Ultima modifica 20 Giugno 2019

Non c’è mai un momento giusto per mettere un bambino di fronte al voto.
Ma eccoci. Ci siamo.
Entro il 31 gennaio tutti gli insegnanti della scuola primaria (o almeno quelli di scuole che hanno scelto i quadrimestri come suddivisione annuale) dovranno confrontarsi con la triste, triste realtà del voto in pagella.
O meglio, triste per me.
Io odio i voti.
Pur avendo 42 anni reagirei come Giosuè in La vita è bella quando la mamma gli dice di fare il bagno.
Per me dare un voto ad un bambino di 6 anni che sta spiccando il suo volo è da menti contorte.
Parliamo della scuola dell’inclusione, ma la vogliamo competitiva.
Perché, parliamoci chiaro, i numeri stanno uno dopo l’altro e i bambini che imparano a contare lo sanno meglio di noi quello che viene prima e quello che viene dopo.

“Ahhh ma si devono abituare alla vita dura” mmmmm…
Parliamo di rispetto dei tempi del bambino, ma poi dobbiamo strozzare un percorso, con un numero e una scadenza.
Crediamo veramente che non abbia conseguenze?
Che non sia il voto stesso una verifica inadeguata per la logica di un bambino?
Che la passiamo liscia?
Vorrei che almeno il voto ci fosse solo alla fine della quinta, dopo un percorso visibile e completo.
Un orizzonte un po’ più fermo che possa sostenere un giudizio forte come un numero.
Ma in prima, per carità. Al primo quadrimestre, poi…
Lasciamo andare.

Il voto numerico arrivò nel lontano 2008/2009, perché gli anni, per gli insegnanti, valgono doppio.
Arrivò dalla stessa riforma che promise l’evanescente insegnante unicoprevalentecistoiopunto.
Arrivò dalla stessa riforma che lasciò classi complicate senza compresenze…per dimostrare al mondo che 25 bambini di oggi possono essere gestiti da una sola persona.
Ecco, tra le scie chimiche lasciate da quella riforma, ci sono i voti: tu vali 7-8-6
Sì, vaglielo a spiegare ad un bambino che il 7 è riferito ad obiettivi limitati e che racchiude e chiude un percorso che magari partiva da 6 scarso… ok. E’ 7.
Ma poi…perché? No, dico, motivo pedagogico? Motivo etico? Risparmio la Bic… o cosa??
Chi salva il bambino dal voto?
Chi glielo dà, in una specie amorfa di conflitto d’interesse.
“Dai che ce la fai, ti ho dato io una bastonata in testa più reale che figurata…ma non ci pensare, ricominciamo insieme”.
Di poesia c’è ben poco.brutti voti
Tanto per immaginarsi lo stato d’animo di un insegnante:
io , caro bambino, mi trincio il cuore per darti un voto, e lo faccio tanto per complicarmi il compito di ridarti tutta la forza interiore che meriti.
Non ci piace vincere facile. NO
Sappiamo che dobbiamo misurare il non misurabile.
Sappiamo che andiamo a ledere un’autostima spesso traballante o in costruzione.
Per quanto possiamo studiare ogni variabile, ogni verità indiscutibile, ogni sottigliezza valutativa, noi diamo un numero all’impalpabile e secondo me si toglie sempre qualcosa all’entusiasmo di imparare.
Nel 7 non compare il guizzo negli occhi del giorno dopo la verifica, andata così così.
Ecco, il guizzo negli occhi, quello del giorno dopo, io lo trovo il modo per premiarlo…
Ma nella pagella non ce lo posso scrivere e nemmeno disegnare.
Quanto rosico. Quanto! E pesto i piedi come Giosuè.

Ylenia Agostini

Volevo fare l’archeologa… invece sono moglie, mamma, sorella e maestra e per me è più che sufficiente, anzi, ottimo. Sono una donna “orgogliosamente media”, ma decisamente realizzata, che non si annoia neanche un po’…

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