Ultima modifica 28 Giugno 2019
“Incontrandolo, ho avuto l’impressione di una persona di una sensibilità estrema, indifesa, che difficilmente riuscivi a guardare negli occhi, con uno sguardo di paura come di un cucciolo braccato dal mondo”. Questo fu il commento di Serena Dandini, quando nel febbraio del 94, soli due mesi prima della morte, Kurt Cobain fu ospite insieme alla sua band al programma “Tunnel” su Rai3.
Il film documentario sulla vita del leader dei Nirvana
Il regista Brett Morgen ha voluto presentarci Kurt Cobain in persona – leader dei Nirvana – con il suo film-documentario in uscita nelle sale italiane il 28 ed il 29 aprile. Una pellicola della durata di due ore e mezzo che, attraverso messaggi scritti, riprese private e appunti del protagonista, ci offre la possibilità di conoscerlo realmente.
Uscita dalla proiezione, non sono più solo fan (accanita), ora quasi sento di conoscere il protagonista di questa storia.
L’infanzia
Le sensazioni e le emozioni di un bambino rifiutato prima della madre e poi dal padre passano dallo schermo direttamente nell’animo di chi guarda. Il senso di inadeguatezza per il peso di un divorzio da sopportare e l’umiliazione di vedersi allontanare anche dagli zii e dai nonni, si trasformano in ribellione prima e distruzione dopo. Il bambino biondo sorridente della prima parte del film, scompare. Iperattivo – raccontano di lui i genitori – sempre a voler ricercare attenzioni, troppo sensibile, pare preoccuparsi sempre di come stiano gli altri. Creativo, disegnatore, pensatore.
E poi arriva la Musica
Il regalo di una chitarra e la scoperta della musica saranno una rivelazione. Kurt, aveva trovato una fuga dal malessere che lo riempiva giorno e notte. La storia la conosciamo tutti. Si innamorerà delIa madre di sua figlia Courtney Love, della figlia Frances e dell’eroina che lo portò alla morte a soli 27 anni. I Nirvana ci lasciano con una musica disperata, profonda, folle ma vera. Cobain che nella sua breve vita soffrirà di lancinanti dolori allo stomaco ha dichiarato in una intervista che se improvvisamente questi dolori si fossero fermati, chissà, forse non avrebbe avuto più la stessa ispirazione.
E poi c’è l’amore indissolubile per la figlia, l’unica parte di se che non lo spaventa, ma che anzi rende sicuro Kurt. Il confronto con il vuoto affettivo ricevuto dalla famiglia di origine lo rafforza in questo senso di felicità ritrovato. L’allontanamento dalla droga, durante i primi mesi di vita di Frances, fa ben sperare. Poi purtroppo niente sarà più controllabile.
“Dumb mi fa piangere ogni volta che la sento” ha dichiarato in una intervista Frances. Questa canzone è uno dei tentativi che Cobain fa per dimostrare a se stesso che la vita va bene così com’è.
“Penso di essere un idiota” (I think I’m dumb) è poi la conclusione del pezzo…
L’amore dei genitori per i figli segna per sempre le nostre vite.
Graziana Le Donne