Ultima modifica 20 Aprile 2015
7501,5 sono gli euro che una donna deve corrispondere all’agenzia delle entrate, non per una sua insolvenza, non per un suo debito, non per una nuova tassa, no li deve pagare in forza del disposto assurdo di una legge incivile.
I fatti.
Un uomo uccise 10 anni fa la sua compagna, la madre di sua figlia e ne ha nascosto i resti, mai ritrovati.
È stato indagato, accusato, processato e condannato oltre che ad una pena detentiva anche al risarcimento dei danni valutato in 90.000 € oltre al pagamento delle spese processuali.
Ma il tizio asserisce di essere nullatenente, così almeno sembra, perciò, ovviamente non corrisponderà il risarcimento calcolato, ma può una somma di denaro lenire il dolore di una madre o l’assenza?
Forse può aiutare, materialmente, a crescerne la figlia, resta anche il conforto, se così lo si può chiamare, della condanna, di aver ottenuto giustizia, anche se non c’è una tomba su cui piangere e non si sa dove si trovino i poveri resti.
Ma, giustizia è stata ottenuta? Veramente? Ma quale giustizia, se…………
Ora a quella madre è arrivata una cartella quelle spese processuali la deve pagare lei!
Così recita una legge italiana, non imposta dall’Europa, una legge pensata interamente dai nostri esimi rappresentanti, una legge che contiene una norma così assurda…..così allucinante……..che si fa veramente fatica a credere che qualcuno l’abbia non solo pensata, ma approvata e promulgata!
Una norma che prevede che se il condannato non sia in grado di pagare le spese vengano poste a carico della vittima!!!
Così la madre non solo non riceverà il decretato risarcimento, ma sarà obbligata a pagare 7.501,5 euro, cioè a pagare di tasca sua le spese processuali che consistono, per la maggior parte, nelle parcelle degli avvocati difensori del reo.
È giustizia questa? È, la nostra, una legge civile?
L’agenzia delle entrate dirà di non averne colpa alcuna, lei non ha fatto altro che applicare una legge.
Ma quell’ impiegato che ha materialmente compilato quell’addebito, quel funzionario che lo ha firmato non hanno avuto dei dubbi, delle perplessità?
Non hanno chiesto lumi, non hanno preteso chiarimenti?
E chi ha legiferato e chi oggi è rivestito di quel potere non ha provato vergogna di se stesso al sentire quella notizia, non si è vergognato delle conseguenze di quello che ha approvato forse senza nemmeno leggerlo, sicuramente senza capirlo?
Votato con la leggerezza e la superficialità di chi pensa ad altro, di chi non è abituato a sviscerare nel profondo e a soppesare ogni singola parola, di chi, forse, è sicuro che quelle norme non saranno mai, comunque, applicate alla propria persona, di chi sa di godere di privilegi negati alla gente comune?
Ora, queste persone che ne hanno il potere provvederanno a cancellare una norma così incivile?
Emetteranno un provvedimento immediato e si scuseranno per quello che hanno fatto o continueranno a volare alto non preoccupandosi, come sempre, della vita, delle difficoltà, delle problematiche, delle ingiustizia, delle prevaricazioni che la gente comune incontra ogni giorno nel proprio cammino?