Ultima modifica 22 Marzo 2018
La bambola più famosa e longeva del mondo, la Barbie, cambia pelle. O meglio, da pelle e ossa diventa obesa.
Questa è la novità che hanno pensato alla Mattel per tener compagnia alle nostre figlie.
Come sempre non si tiene conto più di tanto del valore morale ed educativo che si trasmette, ma dell’eco che la notizia produce e quindi degli introiti che ne deriveranno.
Marketing. Solo questo.
Sono ormai quarant’anni che si discute delle dimensioni di Barbie: inarrivabili e quasi utopistiche. Potrebbero creare problemi di immagine alle bambine che poi saranno ragazze “normali”, ossia con un po’ di forme non proprio perfette?
La risposta di Mattel arriva nel 2014 con Barbie Curvy, che a parte le forme un po’ troppo esagerate, e anche questo non va bene vista la campagna anti-obesità promossa per la salute dei ragazzi da piu’ fronti, ha un vistosissimo doppio mento. Quasi una caricatura. Una forzatura. Da un eccesso all’altro.
Possibile che non ci sia la volontà di creare un gioco che incontri davvero l’esigenza delle ragazzine?
E’ giusto che le strategie di marketing siano così ciniche anche nel mondo dei giocattoli, che dovrebbe essere tra i piu’ “puri” del commercio?
Ci troviamo a chiedere se esista un controllo, una struttura, che non tuteli solo la sicurezza in senso stretto, come capita quando si ritirano dal mercato giochi difettosi, ma che tuteli l’impatto che potrà avere il “prodotto” sui piccoli consumatori finali, minorenni.
Creare dei modelli irraggiungibili non serve a nessuno. Anzi. Aumenta ansie da prestazione e frustrazioni. E’ un po’ lo stesso discorso che si sente sempre piu’ spesso in relazione alla ricerca del successo, quello stereotipato.
La chimera che tutti noi possiamo migliorare sempre e comunque, ad ogni costo e con ogni mezzo. A discapito spesso di salute, correttezza, impegno, gavetta.
Il migliorare, in questo senso, in realtà si avvicina molto ad un altro fenomeno: l’appiattimento. Il conformarsi a canoni identici per tutti, andando a perdere la propria individualità, le proprie caratteristiche, il proprio valore.
Per fare un esempio “storico”, un tempo, neanche troppo lontano, il portinaio di un condominio aveva un ruolo che lui stesso ricopriva con onore ed era rispettato quasi quanto l’amministratore. Era il custode delle case, degli spazi comuni, della corrispondenza postale. Una figura di riferimento insomma. E ne andava fiero.
Così come le donne a servizio nelle case, spesso considerate come indispensabili per il mantenimento di delicati equilibri famigliari.
Di esempi così ce ne sono e ce ne sarebbero, ma ciò che preme in questo frangente è sottolineare ancora una volta, che ognuno ha una propria importanza e delle caratteristiche che vanno rispettate.
O piu’ semplicemente … il mondo è bello perchè è vario.
Quindi, tornando alla Mattel, perchè non fare vari modelli di Barbie che rispecchino varie fattezze, colori e tratti somatici?
Uno stile che non stravolga la realtà?
Perchè sognare fa bene, ma esagerare crea disagio.
Michela Cortesi