Ultima modifica 30 Giugno 2017
Ciao sono Fabrizio e non nutro più sentimenti ostili per la mia madre adottiva “come se fosse mia mamma” da un anno.
Ma sarà poi vero che siano stati ostili?
Potete scommetterci.
Ciao Fabrizio, rispondono in coro tutti i figli che ho conosciuto in tanti anni.
Figli adottivi Disperati, o figli naturali ma mica tanto contenti nemmeno loro.
Come Debora con la acca, che in quella lettera “muta” riponeva tutta la sua richiesta di essere speciale e che venne adottata verso i cinque anni perché era una bellissima bambina bionda con gli occhi azzurri, con un fratellino di troppo ahimè, di cui la sua nuova famiglia non intese farsi carico.
O Fabio, gemello tetraspastico e omozigote di un “lui” sano, che venne abbandonato perché “difettoso”.
Eppure, negli anni del suo immenso dolore, quella bambina bionda e silenziosa fece di sua madre adottiva la MAD che non avrebbe mai immaginato di diventare, scappando più volte per cercare il fratellino mentre Fabio, col suo sorriso perenne e il corpo accartocciato, continuava a diffondere amore e risate a chiunque avesse il coraggio di toccarlo dopo averlo visto, ma mai godette del tocco amorevole di una madre adottiva.
Ascolto ” Desde el Alma” mentre vi parlo, un tango vals dove una donna dice che pagò con la pena la colpa di esser “buena”.
Questo il punto da cui vorrei cominciare: dal profondo rispetto che alla mamma di Deborah quanto a voi e alla Maria Luisa, che toccò a me, vorrei portare, perché mi occorre l’obbligo di considerarVi tutte Buone nelle intenzioni, ma anche di raccontarvi le “intenzioni” di molti Figli Adottivi che agiscono fino a farlo in modo disperato e diciamolo alquanto irritante, avvilente, insopportabile e apparentemente crudele nelle famiglie che li hanno accolti.
Avete voglia di partire da una base comune, o siamo ancora i blocchi di partenza della Maria Luisa che credeva nei ruoli, per cui io figlio non potevo dirle proprio tutto?
Intendo considerare con voi, che Mad, Pad e Fad non si nasce... ci si trova piuttosto a metà strada come un abito in saldo incontra una donna con pochi soldi da spendere. Entrambi sperano di poter rendere felici l’altro, ma diciamocelo onestamente, accade raramente che un abito di una taglia già decisa che nessuno ha comprato a suo tempo e una donna, a cui mancano i soldi per pagare una sarta che glielo confezioni ” su misura” vivano felici e contenti, non credete?
“Non vi ho fatto ma è come se vi avessi fatto io”.
Così tagliò corto la Maria Luisa, quando negli anni 70 le assistenti sociali le consigliarono di rivelarci la nostra condizione di figli adottivi prima di iscriverci alla scuola. Peccato che mio papà si fece venire i calcoli al fegato, (niente in confronto a quello che gli abbiamo fatto noi venire dopo), perciò dal momento che saremo dovuti andare un po’ all’asilo, le sembrò che si potesse anticipare il tutto senza grosse conseguenze.
Avevo tre anni, quando, nell’orfanotrofio dove stavo dopo esser stato tre mesi in ospedale, mi univo al coro dei bambini che, vedendola passare, la chiamavano Mamma, per attirare la sua attenzione, ne aveva sei il bambino che sarebbe diventato mio fratello “come se fosse un fratello” e che senza dubbio si convinse di non essere “abbastanza” vedendomi arrivare.
Dopo quell’annuncio bizzarro che, ancora prima di darci sicurezza ci anticipava goffamente le “origini della vita” facendo un vero casino, io mi addormentai profondamente (lo faccio ancora quando non mi ci sta più niente in testa) e lui, fece quindici giorni di convulsioni.
“Credevo che sarebbe morto” mi disse la Maria Luisa tanti anni dopo di fronte all’accusa di “spudorato privilegio” nei suoi confronti, che gli andai a far notare. Comunque da quella sera in cui abbiamo saputo di essere una famiglia normale mio fratello fissò una euforia isterica fatta di sorrisi smaglianti buoni per la passeggiata domenicale col completino abbinato alla mamma, e per le foto, dove io beh, venivo sempre imbronciato.
