Ultima modifica 10 Ottobre 2019
Dicembre è un periodo di festeggiamenti e mangiate, ma qui ad Expatland è anche un mese di saluti: molti contratti, difatti, scadono proprio in questo periodo e la gente prepara i bagagli e lascia quella che per due o tre anni è stata la sua vita cinese. C’è chi è contento e chi invece preferirebbe restare. Di solito i più perplessi sono i mariti, che all’estero hanno avuto l’occasione di ricoprire posizioni importanti e che non sanno, una volta rientrati, quale sarà il loro posto in azienda e se il lavoro in madrepatria sarà altrettanto stimolante e, perché no, redditizio.
E poi bisogna spiegare il rientro ai bambini: far capire loro, con tutta la dolcezza possibile, che non si tratta di una vacanza (perchè ormai loro associano la madrepatria alla vacanza) ma che lì dovranno andare a scuola, che la mamma e il papà dovranno lavorare e che i ritmi di vita saranno necessariamente diversi. Che potranno vedere i nonni ogni giorno, ma gli amichetti conosciuti in questi anni all’estero probabilmente non li rivedranno mai più.
Le donne affrontano il distacco con il coraggio che contraddistingue la categoria: sbrigano le pratiche per l’iscrizione dei figli alla scuola italiana, organizzano il trasloco e riempiono i pacchi, danno via piatti, ninnoli e libri che non riporteranno in Italia, salutano con gli occhi bagnati di lacrime le amiche conosciute in espatrio.
Le amicizie dell’espatriata sono particolari: si conosce un sacco di gente, alcuni superficialmente altri meglio, ma può capitare di avere dei veri e propri colpi di fulmine e trovare un’amica con la A maiuscola in qualcuno che si conosce appena. Le cose che si condividono in espatrio sono diverse da quelle che si condividono con le amiche di una vita: in Italia ci si sfoga a proposito della suocera o del rapporto di coppia, all’amica che ci conosce da sempre basta un’occhiata per capire che qualcosa non va. In espatrio invece si condividono momenti estemporanei, difficilmente ci si racconta per filo e per segno la storia personale del passato ma si vivono emozioni talmente forti da cementare i rapporti senza bisogno di tante parole.
E poi, inevitabilmente, arriva il momento dei saluti. Si era preparate e lo si sapeva già, eppure il cuore si spezza una volta ancora. Si è coscienti che sarà difficile rivedersi nel futuro: le distanze sono grandi e il ritmo della vita italiana frenetico. Ci si scriverà, prima assiduamente e poi sempre più di rado. La mancanza di un rapporto quotidiano sfilaccerà l’amicizia.
E di questo si è consce, quando si va ai pranzi di saluto (che nessuno osa chiamare “di addio”) e ci si raccomanda di restare in contatto, su Whatsapp o Facebook (e benedetta la tecnologia!)
Questa settimana ho partecipato ben a tre pranzi del genere. Tristezza, commozione, qualche lacrimuccia. Le fantastiche donne dell’espatrio, oberate dai pacchi e dalle scartoffie, guardano al futuro cercando di affrontarlo con tutta la positività possibile: chi è contenta di andar via non vede l’ora di tornare al lavoro e di rientrare in una routine squisitamente italiana. Chi avrebbe preferito restar qui se n’è fatta una ragione e cerca di concentrarsi solo sui lati buoni del rimpatrio.
E chi resta, una volta in più abbraccia, saluta, sventola la mano. Il cuore stretto in una tristezza alla quale sarà difficile abituarsi.