Ultima modifica 5 Aprile 2016

Per Co-sleeping si intende sonno comune, lettone di famiglia, cioè abbracciando questa pratica si permette ai bambini di dormire nel lettone con i genitori finché non richiederanno un letto proprio.
Secondo questo metodo i bambini hanno bisogno di sviluppare associazioni positive con il sonno, tutto ciò in nome del legame e del senso di sicurezza.

Il sonno per i bambini significa tutto: quando un neonato dorme il suo cervello è impegnato a produrre nuove cellule cerebrali necessarie allo sviluppo mentale, fisico e emotivo.
I bambini hanno bisogno dell’aiuto dei genitori per imparare a dormire, il sonno è uno dei vari campi di educazione del bambino: viene richiesto di aderire ad alcune regole per farle diventare abitudini che facilitano l’adattamento al contesto di vita.

Fatta questa premessa, mi permetto di dire che il co-sleeping è un argomento decisamente controverso e delicato: dormire tutti insieme nel lettone è una buona pratica o pericolosa?
Questo dilemma mette spesso in crisi mamme e famiglie.

Personalmente non sono favorevole a questo tipo di pratica, anzi credo che ognuno debba avere i propri spazi personali. Tutto questo assolutamente senza sensi di colpa: non credo che dedicare uno spazio al bambino per la nanna significhi abbandonarlo a se stesso o non nutrire sufficientemente il suo bisogno di simbiosi e vicinanza, credo invece che sia totalmente sano e finalizzato alla promozione dell’autonomia.

co-sleeping

Vero che al lato pratico, specie con l’allattamento, le sveglie notturne sono infinite quindi vince la comodità di tenere in stretta vicinanza il bambino: non fino alla pubertà possibilmente!

Mamma e papà possono avere vagamente diritto alla propria privacy, ed uno spazio privato?

Credo che i bambini abbiano bisogno di imparare ad addormentarsi da soli e soprattutto debbano sentirsi tranquilli e al sicuro nel proprio letto. Il conforto e la vicinanza dei genitori è condizione                                                               necessaria, ma allo stesso tempo i genitori hanno diritto ad avere un riposo adeguato, momenti per loro stessi, una vita che non sia dedicata esclusivamente al proprio figlio.

Ovviamente la libera scelta prima di tutto, però è fondamentale tenere lo stesso atteggiamento fin dal principio perché ogni cosa che facciamo insegna qualcosa al nostro bambino. Non dimentichiamo inoltre che la scelta delle modalità della nanna vanno condivise, entrambi i genitori consapevoli di cosa li aspetterà dovranno portare avanti con coerenza la propria scelta e convinzione.

Ci sono anche alcuni risvolti patologici nel co-sleeping: può essere l’espressione di cure eccessive o una modalità attivata per allontanare in modo latente il marito/compagno. Questo perchè a volte una madre vive il proprio ruolo in modo assoluto e totalizzante, in quanto unico ruolo che la fa sentire completa e appagata.

Chiediamoci sempre perché si mettono in atto determinati comportamenti e a chi serve ciò che facciamo. Ovviamente serve coraggio per dare risposte sincere! Ma è importante riuscire a darsele…

Federica Fenili

Psicologa, mamma di Ludovica, quasi tre anni e neo mamma di Tommaso. Non amo fermarmi, non amo le limitazioni, sono testarda, odio le ipocrisie e le incoerenze, adoro leggere e viaggiare, ancor di più da quando lo posso fare con mia figlia!

2 COMMENTS

  1. Ricerche sul cosiddetto “quarto trimestre”, ossia i primi tre mesi di vita; ricerche sull’indipendenza infantile (cosleeping fa parte di un materiale ad alto contatto, che favorisce l’indipendenza e l’autonomia molto più di pratiche di separazione); studi sui bisogni biologici di contatto, calore e “contenimento” e per finire studi sull’attaccamento madre-bambino. Questo il panorama, non completo, ma importante da tenere conto quando si parla di cosleeping. Poi può non essere la scelta giusta per tutti, e va bene così. Ma non c’è teoria psicologica che possa dire che, prima di un anno (ma io direi anche tre, visto che la parte emotiva del cervello di un bimbo si sviluppa in tre anni), i bambini hanno bisogno di spazio e separazione. Nei primi anni il bambino ha bisogno di sapere che i genitori ci sono, sempre e comunque. Questa sicurezza può arrivare anche in altri modi, ma il cosleeping (e poi anche il portare i bambini in fascia) favorisce velocemente questa sensazione di protezione, e fiducia primaria del bambino nel mondo che lo circonda. Sono molto preoccupata di queste pseudo motivazioni psicologiche che sostengono che la separazione precoce di genitori e figli sia benefica. Capisco che la vita moderna non favorisca il cosleeping, molte mamme devono lavorare e non hanno tempo per rallentare e ascoltare le necessità dei figli (sotto un anno di vita non esistono vizi), ma non è colpa dei figli se sono nati, abbiamo la responsabilità di nutrire non solo le loro nocche, ma anche i loro cervelli di esperienze emotive positive, di contatto e di calore. Ripeto, il cosleeping non è per tutti, ma non ci sono studi scientifici che sostengano che sia patologico. È vero invece il contrario.

  2. Il dormire separati fa parte della cultura occidentale da un lasso di tempo molto breve, se comparato alle abitudini che ci hanno contraddistinto da secoli. E credo che secoli di co-sleeping mai abbiano minato l’autonomia di alcuno, come pure non minano l’autonomia degli individui in quelle culture dove è ancora praticato senza alcun tipo di remora. Senza dimenticare, inoltre, che il contatto durante il sonno risponde a un istinto di sopravvivenza che l’uomo ha sviluppato dall’inizio della sua esistenza. Personalmente lei potrà anche essere contraria e preferire che ognuno abbia i suoi spazi, ma la questione del favorire in questo modo l’autonomia è assolutamente priva di fondamento.

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