Ultima modifica 20 Giugno 2019
Mi capita ancora spesso di sentire dei genitori (e neanche tanto anziani) che sono convinti, straconvinti che al termine del ciclo della scuola primaria ci sia ancora l’esame di quinta elementare.
Debbo dire che per tutti, credo, questo primo esame non viene ricordato con la grande ansia che accompagnava la maturità, specialmente quella che si faceva con tutti i professori esterni alla scuola, ma forse come il primo esame in cui il bambino si metteva alla prova e veniva finalmente considerato “grande”.
Darò un dolore a molti ma devo ricordare che l’esame di “licenza elementare” è stato definitivamente abolito nel 2004 dall’allora Ministro Letizia Moratti.
L’abolizione dell’esame di quinta veniva giustificato come un esame inutile, lo stesso grande maestro Mario Lodi sosteneva che la scuola è un grande percorso “senza ostacoli né sbarramenti” e gli esami dovrebbero essere destinati ai docenti più che agli alunni, in quanto, “alla fine dell’ anno essi dovrebbero misurare i progressi e i regressi degli alunni in rapporto alla loro didattica ed eventualmente cambiare metodo, perché è compito del maestro mettere il bambino nelle condizioni di sviluppare le sue capacità”.
Personalmente ricordo il mio esame di quinta elementare senza troppe ansie: un temino, un problema (quello sì che mi metteva paura,la matematica è stata sempre il mio punto debole!) e qualche domandina fatta dal proprio maestro. Una semplice formalità ma nel ricordo l’orgoglio di essere stato il mio primo esame da grande!
Il fatto che gli alunni non debbano avere sbarramenti (salvo l’eccezionale bocciatura) fino alla fine della scuola secondaria di primo grado perché sono i loro insegnanti a valutare un processo lungo un anno intero è giusto, forse a livello teorico, ma a livello pratico, per la formazione del proprio carattere e della propria personalità è una cosa valida? Concordo e penso anche io che l’esame di quinta elementare sia un esame inutile in quanto non viene valutato niente di più di ciò che si era visto nei cinque anni precedenti. Non sono neanche d’accordo con gli ultimi esami di quinta elementare in cui il bambino doveva produrre almeno una ricerca per ogni materia orale e il lavoro era praticamente demandato ai genitori.
Ma credo anche che nella nostra società si siano un po’ perse tutte le occasioni per mettersi alla prova. Via via sparisce tutto: le feste comandate, le celebrazioni e anche i primi piccoli e grandi ostacoli in cui bisogna “mettersi sotto”,dimostrare quanto si vale e farsi le ossa. Via via sono stati facilitati un po’ tutti gli esami: anche lo spauracchio della maturità fatto all’epoca con una commissione totalmente esterna e con l’incubo che potesse essere cambiata la materia scelta all’orale ora è un colloquio fatto su tesine interdisciplinari impostate durante l’anno scolastico.
I riti di passaggio che erano presenti già nelle civiltà più evolute come la Grecia erano fondamentali per un essere umano che cresce.
Superare una prova significa crescere ed andare avanti e l’esame non è sempre classifica o selezione ma anche riconoscimento della responsabilità individuale nello studio. Ai bambini le cerimonie ed i riti piacciono è l’ansia e la paura a renderle poco piacevoli ed è lì che l’insegnante deve metterci la propria sensibilità e professionalità.