La malsana idea, che i nostri bisogni di una mamma e il bisogno di figli della Maria Luisa si completassero nel cerchio magico della “famiglia ” non tenne conto che le nostre rispettive mancanze non erano neanche lontanamente assimilabili ne compatibili, non fosse altro perché lei sapeva il motivo della sua condizione, mentre noi non sapevamo cosa avessimo mai avuto addosso o fatto, per trovarci lì con lei.
Ma una cosa è certa, decidemmo tutti e tre di far finta di niente, come si usava fare nella città dove ci trovavamo, Genova una città dove le domande sono malviste e dove ci si Accontenta. La Maria Luisa, sarebbe diventata Madre Adottiva Disperata prima di quanto sarebbe durato il suo sollievo per la avvenuta normalità ed io, un Figlio Adottivo Disperato per tanti anni ancora…
Ciao MAD e FAD, mi chiamo Fabrizio e non ho alcuna intenzione di farvi tenerezza.
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Le testimonianze sono importanti. Sono storie di vita. E da che altro si ricomincia se non se stessi.
Ciao Fabrizio, un brivido nella schiena: “come se fossi”, “come se fosse”, “far finta di niente”…
Io mi illudo e mio figlio mi dice sempre, me l’ha sempre detto, che sono la sua “unica mamma”… ma e’ cosi’??
Davvero non riuscirete mai a sentirvi nostri figli??
Ciao maria grazia. Noi saremo vostri figli per sempre. Credi a tuo figlio ma non temere che ne abbia due nel cuore.
Grazie Fabrizio <3
No, non ho paura di questo. Non mi importa di essere l'unica, mi importa di essere vera, una mamma per sempre (come dici tu 🙂 ) e non una persona che ti accompagna per un pezzetto di strada. Del resto, anch'io ho due figli nel cuore 🙂
Ciao Fabrizio, il rischio di fare tenerezza non credo tu lo corra. Troppe parole dure, troppo distacco. Sei stato informato in modo maldestro, sbagliato come tempi e come modi. Hai vissuto, figlio adottivo negli anni ’70, in un periodo in cui ben poca formazione si faceva ai futuri genitori e poco si sapeva dei profondi segni lasciati dal trauma dell’abbandono e per tutto ciò certo hai sofferto. Ma parlare di odio per tua madre non è forse troppo? Magari potresti raccontare anche come hai superato questi sentimenti di ostilità, daresti un quadro più completo di te. Ma forse non ti interessa e va bene anche questo. Ma cosa volevi comunicare esattamente?
Cara Barbara. Non sono qui per insegnarvi niente ne per rassicurarvi o nuocervi. Qualcuno mi troverà distaccato, qualcuno arrabbiato, qualcuno addirittura mi ha definito un giovane uomo ( per questo sarò riconoscente a vita a Paola). Credo che l’adozione sia ancora ammmantata di troppo buonismo e di una serie di stupidaggini circa i bisogni e le appartenenze. Genitori e figli fanno in questa relazione molti errori: non vi nasconderò i miei e quelli di mia madre.
Non ci fare aspettare troppo però perchè noi anche ne staremo facendo chissà quanti; gli stessi o altri chissà. Noi la fase Mulino Bianco non l’abbiamo mai avuta, è stato tutto in salita da subito ma spero che la paura, la rabbia, il senso di vuoto che alberga nel cuore di mia figlia non si trasformi mai in odio verso di noi ma se anche dovesse succedere avremo le spalle larghe anche per quello. Per l’odio che nutre verso sé stessa invece, per quello io non posso fare nulla e quello mi spaventa
Ciao, Fabrizio! Io mi sono sentita dire “Tu non sei mia mamma. Non sei niente.” E non sono l’unica. Io ho replicato “Tu sei e resterai mia figlia per sempre “. È capitato anche a te? Un abbraccio e grazie per la tua testimonianza! Luisa
Cara Luisa, non ci si arrende facilmente al per sempre, soprattutto se è vero. Se intendi essere madre per sempre non c’è bisogno che somigli a una minaccia, ma a un invito che nel caso potresti anche vedere rifiutato, come ogni genitore, del resto non credi? Ti abbraccio.
