Ultima modifica 24 Marzo 2021

Il primo giorno di scuola è ormai cominciato.
Il 3 quest’anno. E’ sempre una grande emozione anche per me.
Un po’ come fosse anche il mio primo giorno. E attendo con ansia i loro racconti.

Palestra Scuola Elementare
Non puoi sapere quanto puoi fare finché non ci provi.

Ricordo bene quel 1° settembre del 2011. Era il primo giorno di scuola americana per entrambi. Mio figlio pronto ad entrare al 6° grado, prima media, e la piccola al 4° grado, quarta elementare. Lei cominciava prima, alle 8, quindi l’abbiamo accompagnata. Prima però ho preparato il pranzo. Sì perché qui puoi scegliere se mangiare in mensa (si salvi chi può) o se portarti il pranzo da casa. Indovinate cos’hanno scelto i miei figli?

Tutti radunati in cortile dove ci sono dei bellissimi attrezzi per arrampicarsi e giocare. Oppure, chi vuole, gioca a football, a calcio, a basket… . E’ tutto così nuovo.

Così emozionante ed eccitante. Sul perimetro del cortile notiamo dei numeri in giallo e non capiamo cosa significhino. Veramente non sappiamo proprio nulla ma aspettiamo fiduciosi! Intanto, con un sorriso a 36 denti, passa il Principale, con la sua inseparabile mug di caffè, che saluta tutti i bambini per nome… li conosce tutti! Ad un certo punto c’è un suono, non è una campanella, nemmeno una sirena ma vediamo che tutti i bambini si mettono in fila in corrispondenza dei numeri gialli e così scopriamo che sono i numeri delle aule: mia figlia è nella numero 408. Il fratellone, terrorizzato anche lui, abbraccia la sorella e le fa i suoi auguri. La super maestra la prende in consegna con un sorriso enorme e me la porta via. Ci vediamo alle 3 qui fuori…

Ora me ne vado col ragazzo verso la sua scuola. Anche lì sono tutti fuori in cortile. Qui niente parco giochi: sono alle medie!!! Il ragazzo terrorizzato mi chiede di stare con lui ad aspettare e sarà così per un bel po’ di tempo. Non è debolezza: è puro terrore! Mettetevi nei suoi panni e capirete!
Arriva anche il suo momento e lo accompagno fin dentro… e poi lo saluto.
Ci vediamo alle 4!

Mi sono data appuntamento con un’amica per distrarmi e non pensarci troppo. Sento il loro terrore, sento la loro ansia, la loro curiosità e la loro perplessità.

Finalmente arriva l’ora di andarli a prendere. Sorridenti ma spaventati entrambi. Si meritano una merenda coi fiocchi!

Più avanti, per aiutare la ragazzina, ho cominciato ad andare a scuola con lei: hanno una tutor entrambi, ma ritengo che mia figlia abbia bisogno di un aiuto ulteriore e io non ho niente da fare. Così ogni mattina vado a scuola, poi vado a prendere il pranzo per me e la maestra, e torno. Nel frattempo, oltre ad aiutare mia figlia, aiuto anche la maestra. Già perché qui l’aiuto-collaborazione dei genitori è una fonte preziosissima. Aiutiamo a correggere i compiti, a fare le fotocopie, ad appendere i lavori sulle pareti… L’anno successivo ho cominciato a proporre io delle attività come delle lezioni di cultura italiana post-scuola. Tutto a titolo di volontariato.

Settembre è anche la prima riunione della PTA=Parents Teachers Association. Riconosciuta legalmente dalla Costituzione. Riunioni che si tengono ogni primo martedì del mese. Ma la prima riunione per me è una doccia fredda… capisco solo quando il Principal mi presenta a tutti. I presenti sono oltre una trentina… sbalordita da numeri tanto grandi!

E quest’anno come allora, l’emozione è sempre grande. Loro ormai con la lingua sono autonomi (molto più di me!). Ma la piccola è passata dalle elementari alle medie. Ed è tutto diverso. Mamma mia…

Ci saranno le iscrizioni alle attività sportive extra-scolastiche (o la mattina alle 7 o la sera dopo la scuola). Ci saranno le foto di rito: ogni anno il secondo giorno di scuola fanno le foto che serviranno da mettere nel tesserino identificativo. Poi se vuoi te le fai stampare nella quantità e nel formato che desideri. Pagando, ovviamente, ma parte della quota andrà alla PTA.

All’inizio ero come un extra-terrestre che non capiva nulla di questo strano mondo. Mi giravo, mi guardavo intorno. La gente parlava e io non capivo di che accidenti parlava. Davano per scontato che io capissi cos’era il fundraising, cos’era l’harvest festival, o la book fair. Cercavano una chair person ma io non sapevo cosa fosse…

Ora so come può sentirsi uno straniero che si approccia per la prima volta con le nostre scuole. Siate pazienti, per favore e aiutateli. Prendetevene cura.

Nel prossimo articolo vi racconterò di Halloween. Stay tuned!

Nata ad Ivrea, con il mio compagno condividevo un sogno: vivere in America. Ed è grazie a lui e al suo lavoro (il mio l’ho perso a causa della crisi) che il nostro sogno si realizza.

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