Ultima modifica 18 Novembre 2021
E’ inutile negarlo: per noi mamme lavoratrici, la chiusura delle scuole è stato un duro colpo. Quando questa decisione è stata comunicata, la domenica sera per il lunedì mi sono vista mancare la terra sotto i piedi.
Per la prima volta ho avuto il sentore che questa storia del #coronavirus fosse una cosa seria.
Per fortuna ho due genitori abbastanza giovani. Si sono resi subito disponibili ad occuparsi delle mie due bambine mentre io continuavo ad occuparmi della mia attività con annesso laboratorio tessile in Brianza.
Un privilegio su cui non tutte possono contare: intorno a me vedevo tante mamme in seria difficoltà.
Molte di loro non avendo alternative hanno continuato a lavorare per pagare una baby sitter che badasse ai bambini durante la loro assenza. Altre hanno dovuto rinunciare al lavoro. Alcune lo hanno perduto.
Sento tanti commenti un po’ buonisti sulla “strepitosa opportunità” che il #coronavirus darebbe alle famiglie per “ritrovarsi”, “rallentare”, “godersi la casa e i figli”. Non so se ridere o piangere, perché sono proprio i temi che la mia azienda porta avanti da sempre: #famigliefelici è il nostro hashtag da quando siamo nati!
Ma andatelo a dire ora ai genitori disperati che questo lusso non se lo possono permettere.
E poi la paura, che cresce.
Anche chi al principio minimizzava ha dovuto fare i conti con i numeri di un contagio esponenziale. Frutto della superficialità dei più, del diffuso dispregio delle regole, dello scarso rispetto che le persone hanno dimostrato di avere le une verso le altre.
Quindi, di botto, il panico. E la corsa ai ripari.
L’assalto agli scaffali dell’amuchina e alle scorte di mascherine.
Tutte le mascherine, specie quelle chirurgiche e quelle filtranti certificate FFP3, inutili per le persone comuni (sono efficaci solo se usate entro stretti protocolli), ma preziose per i sanitari in forze negli ospedali.
In pochi giorni, ovunque si è registrato il tutto esaurito.
Farmacie, ferramente, colorifici, persino i negozi di bricolage sono stati letteralmente saccheggiati. E i prezzi, alle stelle.
Da notare che tutte le mascherine in questione sono monouso: le usi qualche ora, poi le butti… e le ricompri. Le ricompri??
Peccato che non si trovino più! Se non al mercato nero degli speculatori disonesti, a prezzi esorbitanti e spesso, per molte famiglie, inaccessibili.
Le poche che si trovano, del resto, servono nei reparti rianimazione degli ospedali.
Quindi… che fare?
Farne a meno significa andare in giro senza una protezione, che anche se non garantisce dal contagio, comunque aiuta.
Certo, le altre misure di prevenzione (lavarsi le mani, distanze di sicurezza, tossire nel gomito, ecc) fanno la loro parte. Ma la sensazione di muoversi in luoghi pubblici insalubri e contaminati cresce di ora in ora, complice la perdurante incoscienza collettiva e l’incalzare delle notizie sul contagio sempre più esteso.
In barba a ordinanze e raccomandazioni, girando per le strade continuo a vedere la gente circolare come se nulla fosse.
Negozi, bar e ristoranti pieni, aperitivi affollati, supermercati e centri commerciali presi d’assalto e le persone comportarsi esattamente come se il problema non le riguardasse.
La mia parrucchiera mi confida che dopo l’emissione dell’ordinanza per la zona rossa in Lombardia, invece di un calo ha registrato un’impennata di lavoro.
Peraltro in questa stagione è raro trovare una persona in perfetta salute: mal di gola, tosse, febbriciattole: l’influenza stagionale colpisce un po’ tutti…e pochi hanno il buon senso di starsene in casa.
Ricordo di avere visto nel parcheggio di un Brico un uomo sui 50 anni tossire e scatarrare in modo indecente sull’asfalto. All’uscita da una sala bingo, una donna sui 60 scendere le scale tossendo come un’ossessa ai quattro venti incurante di quanti le camminavano vicino.
