Ultima modifica 20 Giugno 2019
I bambini entrano a scuola e magari il genitore pensa che la vivano solo come il luogo dell’imparare.
In realtà loro la scuola se la vivono a tutto tondo, nel gioco, nelle relazioni, nel bene e nel male.
E gli insegnanti, se non fanno altrettanto, perdono tempo prezioso per insegnare ed imparare.
Forse il problema è che ognuno di loro lascia un segno importante e indelebile.
E’ un problema, perché a volte questi segni escono fuori improvvisi e ci stai, col tuo groppo in gola che stringi in un’espressione professionalissima… a cui non crede nessuno.
Ve ne racconto un po’?
“Maé qui dovete chiudere bene quando andate via!
Lo sai che sono venuti i ladri su tanti garage sotto casa mia?
Dovete stare attenti eh!
Qui ci sono i computer mica solo i banchi e le sedie! Eh !”
Per la serie la scuola è anche la mia, vedete di fare attenzione.
“Maé non mi sento bene… vado a misurare la febbre?!
Vado eh” : ogni angolo non ha segreti, dalla terza in poi potrebbero prenderti gessi, stereo, libri, caffè, scopa e paletta ad occhi chiusi.
“Maé ho un sacco di mal di testa: mi sono lavata il viso come hai detto tu, ho fatto due passi in corridoio, ma niente… però aspetto” “Chiamiamo mamma?” “No, aspetto dai…” :
questo è un sto bene anche qui, non sto tanto male in fondo, meglio non perdere pezzi che poi devo recuperare…poi ti sto un po’ in braccio… sto benino dai.
“Maé trema qui!…
“Ma nooo è Vittorio che saltava forte
“… e certo” con gli occhi spalancati ” sennò ti saresti preoccupata”
“E certo, avrei già urlato tuttisottoooo e cominciato a contare fino a scossa finita… dai tranquillo sì, era Vittorio che saltava!”
“Ti ricordi che l’anno scorso c’è stato il terremoto tra ottobre e novembre?” E guarda in terra “Che paura eh!
Ma hai visto che forte la nostra scuola?” con un viso entusiasta che non immaginate.
Qui siamo a “ ho paura ancora, ma mi sforzo di stare tranquillo... in fondo ci siete voi a proteggermi, guarda… mi voglio fidare.
Ma ce ne sarebbero a migliaia da far sciogliere.
Loro ci raccontano cose meravigliose:
“Ieri è stata la giornata più bella della mia vita!”
“E che hai fatto di bello?”
“Sono stata con mamma per tutto il giorno, io e lei!”
E quanto sono felici quando ti accorgi che hanno tagliato i capelli…
Non so.
Perché vi racconto tutto questo?
Perché oggi, mentre aspetto la grande che esce da danza, mi passa davanti una bellissima ragazza alta, acqua e sapone. 13 anni.
Si accerta che sia proprio io e “Ciao maestra” con la sua delicatezza, mi sorride e se ne va.
La grazia in persona era e la grazia in persona è rimasta.
E io l’ho sgridata…uhhh quanto l’ho sgridata una volta!
Una bambina dalla testa meravigliosa che a volte non finiva il suo lavoro e mi faceva inquietare da morire per questo. Ma era bravissima e prima o poi doveva crederci.
Ho guardato bene quegli occhi… si ricordava la sgridata?
Chi lo sa?!
Poi ha iniziato a sbrigarsi un po’ di più…
E’ che quando vuoi che migliorino devi essere un po’ dura… (cerco qualcuno che mi firmi la giustificazione seiseveramalodevifare).
Quando ci stai 3, 4, 5 anni insieme non lo fai per i risultati delle prove Invalsi: lo fai perché gli vuoi bene.
So che in Olanda ci sono insegnanti che tengono gli stessi bambini per 1 o 2 anni soltanto, forse per la preparazione specializzata o forse proprio per non creare rapporti troppo “legati”.
Non so, forse sarebbe meglio.
E’ che qui vedendoli a volte soffrire, a volte gioire e superarsi da un’ora all’altra, raggiungi una vicinanza… va beh.
Ho guardato bene quegli occhi che mi hanno fatto proprio quel sorriso lì, della serie ti ricordi vero?
E mi ricordo sì, cara ragazza.
E ora ce n’è un’altra, piccola scricciola come te, che ha il tuo stesso sorriso dolce, che mi corre incontro e mi stringe forte.
Si ricomincia il giro… e speriamo che certi sorrisi non smettano mai di incrociare gli sguardi di maestra.
Sono il migliore stipendio che possiamo ricevere, anche se si portano dietro un sacco di nostalgia.