Ultima modifica 16 Marzo 2016
Quante domande assillano chi sta per diventare genitore e si trova di fronte a una scelta delicata come quella di conservare le cellule staminali in una banca cordone ombelicale?
Ecco qualche risposta ad alcune delle domande più frequenti poste dalle mamme che si informano su conservazione cordone ombelicale e cellule staminali.
Se si sceglie la conservazione privata del cordone ombelicale, quali sono i vantaggi e quali i possibili problemi?
L’immediata disponibilità delle cellule staminali in caso di bisogno è di sicuro il primo vantaggio della conservazione privata; oltre a questo si aggiunge la loro totale compatibilità con il bambino dal cui cordone sono state prelevate. I possibili problemi sono determinati invece dalla possibilità che il numero di cellule staminali prelevate sia insufficiente per la buona riuscita di un trapianto, in relazione al peso del ricevente. La ricerca scientifica è già venuta in soccorso a casi simili dando la possibilità di aumentare in vitro il numero delle cellule staminali disponibili per il trapianto.
Chi esegue il prelievo di sangue dal cordone ombelicale alla nascita del bambino?
Generalmente infermieri, ostetriche e medici ginecologi.
Ho scelto di partorire in casa: come posso conservare le cellule staminali del cordone ombelicale?
Per un parto in casa, sarà necessario consegnare all’ostetrica che vi assisterà durante il parto il kit di prelievo che la vostra bio-banca vi avrà consegnato insieme alla documentazione che spiega il procedimento da seguire per il prelievo.
Sono incinta di due gemelli, come mi devo comportare per la conservazione del cordone ombelicale?
Non c’è nessun problema, dipenderà dalla tipologia di gemelli: se sono omozigoti basterà un unico prelievo, perché le cellule staminali cordonali sono compatibili al 100%, mentre per i gemelli eterozigoti bisognerà effettuare due rilievi e dunque una doppia conservazione.
Come si procede se, per esempio, un fratello ha bisogno delle staminali conservate?
L’istocompatibilità è ereditaria, quindi le probabilità che il campione sia compatibile diminuiscono mano a mano che si riduce il grado di parentela tra donatore e ricevente. I genitori del bambino hanno il 50% di probabilità di essere compatibili, mentre per i fratelli si arriva al 25%.
Per determinare la compatibilità è necessario fare degli esami di tipizzazione HLA (Human Luekocyte Antigen). Una prima tipizzazione di base può essere eseguita al momento della crioconservazione, prelevando una piccola parte del sangue del cordone, oppure in un secondo momento, con un semplice prelievo del sangue. Se la prima tipizzazione di base conferma la compatibilità, allora viene eseguita un’analisi del DNA e la MLC (Mixed Linfocyte Culture), che ne indica definitivamente il grado.
A cura di : ufficio stampa Sorgente