Ultima modifica 2 Settembre 2016
Quando si ha un figlio neonato si è abbastanza certe che il piccolo dormirà per un elevato numero di ore durante il giorno del resto anche il piccolo si deve abituare al cambiamento appena subìto e per questo la sua giornata sarà fatta principalmente da momenti di sonno (che era anche quello che faceva all’interno della pancia della mamma).
A mano a mano che crescerà i momenti di sonno inizieranno a diminuire: si passerà da una fase in cui i pisolini quotidiani saranno tre o poco più (di solito la quantità è data anche dalla lunghezza del singolo riposino) fino ad assestarsi su un solo pisolino, in genere pomeridiano.
Arrivati intorno ai tre anni alcuni bambini cercheranno di non dormire più al pomeriggio, forse perché lo considerano una perdita di tempo, (la priorità in questo momento per loro è il gioco) e così a volte il genitore, che invece vorrebbe che il bimbo continuasse a dormire ancora per un po’ di tempo, si vedrà costretto ad indire delle lotte quotidiane per riuscire a raggiungere il suo obiettivo.
In genere i bambini smettono di dormire nel corso o alla fine del secondo anno di scuola materna (ma ovviamente non si tratta di una regola) e se così non è spesso dipende dal fatto che la notte non dormono un numero sufficiente di ore e quindi il riposino pomeridiano diventa per loro quasi necessario per riuscire ad affrontare le attività pomeridiane senza essere troppo nervosi o capricciosi, visto che in genere la stanchezza nei bambini si manifesta proprio sotto forma di capriccio o nervosismo.
Ci sono poi bambini che invece hanno bisogno di dormire di pomeriggio anche se la notte dormono un numero di ore sufficienti, e spesso questo avviene se si tratta di bambini molto agitati che non stanno mai fermi e quindi dormire è un modo per loro per recuperare una parte di energie che poi spenderanno nella restante parte della giornata.
Come mamma ho però notato qualsiasi sia il numero di ore che un bambino dorme che la pesantezza del sonno rimane sempre la stessa e questo è un aspetto positivo perché fa si che in casa si possa continuare a svolgere le normali attività.
Laura Zampella