Ultima modifica 20 Aprile 2015
Stavo scrivendo un articolo, con un tono di non troppo velata ironia, sul finalmente costituito governo della repubblica con il beneplacito del nostro Presidente e sulle difficoltà che, comunque, avrebbe trovato per ottenere la fiducia delle camere stante le più che perplessità nutrite dal popolo del Pd e da alcuni dei suoi rappresentanti e, contemporaneamente seguivo il giuramento prestato dai suoi componenti quando la voce fuori campo, sovrapponendosi a quella di uno dei ministri ha annunciato che davanti a palazzo Chigi si erano uditi colpi di pistola.
Palazzo Chigi con l’adiacente Montecitorio sono 2 dei luoghi primi delle nostre istituzioni sedi del Governo e della Camera dei deputati e noi, da lunghissimo tempo, non siamo abituati a pensarli come luoghi in cui si esprima la violenza, quella delle armi, per intenderci, perché quella pacifica dei manifestanti delle frange più o meno estreme dei partiti e dei movimenti è abituale.
Anche durante le settimane trascorse da quando il governo Monti, perdendo l’appoggio del Pdl, ha rassegnato le proprie dimissioni, le due piazze sono state ripetutamente invase da manifestanti, più o meno pacifici, che sventolando bandiere gridavano slogan, facevano richieste, urlavano improperi, molti incoraggiati, fomentati, fiancheggiati da parlamentari m5s.
Fortunatamente il loro capo, Grillo, era giunto a più miti consigli e, dopo aver convocato folle nelle piazze del potere, non aveva tenuto i promessi comizi e aveva, comunque, incitato a lotte pacifiche.
Questo il clima che i giornali, soprattutto nei titoli, evidenziavano e ravvivavano, narrando dell’impresentabilità degli uni, della pochezza di altri, di inciuci, di rabbie più o meno legittime, dei numeri della crisi, numeri insistiti, ribaditi, talvolta inutilmente, con enfasi sempre maggiori, dandone le colpe ora a questo ora a quello, dei politici e ai loro partiti, con toni gridati e insinuanti, nel solo intento di colpire l’attenzione del pubblico, di vendere i giornali, non considerando il pericolo dell’esplosione di una rabbia sapientemente e, forse, consapevolmente fomentata, rabbia che, fin’ora, dato il carattere e la grande civiltà di un popolo era, nella maggior parte dei casi, contenuta nei limiti di una sana, seppur veemente contestazione.
Rabbie che negli U.S.A. vengono spesso sottolineate con le armi e con uccisioni di massa che colpiscono vittime innocenti.
Pochi giorni fa, nell’osannata, ricca Germania un ministro della loro repubblica era stato assassinato pubblicamente.
Da noi questo non succede e non è successo.
Un uomo, un muratore disoccupato, vestito elegantemente ha esploso 6 colpi di pistola, tutti i colpi di cui era in possesso, contro 2 carabinieri di servizio intorno a palazzo Chigi.
Erano due della cosìddetta bassa forza, non graduati, ufficiali o capi.
Due, messi lì a protezione degli uomini del potere, due uomini in divisa, non ricchi e potenti, due che, come molti di noi, fanno fatica ad arrivare a fine mese, due che sentono sulla loro pelle e su quella delle loro famiglie i morsi della crisi e che hanno un solo privilegio: quello di non rischiare il licenziamento, la disoccupazione.
È per questo che sono stati feriti? È per questo che uno ha riportato ferite ad entrambe le gambe mentre l’altro è stato ferito in un punto più sensibile, il collo e, al moneto che scrivo è in prognosi riservata?
E il feritore, gettato a terra per fermare la sua furia, è anch’esso ricoverato per lievi contusioni e non ha agito nel corso di una manifestazione di protesta, ma in mezzo alla folla che assiepava le piazze, un po’ per la curiosità di vedere i ministri che, di lì a poco, sarebbero entrati nei palazzi, un po’ per passeggiare in quei luoghi di grande charme, davanti alla stupenda colonna che da il nome alla piazza, di fronte alla galleria Sordi, a due passi dalla fontana di Trevi e dal Pantheon e poco distanti dal Colle o da piazza Venezia.
Cioè in mezzo alla folla che abitualmente passa o sosta, piena di ammirazione, in quella parte di Roma.
Si sapranno più tardi, forse, le motivazioni, già si sprecano le frasi ” la violenza non serve, non è con la violenza che si ottiene…
E si dimentica che chi vive, anzi chi sopravvive a stento, chi non ha di che sfamarsi e non ha speranza di cambiare le sue condizioni, chi è esasperato dall’indifferenza nei fatti e dalla pietà nelle parole, chi si abbevera delle grida, degli insulti, dei comizi urlati o scritti da uomini di parte che vedono solo le pagliuzze negli occhi dei vicini e, alla fine, scoppia con atti inconsulti.
C’è chi rivolge la pistola contro se stesso e chi…
Ma coloro la cui condotta irresponsabile ha dato fuoco alle micce se ne renderanno mai conto?
O, terminato di commentare l’evento, lo dimenticheranno e continueranno o procedere come per il passato?
Spes ultima dea.