Ultima modifica 19 Dicembre 2015

Era il 3 marzo del 2010 e quella notte non avevamo praticamente chiuso occhio così, quando lo staff che ci seguiva venne a prenderci, eravamo già pronti da un bel pezzo. Arrivammo in tribunale relativamente presto anche se in Brasile, si sa, non sono proprio proprio puntualissimi. I loro ritmi, anche quelli lavorativi, sono un po’ più rilassati rispetto ai nostri, così il giudice si è presentato con la sua bella ora di ritardo ma con un sorriso smagliante e l’aria estremamente rilassata….beato lui!

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Noi, o meglio io, perchè mio marito riesce a nascondere molto bene le emozioni ed apparire calmo anche quando non lo è affatto, ero al collasso. Sentivo un caldo infernale nonostante l’aria condizionata alle stelle e contemporaneamente avevo i brividi dall’emozione.

Finalmente entrammo e sbrigammo le lungaggini burocratiche. Sentivo che si avvicinava sempre di più il momento di incontrare i bambini e le emozioni giravano a mille. Invece, finito il colloquio, fummo riaccompagnati a casa perché la nostra equipe aveva deciso di sperimentare un nuovo modo di far incontrare le coppie con i bambini e così, invece di portarli in tribunale, avevano deciso di portarceli direttamente a casa, dove l’ambiente è decisamente più rilassato e meno formale.

Partirono da sole verso l’istituto, che si trovava un bel po’ fuori città, per andare a prendere i bambini lasciandoci a casa con il compito di rendere allegro il luogo dell’incontro; ci riempirono di palloncini da gonfiare e festoni da attaccare e ci lasciarono di nuovo lì ad aspettare. Iniziammo a gonfiare palloncini e più quel caos colorato prendeva forma più il mio spirito prendeva a galleggiare insieme a loro, i pensieri man mano che passava il tempo si aggrovigliavano fino che, ad un certo punto, è scesa una quiete tombale nella mia testa.

NIENTE, NON SENTIVO PIÙ NIENTE. Nessuna paura, nessuna confusione, nessuna emozione. Mi sembrava di essere in una bolla, lontana da tutto. Ed è in quel momento di assenza di emozioni che sono arrivati loro come due urgani. Nessuna titubanza, nessuna paura.

Ci sono corsi incontro sorridendo ed abbracciati come se aspettassero solo quel momento e solo noi ed io… niente, non ho provato niente. Mi sembrava di essere al di là di un vetro. Non mi sono fatta travolgere dalla loro gioia e dalle loro risate mentre correvano nella cameretta per vedere i regali che erano lì per loro, non  sono riuscita a coinvolgermi neppure quando hanno iniziato a correre e giocare con i palloncini che riempivano la casa.

Stavo lì a guardare la scena come se fosse un film. Erano loro, erano arrivati ed io ero annichilita dalla mia assenza di emozioni. Forse semplicemente non riuscivo a crederci che dopo 6 anni finalmente il nostro sogno si fosse realizzato, forse ero nel panico, fatto sta che ci ho messo giorni per lasciarmi andare, per realizzare  che quei due uragani erano proprio i miei figli.

Ricordo il momento esatto quando finalmente l’incredulità ha lasciato la mia mente per fare spazio ad una gioia così grande da farmi scoppiare in lacrime: era domenica ed eravamo andati sul “tresigno” come lo chiamavano loro, una sorta di trenino che girava la città pieno di ragazzi travestiti da personaggi dei cartoni animati che saltavano su e giù dal mezzo, ballando in mezzo alla strada, salendo sui terrazzi bassi delle case e cantando in una atmosfera tipicamente brasiliana. Ecco, in quel momento, guardando i miei figli che strillavano dalla gioia e ridevano come pazzi seguendo le peripezie di questi personaggi mi sono resa conto che finalmente ero diventata  mamma. Ecco quando è nata la mia famiglia.

Sono passati 5 anni da quei giorni, 5 anni intensi pieni di gioia, litigi, amore e rabbia mia e loro e non mi sembra vero  perché mi sembra che siano insieme a noi da sempre. Loro, i miei figli del cuore, sono entrati nella mia vita come un ciclone, nel mio cuore piano piano e come un seme nella terra vi hanno piantato le radici per far crescere questa famiglia forte come un albero. Devo tutto a loro, alla loro pazienza e tenacia nel farsi amare, alla loro disponibilità ad accoglierci come genitori, alla loro e nostra voglia di famiglia. Quindi, buon compleanno alla mia famiglia  che sarà anche nata in un modo meno tradizionale ma che è famiglia a tutti gli effetti.

Elisabetta Dal Piaz

Riminese trapiantata per amore in Umbria da ormai 18 anni. Ex dietista e mamma attempata, di due fantastici figli del cuore che arrivano dal Brasile. Ma il tempo passa e i figli crescono (e non sia mai avere mamma sempre fra i piedi) ho ripreso a studiare e sono diventata Mediatore familiare, civile e commerciale. E a breve...mediatore penale.

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