Ultima modifica 23 Ottobre 2017
I bambini, un pò come tutti, hanno bisogno di sentirsi unici.
Per alcuni di loro, questo bisogno è fondamentale, quasi vitale.
Come lo manifestano?
Penso a quei bambini che vogliono sentirsi sempre i primi, a scuola, nello sport, in famiglia, tra amici.
Penso anche a quelli che non tollerano di sentirsi inferiori. Oppure penso a quei bambini un pò oppositivi e provocatori, che hanno sempre bisogno di sfidare l’altro. E ancora, a quelli sempre gelosi dei fratelli minori, in particolare, ma anche maggiori.
Forse di situazioni ce ne sono tante altre ancora.
Rispetto a queste indicate, spesso gli adulti riferiscono la loro difficoltà nel gestire i comportamenti descritti, per poterli tenere a bada oppure perché colgono la sofferenza che si cela dietro tali manifestazioni e desiderano poter aiutare il bambino ferito.
Come fare con questi bambini bisognosi di primeggiare?
Dal mio punto di vista, credo sia importante poter trovare una sorta di equilibrio tra la soddisfazione del loro bisogno e quanto richiesto dalla realtà oggettiva. Mi spiego.
Per realtà oggettiva, intendo che nei vari contesti, ad esempio quello scolastico, è molto difficile per un bambino accedere in modo assoluto alla posizione di primo. A scuola ci sono i compagni, ci sono le diverse classi, le insegnanti hanno il dovere di bilanciare la loro attenzione ed i loro insegnamenti tra i propri alunni.
Insomma, sentirsi primi è oggettivamente complesso.
La stessa cosa vale ad esempio in famiglia. Ovvero, quanto è faticoso, a volte impossibile, per una mamma dividersi in due e, nello stesso tempo prestare attenzione a fornire le proprie cure più ad un figlio e meno ad un secondo?!
Ci sono quindi delle condizioni esterne oggettive che limitano la possibilità di soddisfare questo bisogno primitivo e simbiotico di questi bambini.
Di conseguenza, la loro frustrazione sale e si manifesta ad esempio con comportamenti aggressivi, di rabbia, sfidanti, volti ad ottenere con tenacia questo posto di primo.
Oppure cadono in una profonda tristezza, che a volte assume le connotazione di una vera depressione infantile, pertanto si vedranno bambini dal basso tono di umore, svogliati, demotivati, stanchi, con un basso rendimento scolastico, incollati alla loro figura di riferimento primaria.
Quando prima accennavo alla questione del “bilanciamento” tra i loro bisogni e la realtà oggettiva, intendevo quindi la possibilità di far sentire questi bambini al centro, primi, come loro desiderano, appena questo è realizzabile.
Assecondare questi bisogni gli permette di riempire un vuoto affettivo, relazionale, che altrimenti sentirebbero come troppo forte.
Assecondarli vuol dire dal loro una sorta di ciuccio simbolico, assicurare loro l’attenzione dell’adulto, trasmettergli la sensazione di sentirsi visti, importanti per l’altro.
Buongiorno ,ho un nipote di 4 anni ,molto geloso del fratellino di 2 anni ,non lo fa giocare non solo con i suoi giochi ma proprio non lo deve veder giocare e felice che lui gli fa un dispetto .deve sempre esser primo anche a far colazione altrimenti tutto il giorno capricci .come lo posso aiutar? Grazie