Ciao Barbara, ti rispondo intanto io al posto di Fabrizio. Questo è l’inizio di un percorso che avrei intenzione di fare insieme a Fabrizio è voi. Come ho detto nella prima parte dell’articolo questa intanto è una presentazione è come tutte le presentazioni lascia spazio per tutto il resto del percorso. Abbi pazienza e continua a seguirci . Eli
Volentieri. Aspettiamo il resto dunque 🙂
Ciao Fabrizio,
dal tuo scritto mi sembra che emerga un forte senso di impotenza verso gli accadimenti della vita, adozione compresa.
Dici, che Maria Luisa sapeva esattamente cosa le era successo mentre voi no.
Come se l’adulto, in fondo, potesse decidere del proprio futuro, mentre il bambino si ritrova catapultato in un’avventura che non ha scelto e non ha voluto
Non è esattamente così, però… sia il bambino che il genitore si ritrovano catapultati in un avventura complicata e faticosa, dopo essere usciti da un dolore… il senso di ingiustizia ci accompagna tutti, compresa la sofferenza di non aver potuto fare delle scelte, nella vita (ma chi può farle davvero?)
Certo, i bimbi sono piccoli e per loro è sicuramente più complicato.
A parte tutto però, vorrei tanto leggere il prosieguo.
Hai raccontato come ti sei sentito, ma ora come ti senti?
Hai parlato di una donna che si è imposta come madre ma ora come vivi il tuo rapporto con lei?
Hai detto che siete stati Disperati, sia Madre che Figlio, ma come ne siete usciti? O meglio… ne siete usciti?
Io vorrei tanto capire se quelle sensazioni provate da bambino, si sono mai modificate nel tempo…
Leggo un giovane uomo ancora molto arrabbiato e non percepisco nessun sentimento verso Maria Luisa.
E’ così? E’ davvero così? oppure è troppo intimo e nascosto per poterlo esternare?
Mi farebbe davvero piacere se tu volessi rispondermi.
In ogni caso, grazie per la tua testimonianza… non sai quanto mi è servito leggerla 🙂
Se non fossi arrabbiato come potrei essere un FAD? Ma non vi confondete, la rabbia è un carburante e il viaggio è appena cominciato. Grazie a te
anche a te rispondo io…abbiate pazienza, è un percorso al suo inizio. ci sarà il tempo delle domande e delle risposte
Quando ho incontrato i miro figli (4.5 e 6 anni) loro ci hanno adottato subito (tutta apparenza). Siamo stati la famiglia del mulino bianco per 5 anni.
In qurl periodo una insegnante delle elementari mi disse “le ferite dell’abbandono restano per tutta la vita”.
Io pensai fosse matta. La vita era bellissima e perfetta.
Ora so che aveva ragione: 10 anni di agonia per loro e per noi.
È un cammino durissimo quello di riconoscersi figli e genitori.
Sono passati 17 anni e siamo ancora in croce.
Nella follia mia e di mio marito…..rifaremmo questo percorso….. Anche se in certi momenti ” ……forse due labrador….”
Nei momenti di dolore i miei figli gridano “dovevate lasciarci là! “. Non so se sia vero o sono un momento di rabbia…..so che la fatica e il dolore sono strazianti.
Cara Brigitte. Ti ringrazio per lo sforzo che fai e di non averli lasciati la. Lo faccio io per loro che stanno cercando la maniera di farlo senza sentire dolore.
Ciao Fabrizio, non temo che mia figlia “ne abbia due nel cuore” spero però che non lo tema lei, che non abbia paura di affrontare tutto…la rabbia è vero che è un carburante ma spero di riuscire a renderla “positiva” quando scoppierà. Grazie per esserti raccontato…continua, ne abbiamo bisogno.
Ci proverò. Grazie a te.