Ultima modifica 15 Luglio 2019
Febbraio mese di maschere, Carnevale (anche se quest’anno slitterà a marzo) frittelle e dolci ma anche di pagelle e chiusura del quadrimestre. Per qualcuno è il giusto riconoscimento di mesi di fatica per altri un momento di ansia. La valutazione è sempre difficile sia per chi la deve fare (noi insegnanti) sia per chi la deve ricevere (gli alunni). E’ sempre difficile descrivere il processo di apprendimento di un alunno in poche righe, così come le sue “competenze relazionali” e se gli obiettivi sono stati raggiunti,ma così ci richiedono.
I momento della consegna delle pagelle non è mai, o non dovrebbe essere mai, una sorpresa. In fondo la comunicazione dei voti tra scuola e famiglia è abbastanza comune e diffusa (c’è chi fa firmare i voti sul diario o addirittura sulla verifica stessa) ma il voto è anche la somma di tante altre abilità diverse dalla verifica stessa perciò qualche sorpresa ci può anche essere,anche senza arrivare ad un completo stravolgimento.
Docce fredde e delusione di aspettative,comunque,ce ne sono sempre e bisogna sempre avere una sensibilità spiccata per affrontarle adeguatamente
Ritorno oggi dalla consegna delle schede e come ogni volta noi insegnanti ribadiamo sempre che non dovrebbe essere un colloquio (che c’è stato a novembre) ma solo una consegna delle pagelle e di qualche minuto da dedicare a ciascun genitore per un chiarimento o qualche informazione in più.
Invece è sempre un momento lungo in cui i genitori desiderano parlare e confrontarsi con gli insegnanti. Il voto, purtroppo, è ancora molto importante. Oggi, come da dieci anni a questa parte, ho trovato sorrisi di soddisfazione da parte dei genitori, emozioni nello stringere e nell’aprire la pagella, delusione per un voto in più o veri e propri sguardi di sconforto davanti ad un concretizzarsi delle proprie aspettative negative.
Purtroppo sento ancora bambini dirmi frasi: “Mio papà/mamma non accetterà mai un sette in pagella”… “Se prenderò meno di otto non andrò a pallone per un mese” … ed il terribile “Per ogni dieci che avrò in pagella mi daranno dieci euro”.
Barattare un voto con un giocattolo, una promessa o peggio, dei soldi, è una cosa molto antieducativa. Il bambino deve credere ed ancora pensare che andare bene a scuola è semplicemente il suo dovere ed essere premiato per un voto raggiunto equivale a dargli un’importanza che in realtà non ha.
Il voto non è la classifica degli alunni ma una sorta di cartina al tornasole che fa capire al bambino ed anche alla sua famiglia quali sono gli obiettivi che sono stati raggiunti e quali sui quali è necessario ancora lavorare.
E’ necessario mettere un voto perché anche noi insegnanti dobbiamo giudicare noi stessi ed il nostro lavoro. Capire se stiamo procedendo bene o se è necessario aggiustare il tiro e in che modo.
Non è bello mettere voti,ma ripeto, così ci richiedono. E comunque potrebbe essere anche un momento positivo di riflessione a casa, in famiglia, ma anche a scuola su come procedono gli apprendimenti ed il percorso scolastico.
In fondo siamo solo a febbraio e rimettersi nella giusta carreggiata è ancora possibile.