Ultima modifica 21 Maggio 2018
E’ importante sensibilizzare sempre di più sull’argomento, per questo vorrei presentarvi due punti di vista: Il primo è quello di una donna che ancora sta percorrendo questo cammino, il secondo è quello di una donna che ha passato i fatidici 5 anni dopo i quali dovresti esserne uscita.
Il primo è ovviamente il mio punto di vista dato che sto ancora percorrendo la strada verso l’obiettivo dei 5 fatidici anni, l’altro quello di mia cognata che i cinque anni li ha già finiti da un pezzo… si, so cosa state pensando; nella mia famiglia, come in tante altre d’altronde, la malattia ha colpito molto.
Mio babbo, mia sorella, mia cognata, mia nonna ed infine io, tutti abbiamo combattuto contro il cancro chi al seno , chi altrove; alcuni hanno vinto la loro battaglia, altri no. Ma torniamo a noi.
Credo che chiunque, colpito da questa malattia difficile e terrorizzante, inizi il cammino pieno di paure e di sconforto.
Tutti sappiamo cosa siano la chemioterapia e la radioterapia anche se, fino a che non le vivi in prima persona, non riesci ad avvicinarti neanche lontanamente a quanto sia faticoso questo percorso.
Mesi di flebo che ti lasciano svuotata, piena di nausea e priva di forze anche solo per andare in bagno a vomitare; il terrore di vedere i tuoi capelli cadere in quasi tutti i casi e anche se può sembrare sciocco è la cosa su cui ti concentri di più, che ti fa emotivamente più soffrire benchè sia la cosa meno devastante che affronti, ma è quella con cui hai un impatto visivo, tu e soprattutto gli altri.
Visite continue, controlli di ogni genere che ogni volta affronti con quel sottile velo di paura, paura che ti accompagnerà come un ombra ad ogni passo.
Questo è vivere con la malattia, questi sono i 5 anni che passano le persone malate di tumore. Paura, solitudine e spesso poca comprensione da parte di chi ti circonda sono le emozioni che spesso ti accompagnano.
La paura è forte, viscerale, paura non solo di morire ma di stare male, di vedere la paura riflessa negli occhi delle persone che ti amano, di leggere il dolore che li attanaglia perchè si sentono impotenti. Solitudine ed incomprensione perchè continuo a pensare che chi non ha, beato lui, percorso questa strada in prima persona non può capire e anche se si sforza, tende a minimizzare pensando forse di alleggerire la situazione quando invece ti fanno sentire più sola e pure incompresa.
Ma durante questo percorso incontri anche tanta gente meravigliosa… infermieri, medici, psicologi e soprattutto altri pazienti che ascoltano senza aggiungere parole al tuo dolore, senza minimizzarlo, senza quel “far finta di”.
I nostri familiari ed i nostri amici spesso sono più spaventati di noi, sono talmente angosciati da fare errori eclatanti. E così aspetti che il tempo passi fra un controllo e l’altro e speri, preghi e continui a vivere la vita di tutti i giorni perchè la vita mica si ferma perchè tu stai male, la casa deve essere messa in ordine ugualmente, la tua famiglia mangia colazione, pranzo e cena, i bambini continuano a fare le loro cose, ad andare a scuola e a fare lo sport, tuo marito deve lavorare e tu continui a fare il possibile per stare dietro a tutto magari devi anche tornare a lavorare tu stessa. Il tempo passa ma la paura no.
Lei resta lì, magari a volte è un po’ più facile nasconderla altre meno.
Poi un giorno incontri qualcuno che quei maledetti 5 anni li ha già passati e gli leggi una maggiore leggerezza negli occhi e parlando con loro capisci quanto si, il tumore abbia inciso sulla loro vita, ma anche quanto questo duro percorso le abbia fatte maturare e abbandonare quelle superficialità di cui la nostra vita è piena.
Mia cognata ha combattuto la sua battaglia che era ancora giovanissima, aveva avuto da poco la sua prima figlia ed era sposata da poco più di un anno. Quando le ho detto che anche io ero entrata in quel tunnel mi ricordo ancora il lungo silenzio che è seguito dopo le mie parole.
Già allora, per lei, erano passati i famosi 5 anni e con tono convinto subito mi ha detto: “tranquilla, ce la farai; sarà dura ma ce la farai”
Adesso quando parla del suo percorso l’unica cosa su cui mette l’accento è su quanto sia importante la prevenzione, la rapidità di intervento e l’amore che ti circola intorno.
L’avere una rete di protezione che sappia ascoltarti e capirti, supportarti senza compiangerti ma saper intervenire quando pretendiamo troppo da noi stesse per non pesare sulle altrui spalle….beh, è già una grande cosa.
E poi voglio lanciare un messaggio di speranza a tutte le giovani donne che lottano il tumore e pensano che mai riusciranno a diventare madri: ebbene, abbiate fede ragazze, la mia seconda magnifica nipotina è arrivata neanche un anno dopo tutta la terapia cioè chemio e radio, si chiama Giorgia, è bella come il sole, vivace come poche bambine e ha una mamma perfettamente in salute.