Ultima modifica 22 Aprile 2015
Pur non essendo Matusalemme sono vissuta nell’epoca in cui bisognava essere perfetti e dimostrare di aver capito tutto, al volo. Bisognava accontentarsi delle risposte che ci venivano date dagli adulti anche se si percepivano chiaramente come incomplete o addirittura inventate. Mi ricordo ancora la scena e i pianti quando espressi la naturale curiosità infantile “Ma come nascono i bambini?”. Quel giorno lessi l’imbarazzo sui visi di mia mamma e di mia nonna e le risposte chiaramente false del bambino portato dalla cicogna o da Gesù Bambino mi ferivano. Sapevo che non erano vere e mi sentivo doppiamente portata in giro,ferita e desolata dalla scarsa volontà di soddisfare la mia naturale curiosità di bambina.
La curiosità nei bambini,infatti, è spontanea e naturale e fa parte del loro crescere. Essa non si manifesta solo con gli sguardi attenti, le esperienze, le prove e gli errori ma anche con le continue domande rivolte all’adulto. Essa non va ignorata o colmata con risposte casuali bensì incentivata. Lavorando a scuola,spesso e volentieri,mi chiedo che fare per incentivarla.
L’errore più grande che può fare un insegnante è quello di far percepire ai bambini che chi fa una domanda è chi non ha capito ed è in difficoltà, o peggio fa perdere tempo all’insegnante e alla lezione.
Faccio delle piccole riflessioni cercando di darmi, sia come insegnante che come genitore,alcuni piccoli consigli per stimolare la curiosità nei bambini che, ripeto, è un passo fondamentale per la loro crescita.
– L’insegnante deve essere interessato e collaborativo: Spesso e volentieri i bambini esprimono le loro curiosità proprio… quando non c’entra niente con la lezione. Ma i bambini di oggi sono così: multimediali e dall’intelligenza ipertestuale, basta un click per passare da un link all’altro. Mai, quindi, tagliar corto dicendo che “ora non c’entra,ne parleremo in un altro momento” (per poi puntualmente dimenticarsi…) ma neanche perdere il filo della lezione e spaziare in tutti altri argomenti… Io mi sono inventata “La scatola delle domande”, un artificio carino che può essere ripetuto anche a casa. Al grido di “Io non sono un computer” (che ripeto sempre quando i bambini mi fanno le domande più strampalate,quali l’animale più veloce al mondo o perchè la Terra gira…quasi un karma,ma odio dare loro risposte poco esaurienti) faccio scrivere le loro domande dentro una cassettina a cui dedicheremo un’ora a settimana per le risposte,chiaramente dopo essermi informata e aver fatto delle ricerche perchè lì dentro,credetemi, potete trovarci davvero di tutto. In questo modo viene data importanza alla loro curiosità e dato uno spazio importante in cui i bambini impareranno davvero tanto.
– Fare ricerche a scuola,insegnando loro il modo di trovare le informazioni: La mia collega, nel post precedente ha ampiamente descritto i vantaggi e gli svantaggi delle ricerche affermando che è proprio la scuola il luogo della ricerca.Non posso che trovarmi d’accordo. Maria Montessori diceva “Insegnami a fare da solo”. La scuola deve stimolare la curiosità nel bambino ma anche insegnargli gli strumenti per ricercare le informazioni, fare ipotesi e trarre conclusioni.
– La lettura favorisce la curiosità: Nuove culture, popoli lontani, antiche tradizioni, gesta di eroi del passato e del presente. Tutto questo può essere sprigionato dalle pagine di un libro. La lettura, specialmente ad alta voce appassiona il bambino e lo spinge alla ricerca.
– E per finire motivare e incentivare: Come già detto è indispensabile che l’adulto e l’insegnante si mostri collaborativo alla curiosità del bambino. Approfondire, vedere le alternative significa anche guardare differenti panorami e alternative.
Un bambino curioso sarà un adulto intelligente,autonomo e capace di scegliere.
Arianna Simonetti
E se un bambino non è curioso, non fa domande, non é interessato ad imparare e si ferma davanti a cose nuove che sia un disegno o un esperienza, piuttosto che un nuovo alimento? Si tratta di mia figlia di 5 anni.
Grazie Sabrina
Condivido tutto..ma quando si ha insegnanti che non rispondono e non ascoltano?Mia figlia Elena ha 10 anni ,5° elementare,classe molto vivace …una maestra che dopo 35 anni di lavoro con una collega si è ritrovata da sola o meglio con 1/2 collega (la Gelmini le ha regalato questo brivido prima della pensione) che è cambiata ogni anno .Sin dalla prima ha dichiarato la sua difficoltà a far mantenere la concentrazione,spesso il silenzio…..il commento di Elena lo scorso anno?”Non chiedo niente alla maestra tanto non mi risponde”.Inutile suggerirle di provarci e riprovarci ,di chiedere a casa ,ai nonni,cugini…l’importante è dialogare sui dubbi e le perplessità.La maestra…d’accordo con Elena :non sempre anzi quasi mai si riesce a parlare.Questo mi ha messo molto in crisi, soprattuttto dopo l’esperienza del figlio più grande il quale ha sempre incontrato maestre e professori che non solo rispondevano ma che stimolavano le domande e ci hanno aiutato e ci aiutano nella sua crescita.
Come genitori abbiamo sempre cercato di sopperire alla mancanza della scuola ma non bastiamo…e giorno dopo giorno vediamo Elena arrendersi,mio marito dice che ce la stanno “uccidendo” riferendosi al soffocare la sua curiosità.
Per ennesima volta riparlerò alle maestre,proverò a fare a casa la bella idea della scatola delle domande e a suggerirla a scuola….nella speranza che mi ascoltino….
Cara Sabrina, non credo che tua figlia non sia curiosa, magari non la verbalizza ancora. O forse è titubante nel fare nuove esperienze o nel provare nuovi gusti e sapori perché la ripetizione la rassicura. Sicuramente è una questione caratteriale; lasciala pure stare nei suoi tempi, vedrai che piano piano le cose cambieranno. Un caro saluto.
Cara Tiziana, brutta situazione quella che mi racconti. Non è raro che le insegnanti siano, come dici, tu, lasciate sole da tagli di personale e che siano esposte al burnout. Spesso in classi vivaci succede che per calmare qualcuno ne facciano le spese i più bravi e curiosi facendoli disamorare della scuola… Io la scatola delle idee la farei a casa ma ne porterei una a scuola, non credo che la maestra la sottovaluti o se ne dispiaccia. Trovare un’ora settimanale per rispondere alle domande degli alunni potrebbe essere un appuntamento gratificante anche per chi a scuola si “annoia” ed è quindi più vivace degli altri oppure potrebbe essere un buon compito quello di rispondere a casa alle domande dei compagni, perché no? Tentar non nuoce… facci sapere, ciao