dalla nascita dei loro figli. E hanno passato la maggior parte del tempo accanto a loro.
Durante il monitoraggio padri e figli sono stati invitati a stare insieme. A giocare per terra senza l’ausilio di giochi. E durante delle sessioni di lettura.
Nei test somministrati a questi bimbi all’età di 2 anni, si è evidenziato come questi distinguessero forme e colori in numero maggiore rispetto al campione di comparazione.
E in modo indifferente rispetto al sesso dei bambini.
Al contrario, nei bambini che si sono relazionati con padri dai comportamenti più ritirati o depressi, i risultati dei test cognitivi erano più bassi.
I risultati della ricerca hanno così concluso. I padri, al contrario delle madri, utilizzano meno strategie verbali per comunicare con i loro piccoli. Con un impatto evidente anche sulla riuscita dello sviluppo cognitivo e sociale.
Il professor Paul Ramchandani, dell’Imperial college, ha affermato che la ricerca ha messo in evidenza l’interazione tra padre e figlio durante i primi mesi di vita del piccolo. E anche a distanza di due anni si è evinto che questa relazione ha favorito lo sviluppo cognitivo del piccolo. Facendo di questi bambini più intelligenti.
Un altro fattore che favorisce tale sviluppo, aggiunge il dottor Vaheshta Sethna del King’s College, è la calma e la mancanza di ansia durante una sessione di lettura tra padri e figli.
Questo contesto favorirebbe la capacità di problem solving. Così come l’attenzione, lo sviluppo del linguaggio e le abilità sociali.
Ultima considerazione personale.
Io non ho mai avuto nulla in contrario a questo. A che i padri stessero molto tempo con i loro piccoli.
Adesso che anche la scienza ha dimostrato tutti questi effetti benefici propongo a tutte le madri che leggono di coinvolgere maggiormente i mariti nell’accudimento dei loro piccoli.
Che anche i papà si alzassero la notte per allattare. Che giocassero con questi bimbi sul tappeto del soggiorno. E concedessero a noi mamme un po’ più di tempo per altro che non sia l’accudimento esclusivo dei figli.
E non lo dico per il nostro benessere, ma per lo sviluppo cognitivo dei bambini!
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