Ultima modifica 11 Ottobre 2018
Un saggio proverbio turco dice “un bambino cresce cadendo e rialzandosi” e devo dire che questa teoria trova moltissimi consensi anche se nella pratica la questione si complica.
La nuova generazione genitoriale soffre profondi turbamenti nel vedere cadere il proprio figlio.
La dinamica del fallimento è insopportabile,
i nostri figli li vorremmo bravi, belli, simpatici, intelligenti, infallibili e realizzati.
Tutte queste aspettative vengono così concentrate sulla piccola creatura che deve crescere con il peso delle speranze dei genitori sulle proprie spalle in una società della prestazione incentrata sul modello del vincente. Una società onnipotente che spinge alla negazione degli insuccessi, quasi fossero uno stigma.
La nostra società, la società delle ambivalenze dove onnipotenza e vulnerabilità sono pericolosamente vicine.
Gli adulti non sopportano di vedere il proprio figlio sbagliare.
Per gli adulti è diventato difficile tollerare gli errori inevitabili di un bambino, quasi che tutti i tentativi e il cammino per raggiungere un obiettivo siano inutili.
Per essere soddisfatti e felici nella vuota perfezione basta che il nostro bambino arrivi diretto al traguardo senza fatiche o delusioni.
A un anno deve saper parlare fluentemente 10 lingue, aver instaurato amicizie mature e durature, aver vinto numerosi concorsi dì bellezza, essere docile ma all’occorrenza con le palle (!)… e conquistare la luna, ovviamente!
E poi: ha preso una nota? Non può essere stata colpa sua!
Brutto voto nel compito di matematica? La maestra non sa spiegare!
Cosa sono in fin dei conti le responsabilità?
Che importanza possono mai avere in un bambino così piccolo?
Siamo davvero sicuri che tutta questa ansia da prestazione, iper-protezione e sottrazione dalle responsabilità porterà alla felicità dei nostri figli? Assolutamente no!
Spesso i genitori credono che amare significhi facilitare la vita del proprio figlio risparmiandogli dolori e frustrazioni, anticipando i suoi bisogni, proteggendolo dagli sbagli evitando di dare limiti e divieti.
Tutto questo porta inevitabilmente ad una sfiducia profonda che questi bambini proveranno per sé stessi. Temeranno sempre di sbagliare, saranno insicuri e non crederanno nelle proprie risorse personali.
Così facendo creeremo solo degli esseri umani profondamente infelici!
L’imparare come del resto il crescere sono processi in continuo divenire, risultato di tentativi ed errori. l’errore è arricchente e fondamentale.
Questa è sempre stata la colonna portante del percorso di apprendimento perché porta con sè il piacere, la gioia e la gratificazione di aver fatto un passo in avanti alla scoperta di qualcosa di nuovo e inaspettato. Fa crescere in se la fiducia nelle proprie capacità, risorse e competenze… nella propria resilienza personale, ovvero la capacità di far fronte alle sfide che la vita quotidianamente ci pone!
L’educazione è sempre quella, purtroppo siamo cambiati noi genitori.
Siamo passati da un modello normativo e autoritario ad un modello permissivista.
Siamo talmente vicini ai nostri figli che nessuno sa bene chi eserciti la parte dell’adulto responsabile. Noi genitori impegnati a discutere e condividere ogni scelta educativa con i nostri figli da non capire più dove stia di casa la coerenza e cosa significhi realmente aiutarli a crescere!
Riflettiamo.
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standing ovation! brava, lo dico sempre anche io, mi si dice che sono troppo severa alle volte, ma come dico sempre “la strada per il successo è lastricata di fallimenti” e non per un senso di negatività, ma perchè sbagliare ci fa conoscere i nostri limiti e ci insegna a superarli. i nostri figli sono carta bianca, ma se ci scriviamo noi come fanno a sapere che libro sono?
Pienamente d’accordo! Se ci sostituiamo ai nostri figli, non sapranno mai far fronte alla quotidianità con le loro risorse, non sapranno nemmeno di averne! La nostra generazione di genitori è troppo molle, permissiva e non in grado di responsabilizzare… con conseguenze preoccupanti!