Ho cominciato ad avere paura di andare al supermercato.
L’idea di toccare scaffali e barattoli su cui qualcuno poco prima potrebbe aver starnutito o tossito non mi lascia tranquilla (sappiamo che il virus rimane attivo fino a 12 ore sulle superfici che infetta). E se poi senza accorgermi, prima di potermi lavare, mi metto una mano in bocca? Potrebbe capitare a chiunque!
Eppure tutto sommato ridurre questo rischio sarebbe semplice: basterebbe girare tutti con una mascherina che ci impedisse di spargere malefiche goccioline di saliva nell’ambiente intorno a noi. Perché nessuno lo impone per legge???
Ma nel frattempo decido.
In azienda abbiamo degli stock di cotone sanforizzato: è un cotone pregiato, trattato in modo naturale in modo che non si restringa e non si alteri con i lavaggi.
Anallergico, naturale, traspirante: perfetto per farne mascherine protettive sterilizzabili e ri-utilizzabili infinite volte (basta un lavaggio a mano o lavatrice, o per chi lo preferisce, un passaggio in acqua e amuchina).
Già che c’ero, ho pensato di farle anche un po’ carine, per contrastare l’effetto “depressione” che questa faccenda sta causando ovunque.
E ho pensato che dovessero essere economiche, perché ogni famiglia possa permettersi di acquistarne per tutti i suoi membri: un piccolo investimento di durata illimitata, contro un esborso prolungato e insostenibile per le mascherine monouso.
Questo rende l’operazione più un’impresa di beneficienza che un vero business.
Ma è giusto che sia così: nella situazione in cui ci troviamo, nulla vale quanto la nostra responsabilità.
Ho sentito dire che “le mascherine non servono a niente”: falso.
Non proteggeranno chi le indossa dal famigerato contagio per aerosol (possibile se non si rispetta la distanza di sicurezza), ma sicuramente aiutano a contenere la quantità di germi depositati nell’ambiente intorno a noi, sulle superfici, sugli oggetti e sui vestiti con cui entriamo in contatto. Se tutti noi indossassimo una qualunque mascherina quando ci troviamo in luoghi pubblici, l’ambiente in cui ci muoviamo sarebbe più salubre.
Il virus avrebbe molte meno possibilità di infettarci e i più fragili tra noi sarebbero meno esposti al rischio di essere contaminati dai nostri germi.
Il fatto è che nessuno di noi può sapere di essere contaminato fintanto che non gli venga diagnosticato con un tampone.
E al punto a cui siamo arrivati, nessuno di noi può esimersi dalla responsabilità di non contaminare gli altri, pena l’averli tutti sulla coscienza: anziani, adulti, madri e padri di famiglia, bambini, anche, se fragili dal punto di vista immunitario. Basta una piccola disattenzione, una banale distrazione, uno starnuto o un colpo di tosse dato al momento sbagliato, nel posto sbagliato. E siccome tutto sommato è facile evitarlo…evitiamolo. Mettiamoci una mascherina. Un fazzoletto, un bandana, qualunque cosa. Ma facciamo attenzione.
Indossare una mascherina non ci rende immuni, ma protegge gli altri dalla nostra disattenzione e ricorda a chi ci guarda di fare altrettanto.
Chi è interessato alle mascherine in puro cotone sanforizzato, può trovarle a questo link: https://zipandream.com/mascherine/
Leggete attentamente le istruzioni per l’uso e le raccomandazioni per una corretta prevenzione: https://zipandream.com/wp-content/uploads/2020/03/MASCHERINE-IN-PURO-COTONE-SANFORIZZATO.pdf
NB: in questi giorni, complice la valanga di ordini ricevuti, riusciamo a fornire solo quelle in tinta unita. Ma potrete comunque scegliere il colore che vi piace di più!
Ada Civitani.