Ultima modifica 24 Agosto 2020

Quando crescono, i nostri figli hanno spesso un carico pesante da portare. Le nostre aspettative.
Perché se a parole siamo tutti bravi a dire che siamo pronti a capire ed accettarli per come sono, senza aspettarci che siano simili a noi, in realtà è difficile farlo davvero.

A partire dalla scuola.
Parlo di me in prima persona e dei miei ragionamenti ma credo che in molti ci si possano riconoscere.
Mio figlio ha iniziato quest’anno la prima elementare, molti progetti e desideri si sono affollati in testa prima dell’inizio. Poi…  il mio bambino tanto ordinato si scopre abbastanza pasticcione quando scrive.
E subito spero che non abbia preso proprio tutti i miei difetti…  ”Ogni tanto sta con la testa fra le nuvole e pensa ai fatti suoi” mi dice la maestra … Caspita è la mia fotocopia!!

Ci aspettiamo forse che ci somiglino nei pregi ma mai nei difetti.

Ma sono soprattutto le aspettative che ci fregano. Sarà bravo, attento, capace di concentrarsi, desideroso di studiare, preciso, attento alle sue cose e via di seguito con l’immagine del perfetto scolaro.
Ed alla prima nota ci si trova forse spiazzati e impreparati.

Non è facile non invadere la loro personalità per farli simili a noi.
Anche solo nell’aiutarli a fare i compiti.
Dal tenere la matita in un certo modo a come colorare un disegno.
Noi siamo il loro modello, certo, ma non dobbiamo dimenticare che a questa età ( ma in tutte le età comunque ) sono delle piccole personcine con un loro modo di affrontare le cose.
Certo il nostro compito è, come per molte altre cose , difficile.

Aiutarli, affiancarli, sorreggerli senza soffocarli o pretendere che siano dei piccoli noi in miniatura.

Perché la cocente delusione alla luce della realtà ci farebbe rimanere davvero male.
Certo che avranno qualcosa di noi ma non sono noi da piccoli. Bisogna saperlo accettare e imparare a stargli accanto accettando e imparando a conoscere le loro qualità e i loro difetti.

E succede spesso con lo sport. Papà che mascherano difficilmente la delusione se il proprio figlio non sa e non gli interessa il pallone, o se non gioca continuamente con qualsiasi cosa di anche solo vagamente rotondo come facevano loro da giovani. Se poi manca proprio di “talento” ( sempre sia possibile identificarlo già così da giovanissimi ) pur volendo giocare, il confronto con loro e il loro di talento è clamoroso.

E’ chiaro che le intenzioni di noi genitori sono le migliori. Vorremmo solo vederli eccellere in tutto, scuola e sport in primis.
Ma per quanto anche io a volte mi ritrovo a pensarlo, cerco di nasconderlo il più possibile. Cerco di incoraggiarlo per i compiti e di aiutarlo se non ha ben capito un esercizio ma lascio a lui lo spazio per fare da solo.
E anche per sbagliare. Se fa una riga di “M “ e non sono tutte perfette… pazienza.
Cerco di stimolarlo a essere critico di se stesso. “ guarda tu e dimmi se secondo te ce n’è qualcuna che sarebbe meglio provare a rifare meglio”. E lui corregge.
Non tutte quelle che pensavo io? Pazienza. Le lascio, a malincuore, li dove sono.

Perché deve imparare da solo a volere il meglio per sè e a correggersi quando non lo ha fatto. Se glielo faccio sempre notare io non svilupperebbe nessun senso di autocritica…Che manca tanto ad alcuni genitori…

Dobbiamo accettare i loro tempi e non dimenticare che sono ancora bambini a sei anni. Non possiamo pretendere la perfezione che, per altro, non si raggiunge mai, nemmeno da adulti.
Dobbiamo accettare che possano sbagliare, lasciarli sbagliare perché imparino che si può sempre riprovare, correggersi, migliorare. Devono imparare a volerlo loro, a volersi migliorare e se, possibile, cercare di eccellere. E se non sarà il calcio o il quaderno più ordinato del mondo pazienza.

Meglio puntare su altro. E lì sì non mollare.
Sui nostri principi, sulla nostra morale.
Su quelle qualità e doti personali come l’educazione, il rispetto, il senso del dovere e i valori in cui crediamo come la famiglia o l’amicizia.
Ecco, trovo più facile accettare il quaderno pasticciato ma gioire nel sentilo dire grazie se gli si porta un bicchiere d’acqua e che “ la cosa che mi piace di più del giocare a calcio è quando ci si abbraccia tutti felici dopo un gol “.
Questo va oltre e molto meglio delle mie aspettative.

Mamma di due bellissimi bambini, amante della vita. Adoro leggere e passo la maggior parte del mio tempo a girovagare in rete, alla ricerca di qualche cosa di interessante.

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