Ultima modifica 29 Novembre 2019
Pensate a quanti dati possediamo all’interno del nostro cellulare.
Alcuni sono li da sempre, altri continuiamo ad aggiungerne.
Foto, note, video, numeri di telefono, messaggi.
Immaginate che un giorno vi troviate in un negozio di vostro alto gradimento, compriate un oggetto e alla cassa vi venisse chiesto di pagare con dieci delle vostre foto contenute nel vostro cellulare. Ma non foto qualunque o che scegliete voi. Foto che sceglie il commesso, che prende il vostro cellulare scorre tutte le foto e poi si sofferma su quelle che più gli interessano, chiedendovi di saldare il conto cedendo a lui quelle foto.
Strano vero?
Non soldi ma foto.
Ovvero vostri dati personali.
Questo è quello che succede in Old Street a Londra, nel cuore della capitale tecnologica in un negozio che ha posto in vendita le opere esclusive dello street artist Ben Eine ed ha subito creato forte curiosità in tutti coloro che si sono messi in coda proprio alle porte del negozio.
Persone che sono entrate credendo di acquistare eventualmente le opere nel modo più tradizionale, e che invece si sono visti richiedere i propri dati personali, come ‘moneta di scambio’.
Un esperimento, in realtà, pensato e creato dalla Kaspersky Lab, azienda di sicurezza informatica a livello globale, che di certo fa riflettere sul “valore” reale ed affettivo dei propri dati personali.
Voi che avreste fatto? Avreste continuato l’acquisto o vi sareste rifiutati?
Il Data Dollar Store, così si chiama il negozio, ha avuto questa iniziativa per sensibilizzare le persone affinché si rendano conto del patrimonio affettivo che hanno all’interno di un cellulare.
“Per noi il Data Dollar è principalmente un mezzo per sensibilizzare gli utenti sul valore dei dati” dichiara Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky Lab.
“Quindi, se un sito web offre dei servizi gratuitamente, ma chiede in cambio i dati personali dei clienti per monetizzare il proprio servizio, dovrebbe utilizzare il simbolo del Data Dollar per dimostrare che si sta verificando una forma di scambio“.
In fondo non paghiamo in denaro, ma i nostri dati sono comunque una miniera d’oro.
Solo che spesso non ce ne rendiamo conto.
Di fatto non ci stanno regalando nulla, dato che ci chiedono i nostri dati in cambio.
E’ un accordo alla pari. Riflettiamoci.
Pensate che il 29% delle persone in tutto il mondo è stato vittima di un attacco informatico.
Nonostante questo però oltre il 39% delle persone non fa nulla per tutelarsi.
Forse proteggersi è davvero importante ed ecco che questa iniziativa, che mi pare davvero bizzarra, all’improvviso ha un senso.
Si potrebbe applicare lo stesso sistema su molte altre inconsapevoli mancanze. Che ne dite?