Ultima modifica 6 Novembre 2015
Siamo una civiltà talmente competitiva che persino i nostri bambini in età prescolare sono diventati trofei e oggetti di vanto. L’infanzia non dovrebbe essere una gara.
Secondo me un bambino dovrebbe sapere di essere amato completamente e incondizionatamente, in ogni momento. Dovrebbe sapere che è al sicuro, e dovrebbe sapere come restare al sicuro in pubblico, in mezzo agli altri e in varie situazioni; dovrebbe sapere che può fidarsi del suo istinto riguardo alle persone, e che non deve mai fare qualcosa che non gli sembra giusto, a prescindere da chi glielo chiede. Dovrebbe sapere quali sono i suoi diritti personali e sapere che la sua famiglia li sosterrà. Dovrebbe saper ridere, fare cose ridicole, essere ingenuo e usare la fantasia. Dovrebbe sapere che non è mai un problema colorare il cielo di arancione e disegnare gatti con sei zampe.
Un bimbo dovrebbe sapere quali sono i suoi interessi ed essere incoraggiato a seguirli. Se non gli importa nulla di imparare i numeri, i suoi genitori dovrebbero capire che tra qualche tempo, quasi per caso, li imparerà, e intanto dovrebbero permettergli di dedicarsi a navicelle spaziali, disegni, dinosauri o a giocare nel fango; dovrebbe sapere che il mondo è magico e che lo è anche lui. Dovrebbe sapere di essere meraviglioso, brillante, creativo, amorevole e stupendo. Dovrebbe sapere che trascorrere la giornata all’aperto a creare collane di margherite, torte di fango e case per le fate è encomiabile quanto dedicarsi alla fonetica. Mi correggo: è molto più encomiabile.
Di cosa ha bisogno un bambino di quattro anni? Molto meno di quanto pensiamo. Leggiamo questa favola ogni tanto.
Paola Lovera
