Ultima modifica 10 Ottobre 2019

 

KUSDÈ ancora una volta Arianna Simonetti a darmi lo spunto di indagine: in quest’articolo racconta il grande problema delle supplenze nelle scuole italiane. Allora, ho pensato “Come funzionano le supplenze qui?”. Avendo alcune conoscenze nel settore, ho chiamato la mia amica Cara, che è stata anche la prima maestra di mia figlia qui negli USA, e le ho fatto un po’ di domande.

Eccovi l’intervista. Se avete altre domande, chiedete pure e io le tradurrò per voi.

In caso di vostra assenza, programmata o no, chi chiama il supplente?

Il KUSD (Kenosha Unified School District) ci assegna un elenco di supplenti da chiamare in caso di assenza. Nel caso, però, in cui abbiamo delle preferenze, possiamo chiamare quella persona, purché sia iscritta negli elenchi dei supplenti.

Chi si occupa di pagare il supplente?

Il KUSD paga il supplente sulla base di ore di supplenza effettuate.

Quanti giorni avete di assenze pianificate o di malattia?

I giorni di assenza ci vengono scalati da un “monte ore” che abbiamo: guadagniamo 10 giorni ogni anno e si accumulano. Quindi, se un anno ne facciamo solo 5, l’anno dopo ne avremo 15. Se si superano quei giorni, verranno presi dall’anno successivo fino a 5. Oltre non verranno pagati.

In caso di malattia come funziona? Dovete presentare un certificato medico? Ci sono dei controlli?

Nel caso l’assenza superi i 3 giorni, il Distretto può richiedere un certificato medico. Ma, questa richiesta viene fatta solo per quegli insegnanti che sono spesso malati.

Il Distretto può mandare un controllo a casa per verificare che tu sia malato?

Sarebbe contro la privacy.

Mi è capitato di vedere il Preside in qualche classe: può fare il supplente?

No, ha già abbastanza da fare. Ma, ci sono insegnanti che partecipano alla raccolta fondi per United Way: il nostro Preside, come ringraziamento per le loro donazioni, ogni tanto va ad insegnare nelle loro classi per qualche ora.

Renata Serracchioli

Nata ad Ivrea, con il mio compagno condividevo un sogno: vivere in America. Ed è grazie a lui e al suo lavoro (il mio l’ho perso a causa della crisi) che il nostro sogno si realizza.

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